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25 gennaio 1689 – Da un inventario di Rimini spunta un capolavoro del Guercino


25 Gennaio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Il 25 gennaio 1689 si fa l’Inventario de’ Beni stabili e Mobili di ragione dell’Heredità del quondam Signor Francesco Manganoni di Rimini. Fra i beni appartenuti al defunto, deceduto l’anno prima, alla voce Nota de’ Quadri che sono in Casa: si nomina  un “S. Francesco di Paola viaggiante“.

È la prima citazione di una delle opere più raffinate di Giovanni Francesco Barbieri (Cento 1591–Bologna 1666), detto Il Guercino.

Era stata commissionata dal Manganoni come dono all’Ordine dei Minimi per essere collocata nella loro chiesa in piazza Grande (o delle Erbe, o di S. Antonio, o del Foro): la chiesa dei Paolotti, che oggi vediamo completamente ricostruita dopo le distruzioni della guerra.

Il San Francesco di Paola è un olio su tela e misura cm 130 x 102. Dei Manganoni fino al 1736, il quadro giungerà in via ereditaria a Ottavio II Zollio. La nobile famiglia (diede a Rimini anche due vescovi; Marco Antonio dal 1752 al ’57 e Ottavio dal 1824 al ’32) lo deterrà fin verso il 1850, quando ne entrerà in possesso, sempre per via ereditaria, Vincenzo Salvoni; poi sarà nella collezione Ripa, fino al 1913. In seguito, di asta in asta, è passato a vari proprietari privati, ormai lontano dalla città per cui fu dipinto.

L’opera tornò a Rimini per la mostra “Guercino ritrovato. Collezioni e committenze riminesi. 1642–1660″, che si tenne dall’8 novembre 2002 al 23 febbraio 2003.

L’ultima valutazione, nel 2013, oscillava fra i 100 e i 150 mila euro. Così annotava allora Mark MacDonnell nella scheda dell’opera per il catalogo dell’asta:

“L’esecuzione precisa e il luminismo chiaro conferiscono a questo dipinto un’inusitata raffinatezza. Entrambe le cose depongono a favore del periodo tardo di Guercino, del quale si è conservato un numero relativamente basso di opere. Brani come il volto del santo o le sue mani, e la cappelletta che appare in lontananza (che pare essere una curiosa anticipazione degli edifici fantastici di Gainsborough) testimoniano dell’immutata magia del pennello del maestro. Il santo ritratto a mezza figura mentre rivolge gli occhi al cielo, dinanzi ad un paesaggio argentato, quasi traslucido, emana una notevole forza spirituale e fa l’effetto di un’icona memorabile.

E’ difficile comprendere come gli esperti in tempi recenti potessero ritenere che un’invenzione pittorica di tale originalità ed espressività potesse essere un lavoro comune del Guercino e della sua bottega (Guercino ritrovato. Collezioni e committenze riminesi 1642–1660, catalogo della mostra , a cura di Pier Giorgio Pasini, Museo della Città, Rimini, novembre 2002 – febbraio 2003, pag. 116, come “Guercino e bottega“), tanto più che l’attribuzione di recente è stata interamente riconosciuta da De Sarno Prignano (De Sarno Prignano 2006).

Il dipinto fa parte di un gruppo di opere commissionate negli ultimi anni di vita del pittore da Francesco Manganoni, mercante di stoffe di Rimini: cinque di esse sono riportate nel libro dei conti del pittore in data 29 settembre 1659 come “cinque mezze figure“, mentre il dipinto in esame compare insieme ad altri tre per la prima volta nell’inventario degli averi di Francesco Manganoni (vedi Documentazione del 1689). Il gruppo presenta identiche misure ed un’analoga cornice.
Benché questo San Francesco di Paola non compaia nel libro dei conti del Guercino, la qualità eccezionale dell’esecuzione è sufficiente per definire quest’opera come dipinto autografo del Guercino. Inoltre questo dipinto, come tutti i quadri del gruppo Manganoni, reca un’iscrizione del 1726 dell’avvocato Ubaldo Antonio Marchi, che conferma l’autenticità del quadro. Grazie a questa iscrizione il dipinto in esame può essere identificato come una delle opere che compaiono nell’inventario compilato nel 1727 dopo la morte di Giuseppe Maria Manganoni, erede di Francesco, dove l’attribuzione a Guercino riflette senza dubbio la corretta attribuzione tradizionale all’interno della famiglia (vedi documentazione).

Pasini fa notare che l’appartenenza del San Francesco di Paola al ciclo di santi a mezza figura per Manganoni allude al collegamento fra il committente e l’ordine dei Minimi di San Francesco di Paola. Nel 1659 Manganoni aveva donato alla Chiesa di Francesco di Paola, chiesa dell’ordine dei Minimi a Rimini, il Sant’Antonio di Padova del Guercino per l’altare maggiore; il quadro si trova oggi al Museo della Città (Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, n. 331). La vicinanza stilistica del dipinto in esame con la pala d’altare di Rimini allude al fatto che entrambe le opere, che oltretutto erano destinate al medesimo committente, furono eseguite più o meno nella stessa epoca.

Siamo grati a Nicholas Turner per l’aiuto prestato nella catalogazione del dipinto in esame”.