4 luglio 1354 – Il Papa scomunica i Malatesta per eresia e loro si prendono le Marche
4 Luglio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
«A’ 4 luglio 1354 Papa Innocenzo VI fe’ affiggere alle Porte della principal Chiesa di Avignone fulminantissima Intimatoria contro Malatesta e Galeotto de’ Malatesti, ricordando in essa come non ostante la Costituzione di Giovanni XXII, per la quale fu proibito a tutti Baroni, Conti, ec. l’occupazione delle terre della Chiesa, Malatesta e Galeotto militi ariminesi, sprezzate quelle sentenze, continuarono l’occupazione di Rimini». Così Luigi Tonini nel rievocare quegli anni, quando il pontefice da Avignone ha già inviato in Italia il cardinale Egidio d’Albornoz per “debellare i tiranni”, Malatesta per primi, che fra Romagna e Marche spadroneggiano su città e castelli della Chiesa come fossero i loro.
Papa Innocenzo l’anno prima si era anche lamentato con Luigi d’Aragona, re di Sicilia, «acremente sgridandolo che non si fosse recato a vergogna di porre al governo dell’Abruzzo, in qualità di vicario suo, Galeotto Malatesta, rejetto della Chiesa, e per lo sprezzo palese delle Costituzioni Apostoliche sospetto di eresia».
Niente da fare, Luigi “il fanciullo” – ha solo 16, o 18 anni, e in realtà a governare è sua sorella maggiore Costanza – non dà retta al papa e si tiene il “rejetto”. Gli è troppo prezioso per tenere i feudi abruzzesi dove incombe la minaccia di un pretendente angioino, che vi ha scatenato la terribile compagnia di ventura di Fra’ Moriale, mentre in Sicilia imperversa da anni la tremenda epidemia di peste nera che nel 1355 porterà alla morte lo stesso giovane sovrano.
Ma al papa giungono notizie ancora peggiori, che lo mandano letteralmente fuori dai gangheri. Non solo i Malatesta fanno orecchie da mercante alla sua “Intimatoria”, ma invece di restituire Rimini si sono presi anche Ancona, Ascoli, Pesaro, Fano, Fossombrone, Jesi, Umana, Senigallia, Osimo, Recanati «e molte altre terre e ville minori, sprezzando le censure, alle quali erano sottoposti».
Si istruisce dunque il processo contro i Malatesta, che vengono raggiunti da quello che oggi si chiamerebbe un “invito a comparire” al Concistoro del 10 ottobre. E l’accusa non è di poco conto: eresia.
«Tutto inutile: chè Galeotto continuò nel suo Ufficio pel re di Sicilia, e Malatesta – detto “l’Antico”, o “Guastafamiglia” – proseguì suoi fatti nella Marca, mentre il figlio di questo Malatesta Ungaro, fu a Siena Capitano Generale. Per la qual cosa il Papa, condannatili come contumaci, fe’ pubblicare sentenza di massima scomunicazione, dichiarandoli vitandi».
Ma l’anno trascorre senza che nemmeno queste durissime condanne producano alcun effetto. Non bastando le carte, il pontefice sarebbe passato allora alle armi, le sue e quelle di tutti gli alleati disponibili, «per far guerra ai tiranni della Marca e di Romagna “et maxime a Meser Malatesta da Rimino”». E l’Albornoz sarà per tutti costoro il “castigamatti”, anche se i Malatesta in qualche modo riusciranno comunque a cavarsela.
Nell’immagine di apertura, – “La Chiesa militante e trionfante” di Andrea di Bonaiuto (1365-1367); al centro, probabile ritratto di Papa Innocenzo VI, alla sua destra il cardinale Egidio Albornoz. Cappellone degli Spagnoli – Museo di Santa Maria Novella, Firenze