L’11 febbraio la Chiesa cattolica commemora San Pasquale I Papa nel giorno della sua morte. Abate benedettino e poi controversa figura di pontefice, si oppose all’iconoclastia (proibizione del culto delle immagini) dell’imperatore d’Oriente Leone V, ma ebbe rapporti non buoni neppure con quello d’Occidente Lodovico il Pio.
Dopo la violenta repressione di una congiura filo-imperiale dei nobili romani Teodoro e Leone, che furono accecati e poi decapitati, l’imperatore aprì un’inchiesta sull’operato del Papa. Pasquale si rifiutò tuttavia di farsi processare, giurando la sua estraneità alla morte dei due nobili e pretendendo che ciò bastasse ad assolverlo. Fatto sta che alla sua morte anche il popolo romano lo detestava al tal punto che non volle fosse sepolto in San Pietro. La sua santità deriva dall’essere stato visitato da una visione di Santa Cecilia, che gli rivelò dove giacevano i suoi resti e quelli di altri martiri, fino ad allora vanamente ricercati.
La figura di San Pasquale e della sua visione non era tale da attecchire più di tanto presso la devozione popolare. Tanto è vero che un culto di una comparizione molto più recente l’ha praticamente oscurata, nonché retrocessa nel calendario liturgico.
L’11 febbraio 1858 avviene la prima apparizione di una “bella signora” alla quattordicenne contadina Bernadette Soubirous; ne seguiranno altre 17, fino al 16 luglio 1858. Il prodigi si verificarono in una grotta poco distante dal piccolo sobborgo di Massabielle, presso Lourdes. Di quell’11 febbraio, Bernadette raccontò: «Io scorsi una signora vestita di bianco. Indossava un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu ed una rosa gialla sui piedi».
Nel 1862 la Chiesa riconobbe l’autenticità dell’apparizione. Nasceva la festa di Nostra Signora di Lourdes, che conobbe subito una travolgente venerazione.
Anche Rimini e il suo territorio abbracciarono immediatamente il nuovo culto. Immagini della Madona d’ Lurd, spesso con appositi altari, compaiono in moltissime chiese, cappelle, edicole, perfino giardii privati del nostro territorio. Ma ci fu chi volle fare di più: riprodurre fedelmente anche la grotta del miracolo di Lourdes.
Accadde nel 1962 a Miramare. Ecco come, secondo il racconto che appare fra le informazioni sulla Casa del Mare: “Nel cuore turistico di Miramare, a pochi metri dalla spiaggia, si può ammirare l’ultimo regalo di Don Domenico Masi alla sua famiglia religiosa: un luogo di preghiera dedicato alla Vergine Immacolata”.
“Non è una Chiesa, non è una Cappella, non è nemmeno una di quelle edicole votive che un tempo era facile incontrare lungo le strade di campagna. È qualcosa di assolutamente originale. Verrebbe da dire che è quasi una piccola piazza, sul fondo della quale si staglia una monumentale riproduzione della Grotta di Massabielle. (…) Dal 1962 migliaia di persone, da maggio a settembre, sostano in preghiera davanti alla Vergine”
Nato il 21 aprile 1880 al Monte dei Morolli, nel Comune di San Clemente, figlio di contadini, Domenico Masi a undici anni entra nel Seminario di Rimini ed è ordinato sacerdote il 17 giugno 1905: il suo primo incarico pastorale è di cappellano a Santa Maria in Cerreto. E’ cappellano militare durante la guerra di Libia del 1911-12 e poi nella prima guerra mondiale, dove cade prigioniero degli austro-tedeschi.
Giunge a Miramare nel 1921 per condurvi le orfane di cui ha preso ad occuparsi a Coriano. Nel 1926 fonda la nuova congregazione delle Sorelle dell’Immacolata e fino al 1945 “realizza – si legge nel sito delle Sorelle Immacolate – in vari centri del riminese case di riposo, case religiose e altre opere assistenziali, che dovrà ricostruire dopo la Seconda Guerra Mondiale. Per aiutare i giovani e gli operai apre una tipografia (dove stampa il suo Ramoscello d’Olivo), una falegnameria e una fabbrica di mattonelle”.
“Dopo due anni di sofferenze, don Domenico torna alla casa del Padre il 1° aprile 1964. A continuare la sua opera ci sono ora le Sorelle dell’Immacolata che lo venerano come un santo. Nel 2011 la diocesi di Rimini ha aperto la causa di beatificazione”.
11 febbraio 1921 – Nasce a Coriano Gianna Preda, giornalista d’assalto della destra