26 dicembre 1288 – Guerriglia e devastazioni fra Saludecio, Mondaino e Montegridolfo
26 Dicembre 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Come oggi destra e sinistra talvolta diventano concetti vaghi, allo stesso modo nel Medio evo la spaccatura fra Guelfi e Ghibellini poteva sfumare in mille variabili, coomprese alleanze fra acerrimi nemici, specie se di fronte a un avversario comune.
E’ il caso degli avvenimenti del 1287-88 a Rimini e dintorni. Per le alterne vicende comunali, in città in quel momento dominano i ghibellini Parcitade, che riescono a far eleggere podestà Vanne de’ Monaldesi il quale espelle e fa dichiarare banditi Malatesta da Verucchio e i suoi figli.
Ma questi non se ne danno per vinti e il vecchio Malatesta spariglia le carte: propone un accordo a Corrado da Montefeltro. Questi è figlio del suo antico alleato, il conte Taddeo di Pietrarubbia; insieme hanno tradito la parte imperiale nell’ormai lontano 1248 e insieme hanno tentato di consegnare Rimini e il Montefeltro ai Guelfi. Ma il conte ha pagato, trucidato dai Ghibellini di suo cugino Guido nel “sanguinoso mucchio” di Forlì del 1 maggio 1282. Ora però Corrado e il fratello Taddeo Novello, eredi della contea di Pietrarubbia, a quanto pare cercano di barcamenarsi fra le due fazioni. Ma almeno col primo «col quale pure bollivano rancide ire» bisogna tentare un accomodamento.
L’offerta è quella di un matrimonio: Malatestino (“Tino”) figlio Giovanni lo zoppo e della povera Francesca (probabilmente morta da non molto) e allora «infante», avrebbe sposato Agnese, figlia del Conte Corrado. E a riprova di quanto tali patti fra cane e gatto fossero frequenti, ad accordo raggiunto occorre una dispensa papale, perché i futuri sposi sono già consanguinei di quarto grado. Dispensa che arriva puntualmente, poiché al papa Niccolò IV non pare vero che due piantagrane del genere facciano pace.
Peccato che appena le milizie del Montefeltro si allontanino, il Malatesta – spalleggiato dal Conte di Romagna, Ermanno de’ Monaldeschi da Orvieto – si dia a devastare il contado di Rimini e ad assaltare i castelli che hanno confermato la loro sottomissione al Comune. Montescudo viene presa d’assalto, conquistata e “ripulita” dei Ghibellini che vi si trovano. Malatestino “dall’occhio” (fratello di Giovanni “Gianciotto” e da non confondersi con l’omonimo e succitato “Tino”, figlio di quest’ultimo) prende Auditore e la dà alle fiamme, dopo averne scacciato Martino e Rizio che ne erano signori e sodali dei Parcitadi.
I Ghibellini riminesi, ancorché isolati e a loro volta banditi da tutta la Romagna, reagiscono e nel riprendere Montescudo catturano Malatestino, che viene gettato in carcere insieme a Filippuccio da Jesi.
A nulla valgono le missive papali che impongono a tutti di piantarla. Anzi, le feste di Natale del 1288 verranno ricordate in certi paesi come fra le peggiori mai trascorse. I ribelli Malatesta si sono presi con la forza Santarcangelo, Saludecio, Meleto, Mondaino e Montepettorino.
E il 26 dicembre quelli di Saludecio e Mondaino vanno a regolare i conti con Montegridolfo, che restava obbediente al Comune di Rimini. Serbadone e Vallesoletta sono assalite e devastate. Poi viene saccheggiata la chiesa di S. Pietro a Montegridolfo, dove sono bruciati i libri e i paramenti sacri, «e rubata e guasta ne fu una casa e cantina di tal Bonaccorso, e abbruciate le case ad altri molti». Intanto, militi del Conte di Romagna danno fuoco «in Montalbano a una selva di un tal Guarnerio abitatore di Rimini».
E le scorrerie continuano nei giorni seguenti. Il 30 dicembre quelli di Saludecio e Meleto «ebbero saccheggiata ed abbruciata pure una casa e una cantina di tal Deutaide di Monte Gridolfo, tagliate molte piante, e fatti altri danni». Il primo e il 2 di gennaio il malcapitato è Giovanni Accattoli di Vallesoletta presso Serbadone, che si vede bruciata la casa con tutte le masserizie e il pagliaio.