Fedelissimi di Messina Denaro ripulivano i soldi della mafia, arresti anche a Rimini
16 Aprile 2024 / Redazione
Sono riusciti a riciclare grosse somme di denaro dei clan mafiosi palermitani grazie a imprenditori compiacenti ed esperti della finanza.
Undici persone sono state arrestate tra Trapani, Palermo, Como e Rimini- sei in carcere a cinque ai domiciliari – al termine di un’inchiesta della Dda di Palermo coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dei carabinieri di Trapani. Nell’indagine, che ha portato anche a 12 avvisi di garanzia, sono finiti personaggi storici della mafia di Salemi, fedeli alleati del boss Matteo Messina Denaro, accusati di aver ripulito milioni di euro e di aver stretto una solida alleanza con le ‘ndrine calabresi. Gli indagati devono rispondere a vario titolo alle accuse di mafia, riciclaggio, turbativa d’asta, trasferimenti fraudolento di valori e ricettazione.
Come riporta l’agenzia ANSA, uno dei personaggi chiave dell’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani è Angelo Salvatore, capomafia di Salemi, già condannato per associazione mafiosa, imprenditore che, secondo gli inquirenti, per anni, avrebbe gestito gli investimenti di Matteo Messina Denaro nelle energi
Scarcerato nel 2019, è tornato in affari potendo contare sulla collaborazione del figlio Andrea. I due, grazie alle loro capacità di reclutare professionisti del settore e di penetrare abusivamente nei sistemi informatici delle banche, avevano messo insieme un gruppo criminale in grado di riciclare enormi somme di denaro delle cosche palermitane. L’organizzazione avrebbe anche cercato di acquisire, reinvestendo denaro sporco, 12 punti vendita della Coop Sicilia, (ma l’affare è poi sfumato); di riciclare lire fuori corso per conto della ‘ndrangheta e di ripulire il denaro di Calogero John Luppino, il re delle scommesse clandestine online, altro fedelissimo dell’ex latitante.
L’indagine ha svelato anche una turbativa d’asta della gara sulla gestione dell’erogazione dell’energia elettrica a Favignana. Il bando riguardava la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione, truccato perché a vincerlo fossero due società di Mazara del Vallo.
La mente finanziaria del gruppo criminale che ripuliva il denaro sporco delle cosche, scoperto dai carabinieri di Trapani, sarebbe stata un mafioso con la passione per la finanza strettamente legato alle ‘ndrine di San Luca dei Nirta-Strangio. L’uomo non è finito in carcere, ma ha ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta che ha portato a 11 misure cautelari.
Era lui, secondo gli inquirenti che, in stretta collaborazione con Salvatore ed Andrea Angelo, padre e figlio, imprenditori mafiosi, e per conto di un gruppo di boss palermitani come il boss Michele Micalizzi, sarebbe riuscito a organizzare una serie di trasferimenti internazionali di denaro. Milioni di euro spostati, grazie all’aiuto di imprenditori stranieri su conti di “riceventi”, titolari di depositi di istituti di grandi banche internazionali come HSBC.
“Del tutto ragionevolmente si può affermare – scrive il gip che ha disposto la misura cautelare – che la scelta di banche di tale importanza sia avvenuta allo scopo nascondere le operazioni illecite tra milioni di altre – anche per importi assai rilevanti – e di ridurre il rischio di incorrere in segnalazioni antiriciclaggio”. “A te non ti tocca nessuno perché ce la sbrighiamo io e mio padre”, lo rassicurava Andrea Angelo non sapendo di essere intercettato. Ma per l’incolumità dell’uomo era preoccupata la moglie a conoscenza dei traffici illeciti in cui era coinvolto. “Ma vai in carcere? … ti uccidono?”, gli chiedeva.
Con Salvatore Angelo, è stato fermato anche Giuseppe Burrafato, che avrebbe trasferito i 12 milioni di euro dalla Deutsche Bank a un conto Hsbc, sempre a Francoforte. Burrafato è stato intercettato mentre parlava di altre due operazioni di riciclaggio da 4,9 e 38 milioni di euro. Stando alle indagini, Burrafato avrebbe incontrato Paolo Nirta, reggente della ‘ndrangheta. L’incontro sarebbe avvenuto nel 2020 con l’obiettivo di realizzare affari, tra cui il cambio di un ingente quantitativo di vecchie lire.
Angelo godeva di un “nulla osta a 360 gradi” che gli permetteva di muoversi liberamente in Sicilia. Secondo la Procura, questo permesso gli sarebbe stato accordato grazie agli agganci con Matteo Messina Denaro.
Salvatore Angelo è stato arrestato e posto ai domiciliari, mentre Burrafato è indagato a piede libero.