Mario Tonini “Fantasia d’un burdel” La Piazza
Ho conosciuto Mario Tonini, anzi è più corretto dire che è lui che mi ha conosciuto ormai diversi anni fa, in giro fra Coriano e Rimini, nell’espletamento dei vari servizi della Banda in cui suona (uno strumento strano, il flicorno) nel corso delle cerimonie in occasione delle ricorrenze della Liberazione. Conoscenza che è proseguita con il dono del suo volume “Al mi Casace. Le mie Casacce, vita di un ghetto” (La Piazza, 2008), la storia sua e della famiglia in questo ghetto di Misano raccontata in strofe dialettali.
Tonini ha oggi quasi 80 anni, ma lo spirito di un ragazzino. Mai in pace, sempre in movimento, impegnato in mille attività e giri. E a distanza di sette anni dal primo volume ha voluto tornare alla scrittura poetica dialettale per affrontare un tema che lo ha profondamente segnato nel corso della sua infanzia: il terrore, la paura dei bombardamenti aerei nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
All’età di 6 anni, fra l’agosto e il settembre 1944, è stato costretto per alcuni mesi a vivere l’orrore quotidiano, con la famiglia, delle migliaia di bombardamenti sul territorio riminese. Gli Alleati, nella preparazione e nell’attacco alla Linea Gotica tedesca usarono in maniera indiscriminata su tutto il territorio il bombardamento dal cielo. Rimini e i comuni della costa vennero rasi al suolo. Gli altri comuni nella Vallata del Conca e Coriano vennero distrutti nel corso dei terribili combattimenti del settembre 1944, con bombardamenti dal cielo, dalla terra ed anche dal mare. Molte centinaia di civili morirono in quelle settimane (solo a Coriano furono quasi 200).
Tonini, a modo suo, con gli occhi da bambino ma con grande sensibilità, ha raccontato questo tragico periodo. E lo fa proprio quando la storiografia italiana ed europea sta individuando nei bombardamenti aerei un tema cruciale per la storia della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto per gli effetti micidiali contro la popolazione civile. Alcuni autori, a proposito dei bombardamenti, parlano di “guerra totale”. Il prof. Luca Gorgolini nel suo saggio apparso nel volume “Sfollati d’Italia a San Marino durante la Seconda Guerra Mondiale” (a cura di Angelo Turchini, il Ponte Vecchio, 2012) scrive: “Che cosa significhi ‘guerra totale’ è presto detto: il mondo intero, direttamente o indirettamente, venne coinvolto nel conflitto e, all’interno di ogni nazione, ogni aspetto della società – la produzione, la scienza, la tecnica, la cultura, l’informazione, i trasporti, ecc. – in misura ancora più ampia e evidente che in passato, fu dirottato verso lo sforzo bellico”. Mai prima nella storia le popolazioni civili avevano pagato un prezzo di sangue così elevato: le stime danno 15 milioni di caduti in battaglia, ma le vittime civili sommano a poco meno di 39 milioni. E questo numero lo si deve in gran parte al ricorso massiccio degli attacchi aerei contro le città. Su Rimini furono 396 nel periodo novembre 1943-ottobre 1944. Essi causarono la morte di oltre 600 persone e distrussero l’82% del patrimonio urbanistico.
Il libro di Tonini ci racconta, tra il serio e il faceto, in dialetto storie terribili di quei mesi di guerra sul nostro territorio e lo voglio ringraziare per averlo fatto. La memoria di quei lontani, ma non dimenticati, momenti può avvenire in tanti modi. E Tonini lo ha fatto mettendoci la sua anima e la sua intelligenza. Pensando ai giovani: ha fatto il giro di tutte le scuole della zona Sud per donare alle biblioteche scolastiche il suo libro e a volte, grazie anche all’intelligenza di qualche insegnante, fermandosi a parlare e a raccontare quelle storie agli studenti.
Nel suo primo libro c’è una strofa che mi è piaciuta molto e che vi voglio riproporre: “Ho fat un poema znin, da gnint / Che fors più ad gnint un val / Parò me an ho spes gnint / E per gnint sol al rigal” (Ho fatto un poema piccolo, da niente / Che forse più di niente non vale / Però io non ho speso niente / E per niente solo lo regalo).
Caro Tonini sono stato onorato di ricevere e di leggere il Tuo “poema znin, da gnint”, e mi auguro che siano in tanti quelli che abbiano avuto la possibilità di leggerlo. Con piacere.
Paolo Zaghini