16 febbraio 1985 – Vincenzo Muccioli condannato in primo grado
16 Febbraio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO
Il 16 febbraio 1985 Vincenzo Muccioli (Rimini, 6 gennaio 1934 – Coriano, 19 settembre 1995) fu condannato dal tribunale di Rimini per sequestro di persona e maltrattamenti. L’accusa era di avere incatenato alcuni giovani ospiti in terapia nella sua comunità di San Patrignano, e quindi passò alla storia come “processo delle catene”. Il rinvio a giudizio era giunto il 10 dicembre 1983.
Muccioli fu assolto in Corte d’Appello nel novembre 1987 e la sentenza fu confermata in via definitiva dalla Cassazione il 29 marzo 1990.
Fu il primo caso giudiziario che investì la Comunità e il suo fondatore. Il secondo riguardò l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Roberto Maranzano, ospite di San Patrignano di cui si erano perse le tracce. Per questi fatti Muccioli fu condannato in primo grado per favoreggiamento, ma la morte lo colse prima dei successivi gradi di giudizio.
I metodi di Vincenzo Muccioli e le sue vicende giudiziarie spaccarono letteralmente in due l’Italia.
Dal 1978, quando fu fondata, la Comunità di San Patrignano ha accolto decine di migliaia di persone in difficoltà, per lo più giovani: tossicodipendenti, alcolisti, emarginati, malati di aids.
Dal 2014 “Sanpa” collabora con il sistema Sanitario della Regione Emilia Romagna. L’accesso alla comunità è gratuito sia per gli ospiti che per le loro famiglie.
La vicenda di Vincenzo Muccioli è tornata di attualità dopo il clamoroso successo di “SanPa: luci e tenebre di San Patrignano”, la prima docuserie di Netflix Italia andata in onda dal dal 30 dicembre 2020.