HomeCronacaNel 2023 vorrei vedere Papa Francesco in prima linea tra le rovine dell’Ucraina


Nel 2023 vorrei vedere Papa Francesco in prima linea tra le rovine dell’Ucraina


31 Dicembre 2022 / Giuliano Bonizzato

Capodanno. Giorno in cui, tradizionalmente, si formulano le speranze per i 365 giorni che verranno… La mia è quella di vedere Papa Francesco in prima linea tra le rovine dell’Ucraina, mentre invita Putin a cessare le stragi e a ritirarsi. Così come nel 452 d.C. fece Papa Leone quando fermò il ferocissimo Attila sulle Porte di Roma. Già. Perché se lo scorso 4 maggio lo Zar ha fatto orecchie da mercante alla richiesta di un incontro a Mosca, con i successivi devastanti sviluppi bellici che conosciamo, ora (a mio rispettoso avviso naturalmente) non resta al Papa che affrontarlo tra gli eroi che difendono la loro patria massacrata e invasa. Con un effetto mistico e mediatico che potrebbe anche por fine ai combattimenti. Eccesso di ottimismo? Forse. Ma le vie del Signore sono infinite!

Per ora, nulla di tutto questo. Che ci sia di mezzo la salute? Tenderei ad escluderlo. Infatti né gli strapazzi fisici né la carrozzella hanno impedito al Sommo Pontefice di visitare il Kazakistan dal 13 al 15 settembre di quest’anno per questioni che, di fronte al disastro dei bombardamenti russi, appaiono davvero un po’ nebulose. L’Ucraina, dove ormai si sono recati quasi tutti i big che contano, Bergoglio, per ora, l’ha vista solo dall’alto dell’aereo che lo portava al Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali. Ed proprio su quell’aereo che ha dichiarato, rispondendo alla domanda di un giornalista, che si sarebbe recato presto in Cina.

E allora? Mancanza di coraggio? Ma dài! Il nostro amato Bergoglio, sfidando in mille modi l’ipocrisia e il potere delle gerarchie, ha dato prova di averne quanto basta. E poi, senza tirar in ballo i martiri Cristiani che avevano a che fare con le belve anziché coi droni, come la mettiamo con l’esempio di Papa Leone? Anche stando, anziché in carrozzella, su un imponente cavallo bianco, nei sacri paramenti e nel pieno della sua maestà (così come raffigurato nel famoso dipinto di Raffaello dei Musei Vaticani) un colpo di lancia o di scure poteva comunque arrivargli da un momento all’altro, magari infertogli proprio da chi lo fronteggiava sul cavallo nero e che non per nulla veniva chiamato “flagello di Dio! E lui, Leone, mica aveva il giubbotto antiproiettile che Zelens’ky riserva a tutti i suoi ospiti quando li accompagna al Fronte…

Mah! Il guaio è che quando non riesco a capire certe cose, sapendo che la spiegazione deve comunque esserci, rischio poi di non chiudere occhio la notte.

Giuliano Bonizzato