29 marzo 1897 – Nasce a Rimini l’aviatore Eraldo Ilari, protagonista dell’8 settembre ’43
29 Marzo 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Il 29 marzo 1897 nasce a Rimini Eraldo Ilari, pioniere del dirigibile e poi alto ufficiale dell’aeronautica.
Figlio di Antonino, Eraldo prende parte appena ventenne alla prima guerra mondiale entrando subito fra i dirigibilisti. Il 18 agosto 1918 il suo primo comando, con il dirigibile PV.2, di stanza all’aerobase di Corneto-Tarquinia, per scortare la nave postale che tiene i contatti con la Sardegna.
Terminato i conflitto, svolge un’intensa attività di collaudatore. Fra il 1924 e il ’27 partecipa anche alle competizioni della Coppa Gordon Bennett, destinata ai palloni a gas di ogni nazione, che si disputava nel paese vincitore della precedente edizione. Nel servizio a fianco della Marina prende parte, nel 1926, alle operazioni di ricerca del sommergibile Sebastiano Veniero, affondato al largo di Capo Passero a seguito dello speronamento ad opera del piroscafo Capena.
Quando il generale Francesco Pricolo viene nominato Sottocapo di Stato maggiore della Regia Aeronautica, Ilari diventa suo Capo di Gabinetto. Ormai da sei anni non vola più e Pricolo lo rimanda ad aggiornale il ruolino. A partire dal 16 maggio 1939 assume il comando della IV Zona Aerea Territoriale di Bari col grado di generale di squadra aerea.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra. Il 28 ottobre dello stesso anno le truppe italiane attaccano la Grecia. Il 30 dicembre, quando la campagna di Grecia si sta rivelando un disastro e anzi gli italiani rischiano di essere cacciati anche dall’Albania, Ilari viene inviato a comandare la 4ª Squadra aerea con quartier generale sempre a Bari. L’unità è impegnata duramente sul fronte greco-albanese, e successivamente su quello jugoslavo.
Il 26 giugno 1941, passa al comando della 3ª Squadra aerea con base a Roma. Il 1 agosto viene insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine militare di Savoia. Il 6 ottobre 1942 passa allo Stato maggiore della Regia Aeronautica, in qualità di Sottocapo di Stato maggiore per le costruzioni e gli approvvigionamenti.
Il 25 luglio 1943 Mussolini viene arrestato, cade il regime fascista.
Tutto precipita. L’8 agosto 1943 Ilari viene richiamato a comandare la 3ª Squadra aerea, che va a immolarsi con i suoi caccia, pochi e inadeguati, contro le ondate di aerei con le quali gli Anglo-Americani, soprattutto dopo lo sbarco in Sicilia, sanciscono il dominio assoluto dei cieli.
Il 6 settembre 1943, insieme al Sottocapo di stato maggior Giuseppe Santoro, Ilari è fra i pochissimi ad essere informato dal ministro e capo di stato maggiore dell’aeronautica, Renato Sandalli, che tre giorni prima a Cassibile l’Italia ha firmato l’armistizio con gli Alleati. Lo stesso Sandalli l’ha saputo solo il giorno precedente con la consegna del silenzio, che però non rispetta purché si apprestino i primi provvedimenti. Il 7 settembre Sandalli convoca i quattro generali di squadra aerea e i comandanti aeronautici di Sardegna, Corsica e Albania, mettendoli pienamente al corrente delle misure che andranno prese al momento della proclamazione dell’armistizio, in vista dell’inevitabile reazione tedesca. Ma sono tutte direttive che per essere eseguite necessitano di un ordine definitivo.
Le ore corrono senza che gli Alleati sentano l’Italia proclamare quanto è stato firmato. La loro diffidenza cresce di pari passo. L’8 settembre 1943, alle 18:30 ora italiana, il generale Dwight Eisenhower si decide a leggere lui l’annuncio da Radio Algeri.
Il maresciallo Pietro Badoglio non può più tergiversare. Un’ora dopo Radio Roma manda in onda il suo messaggio registrato che annuncia l’armistizio.
Nessuno capisce cosa sta succedendo davvero, e cosa si deve fare. Addirittura, 34 caccia intercettori italiani sentono la notizia come tutti dalla radio, ma mentre sono in volo, appena inviati ad attaccare una formazione di 130 fortezze volanti americane che si dirigono su Frascati per bombardare, come faranno, il quartier generale tedesco.
È il momento che qualcuno chiamerà “la morte della patria”. Passano le ore, i giorni, ma ordini dall’alto non ne arrivano. Quel che rimane dell’aeronautica italiana è paralizzata nelle basi.
L’11 settembre Santoro “in mancanza di qualsiasi ordine” non ha attuato nessuna delle direttive dell’armistizio. Cosa prevedevano? Difesa degli aeroporti da ogni aggressione, concentrazione delle migliori forze aeree a Roma e invio delle restanti in Sardegna. E addirittura, nel Promemoria n.1, si parla non solo di difendere “a oltranza” i cinque aeroporti intorno a Roma, ma di strappare ai tedeschi quelli che già occupano, mentre nessun velivolo deve assolutamente cadere nelle loro mani.
Non succede niente di tutto questo. E anche quando i Granatieri di Sardegna e spontaneamente i civili oppongono ai tedeschi la disperata resistenza di Porta San Paolo, dai cinque aeroporti romani nessun aereo italiano si alza in loro aiuto.
Santoro torna a chiedere a Sandalli cosa deve fare, poi ordina lui stesso di volare tutti in Sardegna o nel sud occupato dagli Alleati. Ma intanto Ilari, che evidentemente ha trattato per conto suo, firma un accordo con i tedeschi: basi e materiali della sua squadra sono ceduti intatti e in cambio si può decollare indisturbati: per salvare il salvabile in vite e aeroplani? Comunque così avviene il giorno 12, proprio mentre finalmente arriva il via libera di Sandalli all’operazione. Dall’armistizio sono passati oltre tre giorni. Durante i quali l’Aeronautica non ha fatto nulla.
Il re Vittorio Emanuele III e il suo seguito sono già in salvo a Brindisi fin dal 9 settembre.
A raccogliere l’ordine di Sandalli sono circa 200 velivoli, appena un terzo della Regia Aeronautica. Il resto, o è già caduto sotto il controllo tedesco, o vi si consegna spontaneamente. È stato Mussolini ad aver fondato nel 1923 l’“Arma fascistissima”. Il Duce si fa vanto di pilotare da solo l’aereo che lo trasporta e il regime ha giocato tantissimo del suo prestigio sulle imprese dell’aviazione italiana. Sono molti quelli che vanno a formare l’aeronautica “repubblicana” di Salò. Ma c’è anche chi si trova sul fronte opposto, come l’eroe degli aerosiluranti Carlo Emanuele Buscaglia.
Creduto morto dopo essere stato abbattuto durante una missione sull’Algeria, i suoi commilitoni finiti fra i repubblichini gli avevano intitolato la loro squadriglia. Era invece rimasto solo gravemente ferito; curato da prigioniero, data la sua immensa popolarità gli Alleati gli proposero di arruolarsi al loro fianco nell’Aeronautica “cobelligerante”. Accettò. Morirà nel 1944 per un banale incidente in addestramento provando a decollare da solo con un infido bombardiere Baltimore, di cui non conosceva i difetti strutturali.
In quei momenti tutti gli italiani sono chiamati a una scelta drammatica. I militari per primi. Eraldo Ilari sceglie il re. Continua a servire nel governo Badoglio fino a diventare il Capo di Gabinetto presso il Ministero dell’Aeronautica.
Dopo la fine della guerra abbandona la vita militare, entrando nel consiglio di amministrazione della Aeronautica Macchi di Varese.
In questa veste nel 1950 torna a Rimini. Ed è qui che conosce il cattolichino Lino Tonti.
Come racconta Giovanni Cioria su La Piazza, anche Tonti viene dall’aeronautica, anche se da gradi molto più bassi. Perito meccanico, è stato motorista specializzato a Guidonia. Dopo la guerra si mette a progettare moto da corsa. Gliele realizza “l’officina riminese di Ludovico Pasolini, padre di Massimo (corridore) e nonno del compianto Renzo“. Inoltre Tonti si inventa il Cigno, “la sintesi della moto e dello scooter”; come diremmo ora, un rivoluzionario scooter a ruota alta. Tonti e Pasolini lo espongono in una fiera campionaria al Grand Hotel, dove Ilari era venuto a trovare dei graduati alleati. È amore a prima vista: fra Eraldo e il Cigno. Nel 1951 l’Aeramacchi Cigno, 125 cc. viene presentato alla Fiera di Milano ed entra in produzione. Insieme al similare Moto Guzzi Galletto, sarà uno dei grandi concorrenti di Vespa e Lambretta.
Tonti si trasferisce a Varese e dopo l’Aermacchi lavora per la Mondial, la Bianchi, la Gilera, la Moto Guzzi.
Eraldo Ilari muore nel 1972.