Ci vuole poco a capire che se Conte non avesse dato il suo bell'aiutino a far vincere Marco Bucci in Liguria, la partita elettorale disputatasi fra ottobre e novembre nelle tre Regioni sarebbe finita 3-0 per il centrosinistra. É tuttavia innegabile che anche il 2-1 conseguito dalla “squadra progressista” capitanata da Elly Schlein sia comunque un bel risultato. Tanto più che alla vigilia non era affatto scontato, dal momento che in Umbria i sondaggi assegnavano alla ex Presidente leghista Donatella Tesei un sia pur lieve vantaggio su Stefania Proietti, uscita invece nettamente vincitrice. [caption id="attachment_498326" align="aligncenter" width="400"] Stefania Proietti[/caption] Non è inoltre esagerato riconoscere come anche il risultato dell'Emilia-Romagna abbia in sé una sorpresa, non già per la vittoria di Michele de Pascale, ampiamente prevista, ma per le dimensioni di quella vittoria: 341215 voti e 16,7% in più della candidata Elena Ugolini. [caption id="attachment_498327" align="aligncenter" width="400"] Michele de Pascale[/caption] Per non parlare della ridicolaggine di 1,71% e 1,36% rispettivamente portati a casa dagli altri due candidati di contorno: il riesumato no-vax duro e puro Luca Teodori e Federico Serra, un cosiddetto neo-comunista che si era addossato la fatica di auto-moltiplicarsi per tre, in quanto rappresentante simultaneo di Potere al Popolo, Sinistra Europea e ben due
L'amico Walter Moretti, che cura a Rimini l'archivio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea, qualche volta mi ha preso in giro per come il fondo a mio nome sovrabbondi di foto accumulate in decenni di vita pubblica. E pensare che quando da bambino venivo fotografato, era immancabile l'esortazione di mia mamma: «Ma cos'è quella ciurma? Fa' un bel sorriso!»; mentre il Signor Armando (l'unico ad avere la macchina fotografica alla Grotta Rossa) mi indicava più garbatamente come farlo: “Dài, prova a dire 33”. Il medesimo invito cominciò a rivolgermelo anche il conosciutissimo fotografo Soci, quando ancora adolescente mi recavo nel suo laboratorio di Via Cairoli per la foto-tessera che consentiva ai figli dei ferrovieri di viaggiare in treno gratis. [caption id="attachment_486646" align="aligncenter" width="460"] Fotografo Soci, ancora oggi in via Cairoli[/caption] All'epoca l'esortazione a dire 33 proveniva dunque non solo del medico durante la visita, ma era pure quella che il fotografo – professionale od occasionale che fosse – ti rivolgeva prima dello scatto, quand'eri già in posa. Anche se poi, con l'andar del tempo, a molti è cominciato a sembrare più figo sostituire il vetusto 33 con il più chiacchierino “cheese”, soprattutto a chi sta per essere immortalato in un godurioso selfie. Ma c'è
Ma allora è un vizio! Passi il fatto che nella combriccola meloniana siano in tanti a fingere di non sapere cosa sia successo in Italia dal 1922 al 1943, ma come si fa a voler promuovere altisonanti e costosissime campagne ministeriali accompagnandole poi da una ridicola somaraggine culturale, che questa volta non è finta? Chi non ricorda la farneticante campagna di pseudo promozione inflitta lo scorso anno dalla Santanché al turismo italiano? Quasi non bastasse l'oltraggio al Botticelli per quella sua Venere ridotta ad una Barbie in pose sceme, i testi erano un rincorrersi di grossolane storpiature di dati storici e riferimenti geografici, che non hanno risparmiato neppure la nostra realtà. Come dimenticare infatti i 1800 anni in meno attribuiti al Ponte di Tiberio, per di più collocato sul Fiume
Mi imbarazza un po' confessare che ieri sera, non appena Mentana ha comunicato la prima proiezione del voto francese, sono scattato in piedi con l'istintivo bisogno di esibirmi nel gesto dell'ombrello. L'ho accompagnato da un “tié” rivolto a squarciagola contro la fascistona d'Oltralpe e il suo incensatore leghista, il Salvini che, da rinomato iettatore qual è aveva passato settimane a recitare quella sua minacciosa irrisione – “ci rivedremo dopo il 7 luglio” – contro il forzitaliota Tajani che, indovinandone finalmente una, ripeteva “in Europa mai con Le Pen”. Sono poi seguite alcune gioiose telefonate fra noi “compagni di una vita” (è ancora consentito l'uso di questa parola?), con in più di una caso l'incipit stonato di «Allons enfant de la patrie, le jour de gloire est arrivé!» Grazie ad un ricordo balzatomi fuori improvviso dalla notte dei tempi, ieri sera ho poi anche colto l'occasione per riabilitarmi di una gaffe commessa in seconda elementare. Fu la volta in cui, stanco di dover sempre concludere, come voleva la maestra, i temi e i dettati col disegnino verde, bianco e rosso, affiancato da “Viva l'Italia”, decisi di sostituire il verde col blu, sembrandomi poi conseguente dover scrivere “Viva la Francia”. L'infamata che subii dall'insegnante