25 agosto 1944 – Scatta l’offensiva per sfondare la Linea Gotica
25 Agosto 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Il 25 agosto 1944 scatta quella che le forze alleate hanno battezzato in codice “Operazione Olive”. Obbiettivo: scardinare la Linea Gotica alla sua base orientale presso la costa adriatica e irrompere nella pianura padana per chiudere la canpagna d’Italia entro l’anno. L’iniziativa è presa dal generale Leese e coglie di sorpresa il feldmaresciallo Kesselring, che si attendeva piuttosto un nuovo sbarco alleato sulla costa tirrenica dopo quelli di Salerono e Anzio, in particolare nella zona di Genova; al momento dell’attacco i generali von Vietinghoff e Heidrich erano addirittura in licenza in Germania.
Solo il 28 agosto i Tedeschi prendono misure per rinforzare le successive linee difensive che erano comunque già state apprestate: Linea Rossa, con avamposti lungo il fiume Metauro; Linea Verde I: linee fortificate prospicienti la valle del fiume Foglia; Linea Verde II: attestamenti tra Riccione e Gemmano; Linea Gialla: attestamenti a difesa di Rimini. Secondo Amedeo Montemaggi, lungo la Linea Gotica i Tedeschi schierano circa 300 mila uomini; gli Alleati sono il triplo.
L’8ª Armata britannica apre il fuoco con qualcosa come 1.500 cannoni e detiene il dominio dell’aria pressoché assoluto. Anche in mare il controllo degli alleati è totale. L’attacco procede lungo tre direttrici principali. Sulla costa il 2º corpo d’armata polacco del generale Anders attraversa il Metauro e marcia da Fano verso Pesaro; sulla sua sinistra avanza il I corpo d’armata canadese del generale Burns che raggiunge Saltara e Cartoceto; più a occidente ci sono le divisioni britanniche e indiane del 5º corpo d’armata del generale Keightley e del 10º Corpo d’armata del generale McCreery che prendono Montefelcino e Urbino. I tedeschi delle tre divisioni del 76º Panzerkorps del generale Herr devono cedere terreno, ma ripiegano con ordine sulla linea di resistenza principale dietro il fiume Foglia.
Il 30 agosto l’8ª Armata torna all’attacco con tre corpi d’armata sulla linea del Foglia. Dopo un nuovo massiccio bombardamento d’artiglieria e continui attacchi aerei a bassa quota, i Canadesi occupano Montecchio e costringono i “Diavoli verdi” – i paracadutisti tedeschi reduci da Cassino – ad abbandonare le posizioni. I Polacchi superano il fiume Foglia in secca ed entrano a Pesaro assieme agli Italiani della Brigata Maiella. Ma due brigate della 46ª Divisione britannica del generale Hawkesworth incontrano forte resistenza a Montegridolfo e Mondaino. Le truppe indiane della 4ª Divisione del generale Halworthy devono addirittura respingere forti contrattacchi tedeschi e alla fine si attestano a Monte della Croce e Monte Calvo.
I tedeschi si riorganizzano ancora una volta, ora dietro la Linea verde II. Tra il 4 e il 6 settembre si svolge la prima battaglia di Coriano. I Canadesi restano bloccati fra Riccione e Coriano stessa, mentre gli Inglesi vengono arrestati sul crinale di Passano e San Savino; provano ad aggirare Coriano, ma a Croce e Gemmano (dove si sono annidati di nuovo i Diavoli verdi) non riescono a infrangere la durissima resistenza tedesca.
Il 17 settembre i tedeschi si ritirano sul crinale successivo, quello che divide la vallata dell’Ausa da quella del Marecchia. Gli Indiani sono inviati a prendere Montecieco, ma i loro mezzi corazzati sono sistematicamente distrutti dal nemico. Nonostante le gravissime perdite, i Gurkha riescono però a sfondare le linee tedesche a San Marino. Intanto i Canadesi oltrepassano il colle di Covignano e il fiume Marecchia, presso San Martino in Riparotta, obbligando i tedeschi ad attestarsi sulle alture di Torriana.
Il 21 settembre 1944 le divisioni greche, appoggiate dai carri armati neozelandesi, entrano in una Rimini spettrale. Qualcuno ha calcolato in 396 le incursioni aeree, i bombardamenti di artiglieria e perfino navali che la città e i suoi dintorni hanno dovuto subire in meno di un anno, dal 31 ottobre 1943. Praticamente spazzate via sono Gemmano, Coriano e tutti i piccoli centri che sono stati teatro di combattimenti. È stata occupata e colpita anche la neutrale San Marino.
Dopo la liberazione di Rimini, tocca ancora alla 43° Brigata Gurkha prendere Santarcangelo. Ma a Montebello e Torriana i Nepalesi vengono praticamente decimati e i Tedeschi sono sloggiati solo dopo pesantissimi bombardamenti aerei; del castello medievale di Scorticata restano solo i due torrioni d’ingresso.
La tabella di marcia dell’Ottava Armata segna ritardo, mentre un autunno particolarmente precoce scarica sulla pianura romagnola un autentico diluvio. Tutti i fiumi sono in piena e i terreni trasformati in pantani impraticabili per i mezzi più pesanti. Per arrivare a Forlì, i Polacchi di Anders devono addirittura raggiungere la valle del Tevere e penetrare in Romagna attraverso l’Appennino raggiungendo così Predappio. Gli Inglesi, però, li fermano, chiedendo di essere loro ad avere l’onore di entrare per primi, assieme agli Indiani, nell’ormai vicina Forlì, la “Città del Duce”.
Poco dopo, il 13 novembre, viene emanato il “Proclama Alexander” che sostanzialmente annuncia l’interruzione dell’offensiva su tutti i fronti fino alla primavera del 1945, invitando anche le forze partigiane a smobilitare in attesa dell’attacco decisivo. Gli Alleati sono giunti al fiume Senio, nel settore adriatico, e sul Monte Battaglia, nel fronte appenninico. Da Bologna in poi, gran parte della pianura padana resterà in mano tedesca e fascista per tutto l’ultimo, terribile inverno di guerra.
La “difesa mobile” di Kesserling ha avuto successo e ha impedito agli Alleati di liberare il nord Italia, che continua a far da cuscinetto al confine meridionale del Reich e a fornire i prodotti con quel che resta del suo apparato industriale e agricolo. Se l’obiettivo di Churchill era arrivare a Vienna e Lubiana prima dei Russi, gli Americani preferiscono invece concentrasi sul fronte del Reno, dove peraltro a Natale dovranno fronteggiare l’ultima disperata reazione tedesca nelle Ardenne.
Secondo le valutazioni inglesi, nella battaglia, o meglio nelle molte battaglie combattute fra il 26 agosto e il 7 ottobre 1944, sulla Linea Gotica morirono oltre 30 mila soldati alleati e 42 mila tedeschi; le vittime civili si stimano in oltre 60 mila.