Il 22 gennaio la Chiesa Cattolica e quella Anglicana commemorano San Vincenzo di Saragozza (Huesca, … – Valencia, 22 gennaio 304) diacono e martire sotto Diocleziano. Figlio del console Eutichio (lo stesso nome, latinizzato, del chirurgo della Domus di Rimini, il greco Eutiches) fu ferocemente torturato e poi giustiziato assieme al suo vescovo, San Valerio. San Vincenzo di Tarragona, come pure è chiamato, è patrono di vinai, viticoltori, fabbricanti di tegole, naviganti.
Quanto a vinai e viticoltori, San Vinzenz ricorda che è tempo di potare i tralci, lavoro consigliabile in luna calante e da non rimandare; perché, come dice il proverbio “Luna di grasp a zner, luna dla garavela a fvrer”, luna dei grappoli a gennaio, luna dei racimoli a febbraio.
San Vinzenz gran fredura, San Lorenz gran caldura: l’una e c’l’elta poc la dura: analogo al “Per Sant’Antoni gran fredura, per San Lurenz gran calura, l’ona e c’l’elta poc la dura”, per S. Vincenzo (o Antonio) gran raffreddatura, per S. Lorenzo gran calura, l’una e l’altra durano poco. Cambiano i Santi e di poco la data, ma il concetto resta invariato. Sono i giorni più freddi dell’anno, ma l’inverno bene o male va verso la fine e bisogna tenere duro.
E poi, “Se e’ bòfa ad znèr, u s’rimpès e’ granèr!”, se nevica in gennaio, si riempie il granaio.
Per fortuna ci sono le galline che ricominciano a fare le uova: “Zner uver”, gennaio ovaio. “U gn’è galeina o galnaza, che a zner l’ov l’han faza”, non c’è gallina o gallinaccia che a gennaio l’uovo non faccia.
Oggi non riusciamo neppure a concepire che quando non esistevano gli allevamenti intensivi, anche le uova erano un prodotto stagionale e dai primi freddi fino a dicembre diventavano un sogno proibito. E proprio quando le proteine sarebbero state più necessarie.
Sempre che le galline ci siano, però, visto che “Zner un lasa galeina te puler”: unica risorsa di carne disponibile e tante feste da celebrare in questo mese, lasciavano i pollai vuoti.