Ennio Matteini, c’era un grande prato verde…
23 Maggio 2017 / Paolo Zaghini
C’è un grande prato verde
dove nascono speranze
che si chiamano ragazzi…
(“Un mondo d’amore” di F.Migliacci – B.Zambrini – S.Romitelli, cantata da Gianni Morandi – 1967)
Il 29 novembre 1970 moriva a Bologna il giovane Ennio Maria Matteini (era nato a Rimini il primo aprile 1951) a seguito di un incidente stradale in cui era stato coinvolto a Napoli il giorno 1 novembre. Era nella città partenopea per portare il saluto e la solidarietà dei giovani repubblicani all’ottavo Congresso nazionale del Partito Radicale e del Movimento antimilitarista.
Ennio si era iscritto giovanissimo alla Federazione Giovanile Repubblicana, nella quale ebbe poi negli ultimi anni della sua breve vita incarichi di responsabilità. All’interno di un mondo giovanile che stava ‘ribollendo’ in Italia e nel mondo, Rimini perse a distanza di breve tempo due dei suoi giovani leader politici in seguito ad incidenti stradali: Loris Soldati, segretario della Federazione Giovanile Comunista Riminese, morì il 13 marzo 1969 a 22 anni [di cui ho scritto qualche mese fa]; Ennio Maria Matteini, segretario della Federazione Giovanile Repubblicana riminese, morì il 29 novembre 1970 a soli 19 anni.
Loris ed Ennio si erano conosciuti, si erano incontrati ed insieme avevano immaginato un futuro diverso per i giovani. Una organizzazione piccola, quella dei giovani repubblicani, all’interno di uno storico partito guidato da ‘notabili’ (Luciano Manzi, Gianluigi Dell’Omo, Giuseppe Pauselli), che però seppe grazie ad Ennio essere presente fra i giovani nei bollenti anni fra il 1968 e il 1970. Il PRI alle elezioni amministrative riminesi del 7 giugno 1970 aveva ricevuto 2.440 voti, pari al 3,27% dei votanti.
Scrisse nel libro che ad un anno dalla morte i familiari e gli amici vollero editare per ricordarlo (“Ennio Maria Matteini”, Ramberti, 1971) il professor Carlo Alberto Balducci: “La fedeltà ai suoi progetti lo portava a escludere ogni forma di assenteismo, a collaborare con altre forze politiche che perseguissero fini comuni, che aspirassero, come lui aspirava, alla liberazione dell’uomo, giacché in ultima analisi, a questo soprattutto anelava: liberare l’uomo da tutto ciò che non provenisse da una sua scelta personale, dai condizionamenti che lo umiliassero al punto da diventare non uomo o uomo a metà”. “C’è la sua fiducia nell’azione non violenta,c’è la sua partecipazione al movimento antimilitarista e antimperialista, c’è la sua ammirazione variamente testimoniata ai promotori della non violenza come Gandhi, Luther King, don Milani”.
“La sua avversione ad ogni ‘clericalismo’, di qualunque colore fosse, conferma appunto la sua fede nei valori della libertà e della pace, così come la sua lotta contro il consumismo, con le forme della violenza economica e morale che esso comporta”.
Invece, l’amico Sergio Masini (anche lui rimasto ferito nell’incidente di Napoli che costò poi la vita a Ennio): “Mazzini ci aveva tracciato le linee maestre: noi, aprendoci alla cultura progressista del nostro tempo, ricercavamo i metodi e le prospettive. Ennio svolgeva un’attività enorme. Era, di noi, quello che aveva lo sguardo più limpido, quello che poteva meglio giudicare la situazione. Rimini e la Regione non gli bastavano. Aveva iniziato a svolgere un intenso lavoro politico anche a Milano, dove era iscritto ad Architettura. L’aveva nel sangue la politica”.
“Due temi gli erano particolarmente cari: l’antimilitarismo e la difesa dei diritti civili. Il suo pacifismo non aveva nulla di rinunciatario. Nel campo dei diritti civili, dopo la lotta a favore del divorzio, portata avanti con decisione e fermezza, e culminata nella raccolta di firme del 19 e 20 settembre, per il divorzio e contro il Concordato clerico-fascista, la sua attenzione e il suo impegno si erano concentrati sulla persecuzione di cui erano – e sono – fatti segno gli anarchici, e in modo particolare gli imputati del processo Valpreda. Ne avevamo parlato a lungo ed egli ne aveva fatto poi il fulcro del suo intervento al congresso del Partito Radicale”.
Ennio aveva esordito nel suo intervento a Napoli il primo novembre 1970 affermando: “Amici, sono qui a rappresentare l’assemblea della sezione riminese della Federazione Giovanile Repubblicana che, strutturatasi in modo non burocratico ed anti-verticistico, s’è impegnata – negli ultimi anni – nella battaglia politica, in costante collaborazione con gli altri gruppi giovanili locali della sinistra”. E proseguiva “Costante – specie da un anno a questa parte – è stato il contatto tra la nostra sezione di giovani repubblicani di Rimini con il Partito Radicale”.
I costanti rapporti con le federazioni giovanili del PCI, del PSI e del PSIUP, le iniziative congiunte, i manifesti firmati assieme, il rapporto con il Partito Radicale segnavano la FGR di quegli anni. In un rapporto non certo facile con alcuni degli esponenti locali del Partito Repubblicano (l’eccezione era Gino Beraudi), stretti in un forte rapporto di collaborazione, politica ed elettorale, con la DC.
La mancanza di un archivio del PRI riminese non aiuta a ricostruire queste vicende, dove però (secondo svariate testimonianze) Ennio seppe comunque sfoderare un’abilità diplomatica nelle relazioni che lo fecero stimare anche dalla maggioranza del gruppo dirigente repubblicano.
Ricordiamo la partecipazione dei giovani repubblicani e dei giovani socialisti alla sfilata del 21 agosto 1968 attorno al Grand Hotel contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia; il manifesto FGS, FGR e FGCI redatto in occasione della morte suicidio di Jan Palach a Praga nel gennaio 1969: “I tragici fatti che sconvolgono in questi giorni la Cecoslovacchia ci toccano e ci commuovono profondamente come giovani, come militanti rivoluzionari e come combattenti per la libertà”; la vicinanza alla FGCI riminese in occasione della morte di Loris Soldati il 13 marzo 1969 alla vigilia della grande manifestazione da lei promossa contro la NATO del 23 marzo. Ed ancora appuntamenti con gli studenti, partecipazione alle manifestazioni e alle prese di posizione contro la repressione, la richiesta di riforma della scuola.
Il 2 dicembre 1970, ricorda ancora l’amico Sergio Masini “eravamo in tanti, ad accompagnarlo, con le bandiere e con il nostro affetto, il nostro rimpianto. Ennio non era mai stato vivo come quel giorno. Lui alla morte non ci aveva mai pensato. Fino a mezz’ora prima della sciagura si era trovato sulla breccia, a portare avanti il discorso politico in cui credeva, quello che noi, giovani repubblicani di Rimini, avevamo elaborato insieme, con il suo contributo determinante”.
Il manifesto a lutto della FGR affisso in città recitava: “Nato e vissuto nella luce dell’Ideale, educato alla scuola della democrazia mazziniana, Egli lascia un vuoto incolmabile nel cuore di quanti, amici e compagni, furono al suo fianco in tutte le battaglie antiautoritarie e democratiche”. Le organizzazioni giovanili del PCI, del PSI e del PSIUP affissero un loro manifesto: “E’ scomparso il compagno Ennio Matteini, dirigente della Federazione Giovanile Repubblicana. Assieme a Lui abbiamo condotto tante battaglie in nome della pace, della democrazia, dell’avvenire della gioventù. Con Lui scompare un militante valoroso di quel vasto schieramento della sinistra giovanile che, unita, lotta per un domani migliore”.
Un anno dopo, domenica mattina 28 novembre 1971, nella sede della FGR (in Via Giordano Bruno, 33 intitolata proprio ad Ennio) venne organizzato un Convegno regionale sul tema “Obiezione di coscienza e diritti civili: una strada per la democrazia” a cui intervennero l’on. Oddo Biasini e l’allora segretario della L.I.D. (Lega Italiana per il Divorzio) Marco Pannella dedicato a ricordare le battaglie per i diritti civili di Ennio Matteini. Con Pannella si erano incontrati e conosciuti al Congresso del Partito Radicale a Napoli.
Ed ancora, a testimonianza dell’affetto e del legame di Ennio con il PRI, svariate sezioni repubblicane in diverse città d’Italia furono a lui dedicate.
La sua breve vita fu intensa e ricolma di impegni, al di là della politica, che lo videro, oltre che prolifico nella redazione di articoli sulle problematiche giovanili, anche appassionato di pittura, di musica e di sportivo impegnato nel baseball.
Ringrazio il fratello di Ennio, l’arch. Annio Maria Matteini per il materiale che mi ha messo a disposizione e per le foto.
Paolo Zaghini