18 maggio 1995 – Il riminese Antonio Paolucci lascia il ministero dei beni culturali
18 Maggio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Il 18 maggio 1995 entra in carica il primo governo di Romano Prodi. I ministri del precedente dicastero di Lamberto Dini passano le consegne ai loro successori. Fra coloro che lasciano l’incarico c’è Antonio Paolucci, fin qui titolare dei beni culturali e ambientali. È stata l’unica esperienza ministeriale per lo storico dell’arte, durata un anno e quattro mesi. Paolucci è stato fin qui l’unico riminese a ricoprire la carica di ministro nella storia dell’Italia repubblicana.
Anche il Regno d’Italia, dal 1861 al 1946, ebbe un solo ministro nato a Rimini: fu Aldo Ovìglio, ministro della Giustizia del primo governo Mussolini dal 1922 al 1925. Un altro riminese che fece parte di un governo italiano fu il Conte Daniele Felici, ministro dell’Interno del Regno d’Italia napoleonico dal 1804 al 1806.
Antonio Paolucci era nato a Rimini il 29 settembre 1939 da una famiglia di antiquari. Laureato in Storia dell’arte nel 1964 con Roberto Longhi, inizia la sua carriera al Ministero della Pubblica Istruzione (cui fino al 1975 spettavano le competenze in seguito devolute al Ministero dei Beni Culturali) sin dal 1969, avvicinandosi al mondo delle soprintendenze.
Rivestirà poi dal 1980 il ruolo di Soprintendente prima a Venezia, poi a Verona, a Mantova e infine a Firenze, dove è stato Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, per poi passare alla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici (diventata poi Soprintendenza speciale per il Polo Museale Fiorentino) ed essere nominato anche Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana sino al collocamento a riposo per raggiunti limiti d’età, avvenuto nel 2006.
Per i meriti conseguiti nell’ambito della sua attività culturale, è stato inoltre eletto Accademico ordinario dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Nel 2007 è stato incaricato dal Ministro Francesco Rutelli di far parte dei quattro membri esperti che hanno affiancato Salvatore Settis nel coordinare i lavori del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici.
Dopo l’esperienza ministeriale, nel 1997 è stato nominato Commissario straordinario del Governo per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi, gravemente danneggiata dal terremoto che ha colpito l’Umbria e le Marche: sono ancora impresse le immagini televisive in diretta degli affreschi giotteschi della volta che si sbriciolano sotto le scosse.
Scrive e collabora con diverse testate (Paragone, Il bollettino d’arte, Il Giornale dell’Arte, Il Sole 24 Ore, La Repubblica, La Nazione e Avvenire); ha pubblicato numerose monografie sempre a carattere storico artistico ed ha curato alcune importanti mostre sul Rinascimento in Italia (ad esempio, quella di Forlì su Marco Palmezzano) e all’estero.
A novembre 2007 è stato nominato da Papa Benedetto XVI direttore dei Musei Vaticani, in sostituzione dell’archeologo Francesco Buranelli il cui incarico era scaduto nel maggio 2007. É rimasto in questo ruolo fino al luglio 2016.
Nella primavera del 2008 viene chiamato a presiedere una speciale commissione tecnico-scientifica per il progetto di risistemazione della antica piazza Duca Federico a Urbino. La piazza sarà poi riportata all’antico splendore sulla base di documenti storici.
In agosto 2013 viene nominato consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
A maggio 2016 è stato chiamato a far parte dello storico Gruppo dei Romanisti, formato da studiosi e cultori di Roma.
Nel 2018 è stato nominato presidente della Commissione di indirizzo per il concorso di progettazione internazionale propedeutico alla ricostruzione della Basilica di San Benedetto da Norcia gravemente danneggiata dal sisma dell’Italia centrale del 2016.
E’ morto a Firenze il 4 febbraio 2024. Gli è stato intitolato l’Auditorium degli Uffizi.
Paolucci così parlava di se: «Ho passato la mia vita in mezzo al bello e ho avuto la fortuna, che capita a pochi, di non annoiarmi mai».
E Fabio Isman, giornalista del Mesaggero ed esperto di beni culturali, ha scritto di lui: «Farebbe saltare con la dinamite il quartiere di Novoli di Firenze, ma anche tutto il Lido di Adriano nel golfo di Gaeta “vergogna sublime, esempio di orrore riportato ormai su tutti i manuali”, il grattacielo all’ingresso di Gallipoli, il monumento che Milano ha dedicato a Sandro Pertini e quello che a Roma ricorda sul lungotevere Giacomo Matteotti».
Onorificenze:
- Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana— Roma— 21 maggio 1996.
- Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte — Roma— 13 gennaio 1997.
- Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia) — Roma— 18 aprile 2005.
Riconoscimenti:
Cittadino onorario di Sansepolcro, dal 1998.
Cittadino onorario di Urbino, dal 2008.
Cittadino onorario di Arezzo, dal 2009.
Cittadino onorario di Assisi, dal 2012.
Cittadino onorario di San Leo dal 2019.
Il 2 dicembre 1995 la città di Rimini ha conferito ad Antonio Paolucci il Sigismondo d’Oro con questa motivazione: