15 gennaio 1847 – Si lavora al Teatro di Rimini: fra le polemiche
15 Gennaio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
“Questa mattina si dovevano cominciare i lavori per dare pane ai poveri braccianti. Ma essendo venuto un numero troppo grande di essi dalla campagna e dai Comuni vicini, i lavori non si sono cominciati”.
Così Filippo Giangi nella sua Cronaca riminese. I lavori in questione dovevano farsi in “piazza del Corso”, l’attuale piazza Malatesta. Ed erano le opere di contorno alla costruzione del nuovo teatro progettato da Luigi Poletti, la cui costruzione era iniziata nel fin dal 1843.
Significativo che tali opere pubbliche rappresentassero quelli che oggi diremmo interventi di welfare: la priorità era “dare pane ai poveri braccianti”; ma ne erano arrivati fin troppi e anche questo la dice lunga di quali fossero le condizioni della popolazioni rurali.
Qualche giorno dopo, il 18 gennaio, i lavori riescono finalmente a partire.
Sempre il Giangi: “Si è cominciato il terrapianamento della piazza del Corso intorno al nuovo teatro”.
E il cronista commenta, a suo solito non avaro di grettezza: “Il Comune fa una spesa ingente sproporzionata al merito dell’opera, perochè quando paga il Comune niuno si fa coscienza di lavorare. L’esito di questi lavori è stato che venissero pessimamente eseguiti, presto finirono, e non si raggiunse lo scopo di dare pane ai nostri, perché circa 600 vennero da fuori, vollero lavorare, cioè vollero essere a parte co’ nostri nel consumare le paghe”.
Sul sito del teatro esisteva l’edificio dei forni pubblici, costruito alla fine del ‘500 in forme modeste, ma con dimensioni sufficienti a tagliare fuori la Castel Sismondo dalla prospettiva della piazza principale.
Nello stesso periodo infatti “piazza della fontana” aveva assunto l’aspetto attuale. Con gran spesa per la città, era stata eretta una preziosa statua a papa Paolo V; si era l’abbattuto un isolato che sorgeva sul lato della piazza rivolto alla “strada Maestra” (Corso d’Augusto) comprendendo l’antica chiesetta di San Silvestro, che sotto i suoi portici radunava i notai, e anche una sinagoga, mentre fu costruito Palazzo Garampi. Nel 1747 sulla piazza sarebbe arrivata la Pescheria come la vediamo ora, con contorno di polemiche e mugugni per il troppo sfarzo e la spesa elevata, che gravò anche sulla marineria riminese.
In quella piazza c’era già un teatro civico: era la sala dell’Arengo, adibita a quello scopo dalla fine del Seicento. Non poteva bastare quello per esibizioni mondane se non quando scandalose p addirittura sovversive? E invece per il disappunto del Giangi e molti altri che lo trovavano oltre tutto troppo costoso ed esagerato per una cittadina come Rimini, il nuovo teatro della città fu inaugurato nel 1857.