HomeAlmanacco quotidiano29 giugno 1312 – I Malatesta di Rimini sconfiggono i cugini di Sogliano e ne distruggono il castello


29 giugno 1312 – I Malatesta di Rimini sconfiggono i cugini di Sogliano e ne distruggono il castello


29 Giugno 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Stando all’anonima Cronaca malatestiana, i rapporti fra il ramo della famiglia ormai padrona di Rimini e quello dei conti di Sogliano si erano guastati fin dal 1295. Questi ultimi si erano imparentati con gli ultra Ghibellini Della Faggiola, mentre i riminesi erano fra i principali sostenitori dei Guelfi. Il dominio, diretto o indiretto, di Malatesta da Verucchio comprendeva ormai anche Cesena, con la lunga podesteria del figlio Ferrantino, Pesaro e Fano con il predominio del fratellastro Pandolfo, mentre, mentre l’altro fratello Ramberto, pur avendo preso i voti, controllava San Mauro e moltre terre fra Uso e Rubicone. Quanto al primogenito del dantesco “Mastin vecchio”, detto sempre dal Poeta il “Mastin Nuovo”, l’anonimo Cronista al 1312 ammota che «fo facto el detto Malatestino Signore d’Arimino, et era tanto amato che non se porria contare».

In quell’anno, non sappiamo il giorno nè il mese, il vecchio patriarca era morto alla bella età di 100 anni tondi. Si era fatto seppellire nella chiesa di San Francesco con l’umile saio del Poverello di Assisi, così come nel 1298 aveva fatto il suo acerrimo nemico, il grande leader ghibellino Guido da Montefeltro. Aveva cavalcato ben oltre gli 80 anni suonati, contribuendo fra l’altro a frustrare i tentativi dei Bianchi di rientrare in Firenze, guadagnandosi così l’odio imperituro dell’Alighieri.

Sogliano al Rubicone in un disegno del XVIII secolo

A Sogliano, invece, nel 1255 Giovanni II Malatesta aveva sposato la contessa Faggiolina Silighini, che gli aveva portato in dote la contea. Questo Giovanni fu ritenuto da un’antica tradizione fratello di Malatesta da Verucchio; secondo altri erano invece figli dello stesso padre i loro omomini genitori, Giovanni I e Malatesta “della Penna”. Il primo conte di Sogliano non abbandonò mai la parte ghibellina come invece aveva fatto il “Mastino” nel 1248. Di qui infiniti contrasti e temporanee riappacificazioni. Giovanni era morto il 22 settembre 1299, lasciando tre figli maschi: Ramberto, Malatestino e Guglielmo. La contea e questo ramo della famiglia dureranno ben più a lungo dei riminesi: Sogliano tornerà alla Santa Sede solo nel 1640. Ma senza mai espandersi e raggiungere una potenza lontanamente paragonabile a quella dei parenti “di città”.

Ma tornando a quel 1312, gli Annali di Cesena riportati da Luigi Tonini raccontano che “ad istigazione di Malatestino, Gilberto de Santiglia (Gilles de Santillis) Rettor di Romagna per Re Roberto (d’Angiò) fece comandamento a tutta la Provincia perchè dovesse concorrere alla distruzione del Castello di Sogliano. Per la qual cosa nel Marzo del 1312 Malatestino co’ Riminesi, Bernardino da Polenta coi Cesenati e coi Cervesi, e con quanti altri furono seco loro a quell’impresa, assalirono improvvisi la Terra; e messi undici mangani attorno al Castello, presero ad oprarne l’assalto. Di che siam fatti sicuri anche al trovare che a’ 27 appunto di quel mese Bernardino da Polenta era in exercitu supra Suglano. Ma quelli di dentro valorosamente si difendevano: finchè il dì penultimo di Giugno, festa de’ Santi Pietro e Paolo, ebbero ad arrendersi, ottenute salve le persone, e quanto di roba ciascuno potesse recare. Indi il Castello, che forte era, fornito di grandi palazzi, e munito di torri, capace di ducento fumanti, fu per intero distrutto”.

La cosiddetta "Porta delle Suore" a Sogliano

La cosiddetta “Porta delle Suore” a Sogliano

Ser Baldo Branchi, che scrive nel Quattrocento, aumenta l’artiglieria a “dodici trabocchi” i quali “dì et notte trajevano infiniti et smisurati sassi, et altre brutture per modo che non possendo quelli dentro sostener il peso se renderono a patti; et fu trattato che il d. Ms. Malatesta perdonasse ogni ingiuria al d.° Giovanni, il quale se li era messo in colpa; et così perdonò, et lassollo pure in casa sua”. Una clemenza piuttosto a buon mercato, dal momento che, come abbiamo visto, Giovanni era morto da 13 anni; non sappiamo invece come furono trattati gli altri congiunti, cugini di primo o secondo grado che fossero. Ma il Branchi sbaglia anche la data di questi fatti, collocandoli al 1311, prima quindi della morte del “Mastin Vecchio”.

Non dovette passare molto tempo perchè i conti di Sogiano rendessero la pariglia ai riminesi. Nel settembre del 1315, sempre secondo gli Annali Cesenati, “Uberto di Ghiaggiuolo, quei da Calbolo (cioè gli uomini dell’ambiguo Fulcieri da Calboli), Cicco e Sinibaldo degli Ordelaffi, Guglielmo Malatesti di Sogliano, Zapettino, ed altri Ghibellini, fecero impeto di nuovo contro Forlì e contro le genti di Ferrantino, tanto che espugnarono la Città e vi entrarono”. E chiosa il Tonini: “Nella quale occasione dovette avvenir ciò che il Muratori racconta, cioè che del 1315 Francesco Ordelaffi chiuso in una botte si fece introdurre in Forlì, dove incitati gli amici alla rivolta, s’impadroni della Terra. Indi fu messo Podestà Uberto Conte di Ghiaggiuolo: un altro Malatesta, niente meno che figlio di Paolo il Bello sfortunato amante di Francesca da Rimini.