Spiagge: “Tutti si sono schiantati contro un muro”, ora è il caos perfetto
22 Aprile 2023 / Maurizio Melucci
Nei mesi ed anni passati a chi mi chiedeva come sarebbe andata a finire sulle concessioni di spiaggia rispondevo che prevedevo “lo schianto dei balneari contro un muro”.
Facile profezia. Il muro è arrivato e si è materializzato nella seconda sentenza della corte di Giustizia Europea resa pubblica il 20 aprile.
Non commento le dichiarazioni degli esponenti dei balneari in evidente stato confusionale dopo “la botta”. Non commento neanche le dichiarazioni di politici, amministratori del centrosinistra che invitano il Governo Meloni a fare presto nel presentare un riordino di tutta la materia concessioni spiaggia. Sono gli stessi che per anni hanno bloccato ogni riforma seria per andare dietro alle richieste, assurde, degli attuali concessionari. Non commento neanche le dichiarazioni di esponenti del centrodestra che ora devono dire la verità dopo che per anni hanno raccontato che con loro al governo le concessioni di spiaggia sarebbero uscite dalla Bolkestein.
Per anni in Italia vi è stato un teatrino della politica organizzato dai sindacati dei balneari dove sono state fatte tutte le proposte più assurde e bizzarre. Dalle proroghe a ripetizione, fino a pensare di farne una tombale di 90 anni. Ipotesi di vendita di parte di spiaggia agli attuali concessionari. Astruse leggi su ipotesi di “legittimi affidamenti”. Ovviamente il pezzo forte era “le spiagge fuori dalla Bolkestein” oppure “alle spiagge la Bolkestein non si applica”. Ora la partita è chiusa. Dopo due sentenze della corte di Giustizia Europea e due sentenze in adunanza plenaria del Consiglio di Stato italiano tutto è stato spazzato via in modo definito. Possiamo riassumere il tutto in pochi punti:
- Alle concessioni demaniali turistiche si applica la direttiva servizi o “Bolkestein”, non vi possono essere rinnovi automatici e si debbono fare i bandi
- I bandi debbono essere fatti in modo “imparziale e trasparente tra i candidati potenziali”
- Le spiagge nel nostro Paese sono scarse, inutile cercare soluzioni che non esistono. La valutazione si fa “caso per caso e Comune per Comune”. Sulle nostre coste romagnole le concessioni arrivano a coprire il 90%.
- l’obbligo di disapplicare le disposizioni nazionali contrarie “incombono ai giudici nazionali e alle autorità amministrative, comprese quelle comunali”. Tradotto: i dirigenti dei Comuni debbono rispettare le norme europee e non quelle italiane in contrasto e tanto meno seguire la volontà di sindaci compiacenti con i bagnini. Il rischio è una denuncia penale e di danno erariale.
Si ritorna alla legge sulla concorrenza del Governo Draghi che prevede il rinnovo delle concessioni entro il 2023 e per casi motivati entro il 2024.
Dal mio punto di vista la “tempesta perfetta” è servita. Dal primo gennaio 2024 e nei casi motivati dal primo gennaio 2025 le attuali concessioni sono tutte scadute e gli attuali concessionari debbono lasciare la spiaggia per evitare il rischio di denunce per occupazione abusiva di proprietà demaniale.
Ora, fare i bandi in questo piccolo lasso di tempo sarebbe praticamente un miracolo.
I bagnini però, appunto in stato confusionale, pensano ancora di poter giocare la partita con gli indennizzi. Anche in questo caso, la materia è complicata. La Corte di Giustizia Europea, il Consiglio di Stato sono stati chiari: “nessun vantaggio per i concessionari uscenti”. Possono essere indennizzati gli investimenti fatti negli anni passati, prima del 2008 (entrata in vigore della Bolkestein) non ancora ammortizzati. Per il resto la concessione che hanno firmato gli attuali concessionari prevede di lasciare la spiaggia libera da ogni manufatto.
Tutto questo era già chiaro nel 2010, quando la sentenza della Corte Costituzionale Italiana (n. 180 2010) boccia la legge regionale dell’Emilia-Romagna che aveva prorogato le concessioni in essere per un periodo di 20 anni (Legge regionale 23/07/2009 n.8).
“La norma impugnata determina, dunque – scriveva 13 anni fa la Corte Costituzionale – un’ingiustificata compressione dell’assetto concorrenziale del mercato della gestione del demanio marittimo, invadendo una competenza spettante allo Stato, violando il principio di parità di trattamento (detto anche “di non discriminazione”), che si ricava dagli artt. 49 e ss. del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in tema di libertà di stabilimento, favorendo i vecchi concessionari a scapito degli aspiranti nuovi”.
Non ci voleva un esperto in diritto di fama mondiale per capire che le proroghe, l’uscita dalla Bolkestein e tutto il resto erano “aria fritta”. Invece nulla.
A fronte di un accordo praticamente trovato nel 2010-2011 con il ministro Raffaele Fitto del governo Berlusconi, tutto salta per la prepotenza e l’arroganza dei concessionari, in particolare toscani, che pensano di evitare le gare. Il tutto supportati da avvocati che hanno pontificato su tutto e fatto balenare l’improponibile; quanto in buona fede, è lecito domandarselo.
Ora il re è nudo. Quell’accordo che nel 2011 era possibile, ora non credo sia più praticabile. Gli elementi allora erano chiari e rispondevano anche al tema delle multinazionali e dei canoni. Vi erano anche due punti a favore dei concessionari uscenti, come la professionalità acquisita e un indennizzo per il concessionario che perdeva la concessione.
Entrambi questi punti oggi sono ormai vanificati dalle sentenze poi intervenute. Vi potrebbe essere ancora un aspetto che potrebbe facilitare i concessionari uscenti. Tenere conto dell’esperienza per le attività d’interesse pubblico (dal salvamento, alla pulizia della costa, all’ordine pubblico). Strada anche questa non semplice e da concordare con grande attenzione con la Commissione europea.
Questa è la situazione, dove si rischia il caos generale. Tutto questo ha dei responsabili, che vanno dalla politica (tutta) ai concessionari balneari, alle amministrazioni regionali e locali. Nessuno si può chiamare fuori.
Chi la pensava in modo diverso, come il sottoscritto, Vasco Errani e pochi altri, è stato zittito con una valanga di stupidaggini. E’ stata organizzata dai balneari anche una manifestazione nazionale il 20 novembre 2012 sotto gli uffici della regione Emilia-Romagna per protestare contro una posizione che non andava dietro alle loro richieste.
Come sempre la “storia” fa giustizia ed ora è chiaro chi aveva ragione e chi aveva torto. Ma la cosa non mi fa affatto piacere, perché ora la situazione è compromessa e il danno è della collettività. E quando leggo certe dichiarazioni di pubblici amministratori o politici ho sempre l’impressione che non si rendano conto che stiamo letteralmente ballando sul Titanic.
Maurizio Melucci