HomeAlmanacco quotidiano16 aprile 1248 – Malatesta cambia bandiera e Rimini diventa guelfa


16 aprile 1248 – Malatesta cambia bandiera e Rimini diventa guelfa


15 Aprile 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO

“E fu che Malatestino (cioè Malatesta da Verucchio, così appellato allora a distinzione del padre morto in quel torno), capitanando le militia riminesi alla volta di Imola d’ordine di Tommaso della Marca Conte di Romagna per l’Impero, sopraffece nel viaggio un tal Messo che portava al Conte lettere del Podestà riminese, nelle quali si conteneva che il Malatesta colà sostenersi prigione, siccome in sospetto di guelfo. Per la qual cosa Malatesta, scoperta l’insidia che gli era tesa, non fu tardo a voltare indietro sopra di Rimini, ove con l’ajuto dei cittadini a lui amorevoli si impossessò della persona del Podestà, e la città tutta in sua balìa ebbe, ad eccezione delle case di Ugolin Parcitade (il Viceconte) e altri pochi”.

Presunto stemma degli Omodei

“Ciò sembra avvenuto adì 16 aprile. Fra coloro che furono al suo ajuto annoverano Taddeo Conte di Montefeltro e Urbino, i Conti di Carpegna, e Ramberto di Giovan Malatesta”. Così Luigi Tonini (“Rimini avanti il ​​principio dell’era volgare vol.3” – 1862).

Siamo nel 1248 e alla svolta cruciale nella storia della Rimini medievale. Poche settimane prima, il 18 febbraio, l’imperatore Federico II di Svevia era stato clamorsamente sconfitto sotto le mura di Parma dopo oltre sei mesi di durissimo assedio. Guelfi sostenuti dal Papa Innocenzo IV e Ghibellini fedeli allo “Stupor mundi” si erano affrontati  in un crescendo di efferatezze, esarcerbate dalle rivalità municipali e dalle faide famigliari. Quotidiane le impiccaggioni di traditori veri o presunti, decapitazioni e mutilazioni di prigionieri.

Solo per stare agli attori principali, con l’impero c’erano la fedelissima Cremona, l’ambiguo signore della Marca Trevigiana Ezzelino da Romano, Pavia, Reggio Emilia, Modena, Padova, Verona, Vicenza, Bergamo, quasi tutta la Romagna Rimini compresa e naturalmente il regno di Sicilia (che comprendeva tutta l’Italia meridionale) prediletto di Federico. Con il papa, la seconda Lega Lombarda con Milano in testa (Brescia, Torino, Alessandria, Crema), Genova, Piacenza, Ferrara, Mantova, Bologna, Faenza. A spalleggiare i rispettivi schieramenti le città guelfe o ghibelline, grandi e piccole, di tutta l’Italia settentrionale e centrale.

I Malatesta erano già fra le maggiori famiglie di Rimini, ma non la dominante. Ghibellino per tradizione come tutta la piccola nobiltà del Montefeltro, Malatesta da Verucchio aveva sposato Concordia de’ Pandolfini, figlia del Vicario imperiale Arrighetto e di una Parcitade, la principale casata filo-imperiale di Rimini. Ma nonostannte il futuro “Mastino” fosse stato anche podestà ghibellino di Rimini nel 1239, la sue fede imperiale doveva essere già traballante, se si vuole credere al racconto accreditato dal Tonini. Il processo era probabilmente già in atto da tempo presso parecchie consorterie romagnole, a iniziare dalle più nobili e potenti. Così nello stesso 1239 a Ravenna i Traversari, che vantavano origine addirittura bizantina e ghibellini da sempre, avevano cambiato bandiera consegnando la città al Papa.

Presunto stemma dei Gambancerri

Ma tornando al quel 1248, prosegue il Tonini: “E Malatesta, avuti venti de’ principali ghibellini che qui prendevan nome dagli Omodei, ridusse la città a divozion della Chiesa. Per la qual cosa nel maggio il Cardinale Ottaviano colle militia Bolognesi potè rimettere in patria la parte Camanzera, cioè i nostri esuli guelfi, così appellati dai Gambancerri”. Omodei e Gambancerri, rispettvamente ghibellini e guelfi, erano le pricipali case che si erano affrontate a Rimini, peraltro Comune saldamente ghibellino salvo brevissime parentesi.

“La parte ecclesiastica riminese presidiò allora validamente il Castello di S. Arcangelo, affinchè non venisse alle mani degli imperiali e che i nostri Guelfi anch’essi furono nell’esercito che ricuperò alla Chiesa Cesena e Bertinoro. Il rinforzo de’ Riminesi in S. Arcangelo dovette esser messo nell’aprile quando il Conte s’avanza fino a Cesena. E a credere che quel Castello fosse stato tolto al dominio del Vescovo antecedentemente dai Ghibellini, nè più restituito poscia dai Guelfi”. Ed ecco un altro aspetto della vicenda: Guelfi e Ghibellini inconciliabili arcinemici, ma almeno in un punto concordi: nell’usurpare i beni ecclesiastici, siano di vescovi che di abbazie.

Federico Ruggero di Hohenstaufen, Sacro Romano Imperatore, Re dei Romani, di Sicilia, di Germania, di Gerusalemme, di Arles e Duca di Svevia: “Stupor mundi”Il voltafaccia del Malatesta difficilmente sarà avvenuto nelle romanzesche circostanze narrate dalle cronache. L’atto appare ben meditato e preparato assieme al principale alleato: quel Taddeo da Montefeltro conte di Pietrarubbia che con il suo tradimento avrebbe diviso in una sanguinosa faida la sua stessa famiglia, dove chi rimase ghibellino trovò il leader indiscusso nel cugino Guido da Montefeltro. Il “ribaltone” dovette comunque avvenire come altrove sotto l’apparenza di una generale riconciliazione: frenati i “faziosi” (Omodei), fatti rientrare quelli da loro esiliati (Gambacerri), intoccabili i più potenti (i Viceconti imperiali Parcitade): almeno per il momento. Il Malatesta saprà pazientemente aspettare per quasi mezzo secolo, per poi, lui ultraottuagenario, sferrare il colpo decisivo.

Sinibaldo Fieschi dei conti di Lavagna, Papa con il nome di Innocenzo IV

Malatesta e Taddeo resteranno i più importanti capi guelfi per gli anni a seguire. Il conte di Pietrarubbia fino alla morte in battaglia nel “sanguinoso mucchio” di Forlì del 1° maggio 1281 per mano delle truppe di suo cugino Guido. Malatesta invece nel 1295 riuscirà a scacciare e massacrare i Parcitade e farsi proclamare signore unico di Rimini, per restare tale fino alla morte nel 1312 a cent’anni tondi. Inizia con lui la signoria malatestiana destinata a durare due secoli e mezzo.

(Nell’immagine in apertura: la cavalleria guelfa esce in sortita da Parma e travolge l’accampamento dell’imperatore Federico II di Svevia)