HomePillole di politicaVerità sulla ex questura di Rimini: buttati 40 milioni di utili. Verità sul turismo: troppe 60 milioni di presenze

I dati dell'Osservatorio del turismo sono lontani da quelli Istat. Chi ha realizzato la questura ha buttato oltre 40 milioni di euro di utili


Verità sulla ex questura di Rimini: buttati 40 milioni di utili. Verità sul turismo: troppe 60 milioni di presenze


1 Aprile 2023 / Maurizio Melucci

Gli strani numeri dell’Osservatorio Regionale sul turismo

Come ogni anno interviene l’osservatorio regionale sul turismo che dice come è andata la stagione turistica in Emilia-Romagna nell’anno, in questo caso il 2022.

I dati sono elaborati da Trademark Italia società leader nel turismo e nell’industria dell’ospitalità con consulenze specialistiche, manuali operativi e osservatori della domanda e che cura dal 1984 l’Osservatorio Turistico dell’Emilia Romagna. Questi dati sono molto diversi da quelli ufficiali dell’Istat, elaborati e resi pubblici sempre dalla Regione.

Il consuntivo 2022 per i dati Istat parla di 38.173.275 pernottamenti e 10.596.993 arrivi. I dati dell’Osservatorio indicano oltre 60 milioni di presenze da gennaio a dicembre 2022 e quasi 14 milioni di arrivi. Una differenza stratosferica: 22 milioni di presenze in più rispetto i dati Istat e 3,5 milioni in più di arrivi sempre rispetto i dati Istat.

La differenza viene giustificata, immagino, con una stima degli appartamenti turistici, che solo in minima parte vengono registrati, oppure con il fenomeno degli Airbnb. Oppure ancora, con mancate dichiarazioni da parte delle strutture ricettive. Faccio notare che i dati dell’imposta di soggiorno confermano molto di più i dati Istat rispetto a quelli dell’Osservatorio. In questo caso gli Airbnb vengono conteggiati in base ad un accordo tra Comune e Airbnb che trattiene l’imposta di soggiorno direttamente, per poi versarla al Comune.

A questo punto si pongono alcuni problemi:

  • Che metodologia viene usata per stimare queste presenze che non sono registrate ufficialmente? Non sono gli indicatori sul consumo dell’acqua oppure per la produzione di rifiuti. Entrambi questi due indicatori sono stati scartati nel passato perché troppo influenzati dal meteo clima. Dunque che altri indicatori o analisi si utilizzano?
  • Gli unici dati che vengono usati in Italia e in Europa sono quelli dell’Istat e non certamente quelli dell’Osservatorio regionale. La Regione Emilia-Romagna in questo modo si presenta con performance da prima della classe in Italia, praticamente è vicina alla regione Veneto che conta 65 milioni di presenze turistiche e si colloca prima del Trentino Alto Adige che ne registra 52,6 milioni, oppure della Toscana che ha segnato nel 2022 49,8 milioni di presenze.

Sinceramente non capisco a chi e cosa serva l’Osservatorio Regionale se deve divulgare dati che non possono essere confrontati con altre regioni italiane e tanto meno europee.

Sarebbero molto più interessante, dal mio punto di vista, analisi qualitative da parte dell’Osservatorio riferite ai fatturati, alla marginalità delle strutture ricettive, al turismo estero, alla verifica delle nostre campagne promozionali sui mercati o ad altro che serva per migliorare la nostra offerta turistica. Invece un uso generico e quantitativo, basato su dati non confrontabili e non riconosciuti dagli istituti demoscopici, credo che servano a poco. Preferisco dati per approfondire l’analisi, la ricerca sui nostri punti di forza e sulle nostre debolezze, piuttosto che numeri “confortanti” che dicono solo che “siamo i più bravi”.

Ex Questura, come buttare via 40 milioni di utili

Nei giorni scorsi è ritornata all’attenzione dei mezzi d’informazione e dei cittadini l’ex questura di via Ugo Bassi. L’occasione è stata la presentazione del progetto da parte di Asi la società che ha acquistato l’area all’asta per 14,5 milioni di euro.

Di questa iniziativa abbiamo già parlato la scorsa settimana.

Assieme al dibattito sul futuro, inevitabile che vi sia anche chi chiede dei motivi che hanno portato a questa situazione. In sostanza per quale ragione l’ex questura non è mai entrata in funzione pur essendo stata terminata. Ovviamente vi è chi, per partito preso, pensa che la colpa sia dell’amministrazione comunale di Rimini. Invece no. Avendo seguito da “vicino” questa vicenda (ero vicesindaco con delega all’urbanistica) spiego le ragioni dell’unico vero motivo: il proprietario dell’intervento Gian Franco Damerini chiedeva più soldi per dare in affitto l’immobile al Ministero degli Interni. Una richiesta sbagliata nei modi e nel merito. L’operazione economica non solo stava in piedi, ma avrebbe permesso a Damerini di fare un utile stratosferico.

Proviamo a fare due conti in tasca a “Damerini”.

Intanto siamo ad inizi anni 2000, molto prima della crisi del 2008, quindi quando i valori delle operazioni immobiliari erano alti.

Damerini aveva sottoscritto un pre-contratto con il ministero degli Interni per l’affitto della nuova questura a 3,3 milioni di euro all’anno. Ma riteneva questa cifra troppo bassa rispetto ai lavori fatti. Si tenga presente che la questura ha sempre avuto la stessa metratura. Non furono mai fatte varianti in aumento delle superfici. La richiesta di aumento dell’affitto non fu mai approvata, ma non era neanche giustificata. L’agenzia delle Entrate valutò sempre il canone di affitto congruo. Ed in effetti lo era. Infatti 3,3 milioni di euro corrispondevano ad un valore della questura di circa 50 milioni di euro.

Per capirci, qualsiasi fondo avrebbe acquistato la questura a 50 milioni perché produceva un rendimento annuo superiore al 6%. Si tenga anche presente che la società DA.MA (di proprietà di Damerini) per realizzare la questura e considerando anche il valore dell’area, si valuta abbia sborsato un valore di 30 milioni di euro (sono generoso, altre stime sono molto più basse). Altre cifre più alte che sono girate sono prive di fondamento. Quindi, solo da questa operazione vi sarebbe stato per Damerini un utile di circa 20milioni di euro pari ad un rendimento del 40% sull’investimento fatto.

Non è finita. Damerini secondo il piano integrato approvato poteva costruire anche 15.700 mq tra uffici, appartamenti e un supermercato (1.500 mq). In una zona come quella si vendeva, prima di costruire, quindi il solo terreno edificabile, tra i 1.500 e i 1.800 euro al mq. Sto nella parte inferiore. Il valore di quell’area oltre alla questura sarebbe stato di circa 24 milioni di euro. Ripeto prima di costruire, quindi senza nessuna spesa per Damerini. Sommando l’utile proveniente dalla questura a quella dei valori delle aree edificabili, arriviamo alla somma di 44 milioni di euro. E sono stime al ribasso. Damerini ha dato un calcio ad una operazione che gli avrebbe reso 44 milioni di euro.

Non credo di conoscere altre operazioni immobiliari di pari guadagno per il proprietario dell’area. Questi sono i fatti.

L’amministrazione comunale, i Prefetti, hanno tentato di convincere Damerini in tutti i modi. Ma è stato irremovibile. Il Comune di Rimini altro non poteva fare. Chi dice il contrario, dice semplicemente una bugia. Si tenga anche presente che quanto detto è stato vagliato dalla magistratura che ha indagato tutti i sindaci del 1995 in poi su denuncia del curatore fallimentare della società DA.MA. Denuncia che è stata archiviata dal Gip del tribunale di Rimini su richiesta della stessa procura.

Questa la parte di storia che poteva essere conclusa nel 2003. Dopo è successo molto altro, ma non cambia la prima parte che si poteva concludere nei tempi detti.

Maurizio Melucci