1 maggio – A Fossombrone è la festa di S. Aldebrando, cacciato dagli eretici di Rimini
1 Maggio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Sulla figura di S. Aldebrando (o Ildebrando, Aldibrando, Aldobrando) le notizie sono molte ma incerte e confuse, anche per gli equivoci indotti dall’omonimia con altri personaggi. Non è neppre chiaro se sia Santo o solo Beato, tuttavia Fossombrone non ha dubbi e lo onora quale suo Patrono.
Aldebrando nacque molto probabilmente a Sorrivoli, il bel castello tutt’ora ben conservato presso Roncofreddo, intorno al 1164. La nobile famiglia cesenate dei Faberi molti secoli dopo lo pretese fra i propri antenati, ma non esistono notizie coeve che lo confermano. Si sa invece che nel 1199 era già canonico di Santa Maria in Porto a Ravenna, alla cui prestigiosa scuola probabilmente avvenne la sua formazione nelle arti liberali e nel diritto.
Nel 1222, o forse ancora prima, fu eletto Preposto del Capitolo della Cattedrale di Rimini. Qui si trovò ad affrontare gli eretici patarini, che avevano gran seguito in città. La sua Legenda precisa che a Rimini ancora non erano giunti gli ordini mendicanti – francescani e domenicani – a fronteggiare le eresie con le loro prediche. Compito che il Preposto assunse “con molto zelo”, confutando vigorosamente i Patarini “i quali si adoperavano a depauperare e gravare il Clero, negandogli e usurpandone i privilegi, i diritti, e gii averi. Ond’è che a tai sermoni coloro altamente sbuffavano”, come ricorda Luigi Tonini nella sua “Storia civile e sacra riminese”.
Dunque in ballo oltre agli articoli di fede c’erano questioni molto concrete. Fra queste “l’usurpazione fatta dal pubblico nei dirtti della Chiesa riminese sulle rendite del Porto e sulle altre gabelle”. Rendite portuali, la cui riscossione era appaltata agli Ebrei, che invece appartenevano per metà al Vescovo di Rimini fin da prima del Mille. “Accadde una volta che più del solito il Servo di Dio facesse rimprovero di questo peccato predicando avanti la Chiesa della Cattedrale in luogo detto la Loggia”: Rimini era infatti in quel periodo sotto interdetto papale proprio per gli abusi che la Diocesi lamentava da parte del Comune ghibellino e le porte del duomo di Santa Colomba erano serrate; Aldebrando in persona si era recato a Roma per conto del vescovo Ventura affinchè la sanzione papale non fosse revocata.
Ma gli eretici “di che gravemente indignati mossero per mettergli le mani addosso. Onde egli ne fuggì, e stette nascosto nel campanile per tutta una mezza giornata. E visto che non cessavano dalla voglia violenta di ucciderlo, domandò di abbandonare la città e andarsene”. Uscito da Porta Romana (L’Arco d’Augusto) presso l’abbazia di San Gaudenzo (dove oggi c’è il Palaflaminio) “ecco farglisi incontro i Messi del Capitolo e del Popolo di Fossombrone, che domandavano lui Vescovo di quella Chiesa, e presentarono la nomina fattaa nella persona di lui”. Tutto questo secondo la tradizione sarebbe avvenuto nel 1228, ma Tonini fa notare che almeno fino alla prima metà del 1230 vescovo di Fossombrone dai documenti risulta essere ancora il predecessore Monaldo, mentre colloca l’assalto degli eretici fra il 1226 e il ’27.
Sia come sia, Ildebrando anche nell’antica Forum Semproni trovò il suo bel daffare. Qui oltre 10 anni prima le incursioni dei Fanesi avevano ridotto la cattedrale in rovina. Il nuovo vescovo iniziò e portò quasi a compimento l’opera di ricostruzione, ampliando le dimensioni dell’edificio ultimato poi dall’arciprete Tommaso Accarigi, attivo nel 1255. Si preoccupò, inoltre, di restaurare e riordinare la situazione patrimoniale della sua Diocesi. Numerosi anche i miracoli che gli vennero attribuiti, compresa la risurrezione di una pernice che un popolano gli aveva portato in dono.
Secondo la tradizione sarebbe morto un 30 di aprile, centenario, per essere sepolto nella cattedrale non ancora compiuta il giorno successivo; Tonini e altri storici ritengono però potesse avere fra gli 80 e gli 85 anni e collocano il decesso intorno al 1250.
Quando poco dopo il nuovo duomo fu demolito, alla fine del sec. XIII, per far luogo alla rocca, dapprima pontificia e poi malatestiana, il suo corpo fu trasferito nella chiesa di S. Maurenzio in Vicis, eretta a cattedrale e intitolata a proprio ad Aldebrando. Che, neI frattempo, era stato santificato e dichiarato protettore di Fossombrone. Non più tardi del XV secolo un anonimo scrisse la sua Legenda, in latino. Brani di essa, tradotti in volgare, furono trascritti sotto gli affreschi quattrocenteschi che, con scene della vita del santo (raffigurato in veste di canonico portuense), decorano la cappella della roccadetta di “Sant’Aldebrando”, unico avanzo dell’antica cattedrale demolita. La sua immagine è riprodotta anche in un bassorilievo (opera di Domenico Rosselli fiorentino: 1480) esistente nella sagrestia dell’odierna cattedrale di Fossombrone.
Tuttavia nel Martirologio Romano al 1º maggio è ricordato solo come beato: “A Fossombrone nelle Marche, beato Aldebrando, vescovo, insigne per austerità di vita e spirito apostolico”.