8 maggio 1292 – Muore a Rimini il santo Amato Ronconi da Saludecio
8 Maggio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Amato Ronconi nacque a Saludecio attorno al 1226. Rimasto orfano in giovane età, fu accolto dal fratello Giacomo e dalla sua famiglia. Per seguire il modello di vita proposto dai Vangeli si dedicò inizialmente all’accoglienza di poveri e pellegrini, fondando l’ospedale di Santa Maria di Monte Orciale. Qui, ancora oggi, inglobata in una costruzione più recente, è ben riconoscibile la Casa del Santo. Salendo la scalinata posta sulla sinistra dell’edificio è visibile un arco in mattoni e al di sopra un’incisione riportante la scritta “HOSPITALE B AMATI”. Sulla facciata è invece dipinto un grande affresco con la raffigurazione del Santo in abiti religiosi e con la conchiglia di Santiagio, pellegrinaggio che compì ben quattro volte.
In seguito donò tutti i suoi averi e si ritirò in un piccolo cenobio francescano sul Monte Formosino, tra i castelli di Montegridolfo e di Mondaino. Effettuò numerosi pellegrinaggi, a Rimini per venerare le reliquie di san Gaudenzo, sul Monte Titano dove visitò lo speco di San Marino, e quattro volte a Santiago di Compostela. Durante tali pellegrinaggi, secondo il suo biografo Domenico Franzoni, il Ronconi avrebbe compiuto diversi miracoli, compreso l’aver riportato in vita un uomo.
Un altro miracolo tramandato dalla tradizione è il cosiddetto “miracolo delle rape”: non sapendo cosa dare da mangiare ai numerosi pellegrini che ospitava in casa sua, il Ronconi avrebbe ordinato alla sorella Clara di andare nell’orto, dove l’unica cosa rimasta erano delle rape seminate la mattina stessa. La sorella tornata in casa con le rape colte dall’orto, che in una giornata erano cresciute fino ad una dimensione straordinaria.
Durante un quinto pellegrinaggio a Santiago, gli apparve un angelo che gli annunciò la vicinanza della sua morte e gli ordinò di invertire il cammino.
Tornato in Italia, si fermò all’abbazia benedettina di San Giuliano in Rimini. Qui fece partecipe della sua visione un monaco, don Salvo, a cui chiese di prodigarsi affinché l’ospedale di Monte Orciale rimanesse aperto. Il 10 gennaio 1292 fece dono di tutti i suoi averi all’ordine benedettino.
Morì l’8 maggio dello stesso anno. La salma fu tenuta a lungo in esposizione per la venerazione dei fedeli e, secondo le testimonianze, non iniziò a decomporsi bensì emanava gradevoli odori e diversi pellegrini guarirono al solo tocco del corpo.
Inizialmente sepolto, come da sua volontà, nella cappella della Natività di Maria Vergine dell’ospedale di Monte Orciale, a seguito di un incendio nel 1330 il suo corpo fu traslato nella natia Saludecio. Al termine della cerimonia di sepoltura, avvenne il cosiddetto miracolo dell’olmo: i buoi che avevano trainato il carro con la salma del Ronconi si rifiutavano infatti di partire e il bovaro, per l’esasperazione, piantò nel terreno il proprio pungolo; non riuscì più ad estrarlo e da esso nacque un olmo: l’albero, circondato in seguito da un muro, da allora fino ai giorni nostri è noto come l'”olmo del beato Amato”.
A seguito del processo di canonizzazione iniziato nel 1774, il 17 marzo 1776 Amato Ronconi fu proclamato beato da papa Pio VI. Dal 3 maggio 1930 le spoglie del Ronconi, che alla ricognizione si presentarono ancora perfettamente conservate, sono riposte in un’urna di vetro. Durante un bombardamento, nell’agosto del 1944, la Chiesa di San Biagio ove era conservata rimase letteralmente squarciata. I cittadini si spinsero tra le rovine solo nel settembre dello stesso anno, trovando l’urna in vetro completamente intatta sotto le macerie.
Nel 1997 fu avviato un nuovo processo di canonizzazione, concluso con la proclamazione a santo da parte di papa Francesco il 23 novembre 2014.
Accanto al santuario è sito il Museo di Saludecio e del beato Amato, il quale conserva diversi dipinti e oggetti devozionali dedicati al culto del santo.