Anche Santarcangelo di Romagna tra i Comuni “ribelli” allo stop imposto alla trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali dal governo con una circolare ai prefetti inviata dal ministero dell’Interno.
Ad annunciarlo è la sindaca Alice Parma. A San Lazzaro di Savena anche Isabella Conti ha annunciato che il comune continuerà le trascrizioni. A differenza del comune romagnolo, l’amministrazione del Bolognese continuerà a trascrivere anche i figli di due padri.
Seguendo l’esempio di altre Amministrazioni comunali della Regione, come quella di Bologna, negli scorsi anni anche Santarcangelo ha effettuato la registrazione nella propria anagrafe di bambini nati da coppie omogenitoriali, per la precisione due, tra il 2019 e il 2022.
“Il valore che l’Amministrazione comunale ha inteso prima di tutto tutelare con questa scelta è l’interesse superiore del minore, sancito sia dall’ordinamento internazionale (Convenzione dei diritti del fanciullo di New York e Convenzione europea dei diritti dei fanciulli), sia dalla Costituzione italiana. Anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione, l’Amministrazione comunale non ritiene che siano venute meno le ragioni che hanno condotto all’effettuazione delle due trascrizioni già registrate, che quindi proseguiranno per le famiglie omogenitoriali composte da due madri. In ogni caso, nell’ottica della massima trasparenza istituzionale, alla registrazione di nuove eventuali trascrizioni l’Amministrazione comunale provvederà alla trasmissione dell’atto di nascita alla Procura della Repubblica, come già nei due casi precedenti”.
“Anche prima che la più recente sentenza della Corte di Cassazione riportasse il dibattito sul tema a livello nazionale, sindaci e sindache di diversi Comuni d’Italia hanno fatto senza troppo clamore quello che ritenevano giusto, con il solo obiettivo di tutelare sopra tutto l’interesse superiore dei bambini” dichiara la sindaca Alice Parma. “Il diritto non è la tutela di qualcuno a discapito di qualcun altro, ma è la capacità di tenere insieme i diritti di tutti a prescindere dalle situazioni specifiche: per questo ritengo inaccettabile che debbano essere i Comuni che, a macchia di leopardo, decidono su questioni di simile importanza”.
“Mi associo quindi alla richiesta dei sindaci della Provincia di Rimini, che al pari dei primi cittadini di Milano e Bologna hanno chiesto che sia il Parlamento, come peraltro indicato dalla stessa Corte di Cassazione, ad approvare una legge in grado di garantire in egual misura i diritti di tutti i bambini e le bambine. Per questo – conclude la sindaca – ho firmato l’appello ‘DisObbediamo’ dell’associazione Famiglie Arcobaleno, destinato ai sindaci per il riconoscimento dei figli e delle figlie di coppie omogenitoriali”.
A San Lazzaro come detto anche Isabella Conti è dello stesso avviso di Parma. “Io continuerò a riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali: non solo i figli delle coppie composte da due mamme, ma anche i figli di quelle composte da due papà”. Come riporta l’Ansa, la sindaca precisa in un passaggio della sua intervista sulle pagine bolognesi di Repubblica: “Lo faccio perché come sindaca sono la massima autorità sanitaria nel mio Comune, quindi spetta a me la tutela del benessere dei bambini, che viene prima di tutto”.
La sindaca di San Lazzaro di Savena, ex Italia Viva da poco rientrata nel Pd, si oppone quindi al tentativo del governo Meloni di non riconoscere più i figli delle coppie gay e lesbiche. “Scatena questa campagna contro le famiglie omogenitoriali solo per stigmatizzare la comunità Lgbtq+ e perché non si parli del fatto che hanno azzerato i fondi per l’affitto e quello per la morosità incolpevole”. La prima cittadina del paese alle porte di Bologna riconoscerà, a differenza di altri Comuni, anche i figli di coppie composte da due uomini. “Io ho già riconosciuto nel 2014, primo Comune in Italia, i figli di una coppia gay, come figli uno di un papà e l’altro dell’altro papà. Nel 2015 riuscimmo a ottenere anche il riconoscimento del fatto che fossero fratelli”. Conti, che comunque si dice contraria alla maternità surrogata, sottolinea che “se non fossero biologicamente figli di nessuno dei due padri, cosa che può accadere, i bambini rischierebbero di finire in un istituto”.