Il 1 febbraio la Chiesa cattolica commemora San Severo (Ravenna, fine III secolo – 1º febbraio 344), il primo vescovo di Ravenna la cui esistenza è certamente documentata, essendo le notizie sul protovescovo e patrono S. Apollinare assai confuse. Severo fu il primo vescovo ravennate a poter essere sepolto all’interno delle mura, in un sacello costruito vicino alla sua abitazione. Fino ad allora era stato in vigore infatti l’uso romano di tenere i defunti fuori dalla cerchia urbana.
Nel luogo della sepoltura sorse una grande basilica, di cui oggi restano solo le rovine (e bei mosaici) perché distrutta nel XV secolo. Ma le sue reliquie erano state già da tempo trafugate oltr’Alpe da un monaco “franco”, cosicché il suo culto prese radici in Francia e Germania. Con il risultato che il santuario più importante oggi dedicato a San Severo di Ravenna si trova a Erfurt, nella regione della Turingia: si chiama Severikirche.
“Sen Svir par prim, Senta Maria Candlora, Sen Bies cavalir, la Madona de fug”, San Severo per primo, Santa Maria Candelora, San Biagio cavaliere, la Madonna del Fuoco: quasi una litania, per ricordare i primi quattro giorni di febbraio.
“Febrarùl curtgnùl, l’è un trest cumpèr”, febbraiolo cortino è un tristo compare, cantava il verucchiese Giuseppe Pecci.
Ma i detti che giocano sul febbraio corto e imprevedibile si sprecano, a Rimini come in Romagna e in tutta Italia.
Eccone solo alcuni raccolti fra Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna a fine ‘800 dal cesenate Umberto Foschi:
“Febrer curt e maledet (o febrer curt pez d’un turc)”, febbraio corto e maledetto, o febbraio corto peggiore di un turco.
“Fabrarul curt l’è za, mo la zent u j purgarà”, febbraio corto è già, ma purgherà la gente: facendola soffrire per il freddo.
“Febrer, febrarol, è più curt e e’ più pegior”, febbraio ‘febbraiolo’, il più corto e ‘il più peggiore’.
“Se febrer un sfebreza, merz e’ smarzeza”, se febbraio non fa febbraio sarà marzo a fare marzo, tenendo conto che in Romagna una smarzèda sta per un colpo di testa e, in campo meteorologico, una burrasca di neve ai primi giorni del mese.
Ma anche, “Fabrer, la tera entra in calder”, a febbraio la terra entra in calore. E quindi “Se piov d’ febrer, l’impèss e’ graner”, se piove a febbraio il granaio si riempie. “D’ fabrer se puivirà, l’erba so la vnirà”, se pioverà di febbraio nascerà l’erba”.
(nell’immagine di apertura, febbraio nel mosaico dei mesi della Cattedrale di Aosta @ Photo Enrico Romanzi)