14 febbraio – Per San Valentèin e’ giaz e’ ten su ben
14 Febbraio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Oggi 14 febbraio tutto il mondo festeggia San Valentino. Vescovo di Terni e martire nel 273 d.C. Valentino è divenuto patrono degli innamorati (ma invocato anche dagli epilettici e contro i dolori di ventre) perché sarebbe stato decapitato sulla Via Flaminia per aver celebrato il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario romano Sabino, pagano; entrambi morti pochi istanti dopo la benedizione matrimoniale.
E’ noto che l’uso di scambiarsi biglietti amorosi per San Valentino risale al medio evo ed ha origine in Inghilterra. Ma è rimasto confinato nei paesi anglosassoni fino allo sfruttamento commerciale, iniziato nel XIX secolo, che lo ha trasformato in un fenomeno globale.
Anche a Rimini si venera da lunghissimo tempo un San Valentino, ma era uno dei tanti omonimi (dieci in tutto) del Santo ternano. E’ il San Valentino (†305) martire a Ravenna con Solutore e Vittore, celebrato il 13 novembre. Se reliquie, insieme a quelle di San Vittore, si trovavano nell’abbazia di San Gaudenzo, che sorgeva dove oggi si trova il Palaflaminio.
Scrive Luigi Tonini: “I nostri li ascrissero ai tempi di Diocleziano, aggiungendo che i corpi loro fossero trovati unitamente a quello di S. Gaudenzo, col quale nella chiesa stessa poi riposarono”.
Il seguito lo spiega Giuseppe Vaccarini (“L’antico santorale riminese”, Guaraldi 2016): “Con la distruzione della chiesa, agli inizi del XIX secolo, anche il loro culto è andato perduto. Attualmente si è conservata solo un’urna con le reliquie di San Valentino martire, nella chiesa di San Giovanni Battista“.
Ma tornando al San Valentino più noto, nei proverbi romagnoli compare invece non in riferimento all’amore, ma esclusivamente alla sua posizione nel calendario. E quindi alla meteorologia, o almeno a quella vigente prima dei cambiamenti climatici.
Anche se con qualche contraddizione. “Per San Valentèin, e’ giaz e’ ten su ben”, per San Valentino il ghiaccio regge bene, è ancora solido. Ma “Par San Valintèn, se e’ foss avlì pasè, av putì ânc afundè”, per San Valentino se volete saltare il fosso potete anche affondare; il ghiaccio si può spezzare. Di chi fidarsi?
Meno male che “Quand che’ vein San Valentèin, la primavera l’è da vsèin”, quando viene San Valentino la primavera è vicina. Più precisamente, “Quand San Valentèn e’ vnirà, quaranta dè a la primavera u i srà”, quando verrà San Valentino saremo a quaranta giorni dalla primavera.
E quindi, in alto i cuori e non solo quelli degli innamorati: “Quand l’è pasè San Valentèn, dla sperânza n’aven ben”, passato San Valentino, della speranza ne abbiamo bene: si va verso il bel tempo!
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