26 agosto 1795 – Cagliostro muore a San Leo
26 Agosto 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Il 26 agosto 1795 muore nel forte di San Leo Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Franco Balsamo, noto al mondo con il nome di Alessandro, conte di Cagliostro o più semplicemente Cagliostro. Ritenuto eretico non pentito, viene sepolto in terra sconsacrata all’esterno della fortezza. La sua tomba, sebbene accanitamente cercata dai personaggi più vari e pittoreschi – massoni e occultisti, archeologi e semplici appassionati di misteri – non verrà mai ritrovata, forse travolta da una delle tante frane che hanno colpito e colpiscono la rupe di San Leo.
Dopo una vita errabonda nelle varie corti europee, era stato condannato dalla Stato della Chiesa al carcere a vita e rinchiuso nella fortezza feretrana.
20 aprile 1791 – Cagliostro passa da Rimini per essere rinchiuso a San Leo
Giuseppe Balsamo era nato a Palermo il 2 giugno 1743. Il padre Pietro, mercante che viveva nel piccolo vicolo degli Scarpelli nel quartiere dell’Albergheria, morì poco tempo dopo la sua nascita e Giuseppe fu accolto nell’istituto per orfani di San Rocco dove compì i primi studi, seguito dalla cura degli Scolopi. Da quel collegio Giuseppe fuggì più volte; per questo motivo la famiglia pensò bene di affidarlo, nel 1756, al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone affinché vi temperasse l’indole e vi imparasse un mestiere. Così, nel convento che era annesso all’Ospedale dello Spirito Santo, Giuseppe si interessò di erbe medicinali, delle loro proprietà e delle tisane utilizzate dalla medicina dell’epoca; una conoscenza che gli tornerà utile negli anni a venire.
Anni che per il momento sono nebulosi. Lui racconterà di essere stato a Messina dopo l’ennesima fuga dal convento. Qui, da un certo greco, sarebbe stato iniziato ai misteri egizi. D’altra parte, sosterrà anche di essere nato a Medina. Ricercato a Palermo per imbrogli vari, riappare a Roma, dove nel 1768 sposa Lorenza Feliciani, quattordicenne figlia di un fonditore. Qui intraprende la professione di falsario.
Nel 1771 la giovane coppia si reca per la prima volta a Londra; pare che Balsamo finisca in prigione per debiti. Nel 1772 li ritroviamo a Parigi; Lorenza diventa amante (probabilmente retribuita) dell’avvocato Duplessis e per questa ragione finisce a “Santa Pelagia”, la prigione delle donne di malaffare.
Seguono peregrinazioni in Belgio, Germania, Palermo e Napoli. A Marsiglia, Balsamo si presenta come guaritore e viene incriminato per truffa. Nuova fuga in Spagna, a Venezia, ad Alicante ed infine a Cadice.
Ma nel 1776, inspiegabilmente, Giuseppe Balsamo può riapparire a Londra presentandosi come conte Alessandro di Cagliostro. Ma ancor più inesplicabile è che il 12 Aprile 1777 sia stato iniziato alla loggia massonica l’”Esperante”, di cui fanno parte i più bei nomi dell’élite britannica, il che gli apre la strada che lo porterà alle corti più importanti d’Europa.
Cagliostro si proclama “Gran Cofto” di un nuovo rito massonico egiziano, affascinando nobili ed intellettuali. Grande novità, c’è una loggia anche per le donne, sotto la presidenza della Contessa “Serafina” (la solita Lorenza).
Alla corte di Varsavia, Cagliostro nel maggio del 1780, riceve un’accoglienza trionfale tributata dal sovrano in persona: la sua fama di alchimista e guaritore era ormai riconosciuta. Fra i suoi vanti più attentamente ascoltati, quello di ridare vigore amoroso a qualsiasi età e trasmutare il piombo in oro.
Merito anche dell’elisir di lunga vita, del vino egiziano e delle polveri rinfrescanti con i quali Cagliostro cura, spesso senza alcun compenso, i numerosi ammalati che affollano le sue residenze.
La guarigione del segretario De la Salle e del cavaliere di Langlais, la predizione della data esatta di morte dell’imperatrice Maria Teresa nel 1780, ne fanno un protetto di Luigi XVI. Cagliostro è il beniamino di tutte le classi sociali, la sua immagine è rappresentata su anelli, bagattelle, tabacchiere e ventagli delle dame.
A Parigi, dove viene ormai chiamato il “Divino Cagliostro”, dopo aver predetto la Rivoluzione con una “Lettera ai Francesi”, la distruzione della Bastiglia e il ghigliottinamento dei monarchi, viene coinvolto nell’affaire du collier de la reine che lo rende protagonista suo malgrado, insieme a Rohan e alla contessa Jeanne Valois de la Motte, del più celebre ed intricato scandalo dell’epoca, il complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla rivoluzione francese.
Arrestato e rinchiuso per nove mesi alla Bastiglia in attesa del processo, durante la detenzione vengono organizzate manifestazioni di solidarietà e, il giorno della scarcerazione, Cagliostro è accompagnato a casa dalla folla acclamante.
Inevitabile tuttavia il bando da Parigi e quindi il nuovo girovagare fra Olanda, Svizzera e poi Genova, Trento e infine Roma grazie all’aiuto del Vescovo Pier Virgilio Thun, pure lui guarito grazie alle arti di Cagliostro.
Il tentativo di costituire anche a Roma una loggia di rito egiziano, invitando per il 16 settembre 1789 a Villa Malta illustri e potenti personaggi, allarma però il Sant’Uffizio.
Le cose si ingarbugliano. Lucrezia, spalleggiata dai parenti che concupiscono i beni del Gran Cofto, denuncia il marito come eretico e massone, mentre il Sant’Uffizio intercetta niente meno che un memoriale indirizzato all’Assemblea nazionale francese, con cui si mette a completa disposizione del governo rivoluzionario.
Ce n’è quanto basta: letto il dettagliato rapporto del Sant’Uffizio, Papa Pio VI, il cesenate Giannangelo Braschi, il 27 dicembre 1789 decreta l’arresto di Cagliostro e di Lorenza.
Rinchiuso nelle carceri di Castel Sant’Angelo, Cagliostro viene ritenuto colpevole di eresia, massoneria ed attività sediziose e il 7 aprile 1790 è condannato a morte; nella pubblica piazza sono distrutti i manoscritti e gli strumenti massonici. Lorenza è invece assolta, ma rinchiusa dai familiari nel convento di Sant’Apollonia in Trastevere dove terminerà i suoi giorni l’11 maggio del 1810.
Cagliostro però, come Galileo, abiura ai suoi principi e ottiene la commutazione della pena capitale in reclusione a vita. Sarà scontata nel forte di San Leo, allora “carcere di massima sicurezza” dello Stato Pontificio. Praticamente sepolto vivo, vi resisterà appena 5 anni per morire quando ne ha 52.
Appena un anno dopo il Forte di San Leo si arrende senza sparare un colpo alle truppe della Repubblica francese. Napoleone amico della Massoneria se non massone lui stesso, i suoi soldati che ancora combattono per esportare la Rivoluzione ed entrano nelle città italiane proclamando “cittadini vi portiano la libertà!”: avrebbero lasciato Cagliostro languire nella cella “del Pozzetto”? Certamente no. Ma non trovano neppure il suo corpo.