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Lia Celi: "A forza di vivere con noi i «pet» hanno finito per assomigliarci, ci fidiamo?"


Gli animali forse prevedono il terremoto, ma ce lo diranno?


28 Gennaio 2023 / Lia Celi

In questi giorni chi ha cani e gatti li tiene d’occhio più del solito. Si dice che gli animali «sentano» i terremoti prima degli esseri umani, e visto che la nostra vecchia Romagna, come certe signore avanti negli anni ma molto sprint, ha deciso di dedicare qualche secondo allo stretching geologico (dev’essere stato il suo buon proposito per il 2023), un oracolo casalingo a quattro zampe può essere utile.

La sensibilità degli animali rispetto agli eventi sismici non è dimostrata dalla scienza, che però non esclude che siano in grado di percepire micro-scosse non avvertibili dagli uomini, o fenomeni legati a movimenti tellurici, come emissioni di gas o variazioni di flussi d’acqua sotterranei.

Se possa registrare queste manifestazioni anche un viziato gattone da appartamento o un nevrotico cane da borsetta, che ormai da generazioni non vive in natura e le uniche emissioni cui è sensibili sono quelle che fuoriescono dalla scatoletta di cibo appena aperta, è tutto da vedere. A forza di vivere con noi i «pet» hanno finito per assomigliarci anche nella cecità e sordità ai segnali della natura.

Probabilmente anche i nostri antenati cavernicoli erano in grado di fiutare i gas sprigionati da fratture sotterranee o di cogliere i minimi tremiti della crosta terrestre sotto i loro piedi nudi. Forse riuscivano anche a scegliere le loro caverne secondo criteri antisismici – non sempre infallibili, a giudicare dal gran numero di scheletri umani preistorici rivenuti in fondo a grotte crollate o ostruite da frane.

Nel corso del tempo ci siamo abituati a vivere in ambienti sempre più artificiali e le nostre antenne si sono atrofizzate. Preferiamo affidarci alla scienza, ma non quando si mette in combutta con la Storia, ricordandoci che la Romagna è zona a medio rischio sismico e nei secoli passati ha sobbalzato ripetutamente, spinta da un’attrazione irresistibile verso la vicina placca balcanica, e che dovremmo trovare più strano un decennio senza terremoti che una settimana in cui a darci la sveglia al mattino è una scossettina di magnitudo 4 e spiccioli.

I miei felini, per la cronaca, in occasione di tutte le ultime scosse dormivano e non hanno fatto una pieSarebbe bello affrontare i terremoti con l’aplomb dei giapponesi o la disinvoltura dei californiani – certo, è più facile se vivi da anni in case costruite per resistere anche a scosse violente – ma, come si suol dire, «ci vorrebbe una cultura della prevenzione, fin dalla scuola,» che in Italia era già una frase fatta ai tempi dell’eruzione di Pompei.

E allora ci tocca sorvegliare le paturnie del gatto o le pipì fuori ordinanza del cane come se fossero dispacci dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia, con il cuore in gola e il borsone con le coperte pronto nell’ingresso. Sui social in questi giorni si sono lette storie di gatti premurosi che hanno svegliato i padroni due minuti prima del terremoto, o di cani che non volevano allontanarsi dalla porta di casa, pronti a guidare i bipedi di casa verso la salvezza.

I miei felini, per la cronaca, in occasione di tutte le ultime scosse dormivano e non hanno fatto una piega. L’unica possibilità perché si accorgano di un terremoto è che avvenga mentre stanno mangiando: «ehi, perché la ciotola si muove?»

Lia Celi