16 aprile 1832 – A Rimini contro i “bambini di strada” arriva anche la frusta
15 Aprile 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Il 16 aprile 1832, il Governatore di Rimini Giuseppe Antimi scrive a Ugo Pietro Spinola, Cardinal Legato di Bologna. Il messaggio, protocollato come n.189-Polizia, è classificato “riservato”.
Eminentissimo e Reverendissimo Principe
Convinto dall’esperienza, che il solo carcere non è sufficiente mezzo per raffrenare ne’ giovanetti il borseggio, poiché fino nel medesimo e prima anche di sortirne manifestano sentimenti pertinaci, mi vedo costretto, onde possibilmente, se non toglierlo, almeno reprimerlo, di supplicare l’Eminenza Vostra Reverendissima ad autorizzarmi a devenire sui rei di tal genere a più efficaci misure, quali a mio subordinato parere essere potrebbero od il carcere a solo pane e acqua oppure la minaccia di qualche sferzata da porsi anche in pratica nei modo però umani, e convenienti alla qualità del delitto, della persona.
In attenzione delle superiori determinazioni dell’Eccellenza Vostra Reverendissima passo all’onore di rassegnarmi col più profondo rispetto e venerazione, dopo d’essermi inchinato al bacio della sacra porpora.
Ill .Dev. Obb. Servitore
Giuseppe Antimi Governatore
Dunque esisteva un problema di microcriminalità e per giunta praticata da minori, quelli che oggi diremmo “bambini di strada”. E non certo solo a Rimini: siamo nell’epoca di Dickens e Victor Hugo. La vita dei poveri nelle città è spaventosa in tutta Europa, sia nei paesi più sviluppati come l’Inghilterra che in quelli arretrati come lo Stato della Chiesa. A farne le spese per primi, tanto per cambiare, i più piccoli.
Il “collegio dei biricchini” (famigerato quello di Bologna) in quei tempi non era una favola per spaventare i figli recalcitranti, ma una drammatica realtà e già da secoli. Più lager che carcere minorile, dove gli orfani e i bambini abbandonati che cercavano di sopravvivere anche solo mendicando venivano relegati in situazioni abominevoli dopo essere stati rastrellati per le vie.
Possediamo anche la risposta del Cardinal Legato Spinola al Governatore di Rimini, datata 23 aprile 1832:
Illustrissimo Signore
Convengo con Vostra Signoria che per i giovani avvizziati al borseggio la sola carcere non è mezzo sufficiente a correggerli, e perciò l’aggiungere per i recidivi la ulteriore punizione di porli qualche giorno a pane e acqua ed occorrendo ancora qualche battutina data con la debita moderazione, potrebbe certamente produrre un miglior effetto. Rimetto pertanto la cosa al di Lei prudente arbitrio a tenore delle persone, dei casi e delle circostanze.
Per servirla
Spinola
Come sia stato applicato il giro di vite sui piccoli borseggiatori e con quale effetto, non è dato sapersi. Ma è facile da immaginarsi.