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50 anni di Pro Loco, ma per San Clemente si può fare di più


23 Luglio 2018 / Paolo Zaghini

Pro Loco San Clemente: “Uno sguardo lungo cinquant’anni (1968-2018)” – La Piazza.

Per una qualsiasi associazione festeggiare il cinquantesimo compleanno è un traguardo importante. E così è anche per la Pro Loco di San Clemente che taglia nel 2018 questo traguardo. Claudio Casadei e Pierino Falcinelli per questa occasione hanno raccolto le testimonianze dei vari presidenti succedutisi negli anni e hanno provato a tratteggiare i momenti salienti della storia della Pro Loco. Il tutto arricchito da foto e da riproduzioni di documenti vari.

Ma, diciamo la verità, il libro è abbastanza deludente. Ed è un peccato perché le storie di una associazione come la Pro Loco si intrecciano strettamente con la vita politica, associativa e ricreativa di un Paese. E i due autori potevano avere questo sguardo “largo” essendo stati per molti anni, a partire dal 1980 sino al 2004, in Consiglio Comunale e in Giunta. Casadei è inoltre il patron da sempre del Premio di poesia dialettale Giustiniano Villa, il più importante concorso dialettale nella Provincia di Rimini..

Le pro loco (dal latino, letteralmente «a favore del luogo») sono associazioni locali, aventi finalità di promozione e sviluppo del territorio. Associazione private formate da singoli cittadini. Nella maggioranza dei casi, le pro loco sono nate per difendere il patrimonio culturale, ambientale e storico del paese e promuoverne la conoscenza. In questo contesto la loro attività sostiene lo sviluppo delle attività turistiche, in particolare per quel che concerne i prodotti tipici dell’enogastronomia e dell’artigianato locale, le tradizioni popolari.

Il “lavoro” effettuato a favore del luogo ha quindi un doppio benefico effetto, perché le iniziative per migliorare la città e la vita dei cittadini sono anche quelle che creano le basi indispensabili per un turismo di qualità.

Ma a volte le pro loco sono nate anche come strumento politico antagonista delle Amministrazioni locali. In questo caso la loro vita è stata sicuramente travagliata. Non è un caso infatti che molti statuti rivendichino la piena autonomia dell’associazione. Il che non vuol dire collaborare positivamente con gli enti locali per le finalità sopra ricordate e il ricercare sempre il pieno sostegno della popolazione alle iniziative promosse.

La prima pro loco in Italia nacque nel 1881 a Pieve Tesino, in Trentino, allora ancora territorio dell’Impero austro-ungarico. La loro diffusione nel corso del Ventesimo secolo è avvenuta a volte con il sostegno dello Stato ed altre volte no. Ma la crescita del numero delle Pro Loco, anche nel Riminese, è avvenuta a partire dal 1965 quando il Ministero del Turismo istituì l’Albo nazionale delle associazioni Pro Loco e iniziò a distribuire un po’ di soldi.

Con l’avvento delle Regioni, nel 1970, le competenze furono trasferite ai nuovi organismi e vennero scritte 20 leggi regionali, assai diverse fra loro, con erogazione di contributi assai differenziati da realtà a realtà. Questa è la situazione odierna: in Italia, attualmente, le pro loco sono migliaia e le attività che svolgono afferiscono a diverse sfere d’intervento turistico, sociale, culturale, ecologico e sportivo. Tendenzialmente le pro loco operano in prevalenza nei centri medio-piccoli. Molte di esse fanno parte dell’Unione nazionale delle pro loco d’Italia (UNPLI).

Qualche notizia sulla Pro Loco di San Clemente, nata “in una affollata assemblea tenutasi nella sala del Consiglio Comunale il 26 dicembre 1967” (erano presenti 125 persone, nonostante il giorno di festa di Santo Stefano). Il 30 dicembre i consiglieri eletti, sotto la presidenza del Sindaco Celeste Mei, elessero primo presidente della Pro Loco Domenico Bellini che guidò l’associazione per quasi vent’anni (sino ad aprile 1986). Repubblicano, consigliere comunale eletto nella lista DC-PSI-PRI dal 1970 al 1975, ebbe un rapporto molto stretto con l’onorevole democristiano forlivese Gino Mattarelli, deputato eletto dal 1958 al 1976. “Mattarelli si impegnò fattivamente per San Clemente riuscendo in più occasioni a fare ottenere al Comune finanziamenti che poi, Domenico Bellini, comunicava direttamente al Sindaco”, ma come scrivono gli Autori “è stato ammirevole l’impegno e l’iniziativa di Bellini nel sostegno delle istanze che giudicava necessarie per migliorare la vita della comunità”.

“Il cuore di ogni attività di quella prima Pro Loco, e lo è ancora oggi, la Sagra del Vino. Un buon incasso fatto con quella manifestazione garantiva l’attività di tutto l’anno della Pro Loco”. La Sagra è sempre stata il fiore all’occhiello dell’attività della Pro Loco di San Clemente. Sul palco doveva esserci sempre un nome importante: “Per questo vennero scritturate le migliori orchestre di liscio a cominciare dalla orchestra delle orchestre, quella del Maestro Secondo Casadei”.

Ma grazie alla Sagra la Pro Loco operò nel tempo per un miglioramento della qualità del vino prodotto attraverso la gara fra i produttori locali. “Fin dalla sua fondazione la Pro Loco si era prodigata per lo sviluppo e la promozione del settore vitivinicolo locale”.

Alla fine degli anni ’90 la Pro Loco organizzò la Condotta Enologica che, oltre ad una serie di serate istruttive per tutti gli appassionati, era stata anche il tentativo in parte riuscito di produrre un vino locale da commercializzare come prodotto di qualità superiore; “il tentativo di realizzare un Consorzio di produttori che purtroppo non ebbe la forza necessaria a decollare”.

Fra gli appuntamenti “storici” la domenica mattina 21 maggio 1972 alla Sagra del Vino, Gianni Quondamatteo e il bellariese Valderico Mazzotti, commemorarono Giustiniano Villa: “Fortunato chi c’era”.

Paolo Zaghini