La zirudela? È il nostro rap in dialetto
23 Maggio 2017 / Paolo Zaghini
Cumited “Com una volta” – “San Clemente, Giustiniano Villa. XXIV concorso di poesia dialettale (2016)” – La Piazza.
Parlo del Concorso 2016, quando è ormai in arrivo l’esito del Concorso 2017. Sono arrivato ‘lungo’ nel dedicare questa segnalazione al volume delle poesie e delle zirudele 2016: mi ripetevo adesso lo faccio e poi sempre un altro libro passava avanti. Ma ora ci siamo: non sarebbe successo nulla di grave se non l’avessi fatto, ma il problema è solo mio perché ci tenevo a farlo.
Considero, assieme a tanti altri cultori del dialetto romagnolo, il Premio Giustiniano Villa il concorso per poeti in dialetto romagnolo più importante nella Provincia di Rimini e tra quelli più significativi in Romagna. Esso è cresciuto nel corso degli anni e quest’anno festeggerà il suo primo quarto di secolo (la prima edizione è del 1992).
Venticinque anni consecutivi per un premio non sono pochi, e questa longevità la si deve in primis a Claudio Casadei, responsabile del “Cumited Com una volta”, che dalla sua nascita l’ha preso per mano e fatto crescere, anno dopo anno. Assieme ad una Giuria ‘importante’: Presidente Piero Meldini, membri Grazia Bravetti Magnoni, Angelo Chiaretti, Maurizio Casadei, Rita Gennari, Luciano Guidi, Oreste Pecci, Maria Pia Rinaldi oltre che lo stesso Claudio Casadei. E con l’appoggio del Comune di San Clemente che ha sempre sostenuto questa manifestazione.
Del resto Giustiniano Villa qui era nato nel 1842, da una famiglia benestante. Ma lui scelse di fare il ciabattino e con le sue zirudele, girando per mercati, fiere e piazze, conquistò la Romagna incentrando i suoi versi sulla vita politica e sociale del tempo, con al centro sempre la vita dei contadini e i loro scontri con i padroni.
Il Premio Giustiniano Villa consta di due Sezioni: una per la poesia e una per le zirudele, “una forma poetica dal contenuto leggero ma arguto, in genere di otto sillabe per verso e con le rime baciate che nelle recite le conferiscono un ritmo molto musicale” come ha scritto Maurizio Casadei, giornalista e membro della Giuria del Premio. E prosegue: “Il suo contenuto spesso è sarcastico e irriverente, o assume il tono di invettiva politica, nella più classica tradizione dei cantastorie e come fanno oggi tanti rapper”.
La pubblicazione annuale raccoglie tutte le poesie e le zirudele arrivate: nel 2016 40 poesie e 29 zirudele. Claudio Casadei suggerisce di leggere tutti i lavori “oltre che con gli occhi e la testa anche con il cuore. Troverete tra le righe emozioni e messaggi che risveglieranno un ricordo, vi strapperanno un sorriso, un pensiero e a volte una lacrima”.
Vincitore per la Sezione poesia 2016, Lorenzo Scarponi di Bellaria con “Gnént” (abbiamo recensito qualche mese fa il secondo volume di Scarponi “E’ mi fiòur” edito da Pazzini). Secondo premio a Germana Borgini di Santarcangelo di Romagna con “S’è fiè lizìr”. Terzo premio a Massimo Giorgi di Mondaino con “L’amor döp”.
Vincitore per la Sezione zirudele Giuliano Biguzzi di Cesena con “Al luarì”.
Sfogliando l’elenco dei vincitori annuali troviamo autori affermati e poeti alle ‘prime armi’: per la “poesia” Gianfranco Rossi di Cesena, Bruno Zannoni di Ferrara, Marino Monti di Forlì, Enzo Fiorentini di Santarcangelo, Antonio Gasperini di Montiano, Lidiana Fabbri di Coriano, Franco Ponseggi di Bagnacavallo, Gianfranco Miro Gori di San Mauro Pascoli, Luciano Fusconi di Cervia, Annalisa Teodorani di Santarcangelo, Giorgio Balestra di Cesena; per le zirudele, Ivano Aurelio Muratori di Rimini, Franco Ponseggi di Bagnacavallo, Anna Maria Pozzi di Coriano, Francesco Guidi di San Marino, Antonio Brunelli di Predappio, Mauro Vannucci di Rimini, Valderico Vittorio Mazzotti di Torre Pedrera, Umberto Carlini di Rimini, Annunzio Livi di Cattolica, Adolfo Margotti di Fusignano.
Chiude il suo saluto il patron Claudio Casadei: “Voglio ringraziare ed abbracciare ad uno ad uno tutti i miei poeti: senza di loro tutto questo non sarebbe possibile e il dialetto resterebbe anche da noi argomento per troppo pochi eletti. Invece noi vogliamo che resti patrimonio collettivo e vivo della nostra terra di confine e della Romagna intera, con mille discussioni, mille bocciature e mille approvazioni ma soprattutto con mille e mille poesie e zirudele”.
Ecco la poesia vincitrice “Gnént” di Lorenzo Scarponi
La curdàela dla zanzariera ch’la dòndla / la fa cut spès e’ cas dla finèstra / a lè sòta sé marciapì, e’ gat, / a né vègh, mo al so ch’u j è / – e’ sint a tirè so la seràndla / u n sàelta piò: l’avciaia – / la rósa, ancòura sènza fòij / sa che fiòur ròs a la so in zima / e’ fóigh sa cal ràemi dréti / dóidi ch’al péunta e’ zil / e’ pégn, l’ulóiv / che pàer chi ciacra i ciacra / i móv apéna al ràemi / e’ pasaròt se cóimi l’ingala a né so qvant vólti / l’è sempra mèi a ès sichéur / al nóvli ch’a i va a né so duvò, mò al và / e’ cucèr e’ saracla tla taza, i dint i biasa / e’ cmòinza e’ dè / e sé t dmand se ch’u j è ad fura: / gnént!
Niente
La cordicella della zanzariera che dondola / Gioca a nascondino dietro l’infisso della finestra / Lì sotto sul marciapiedi, il gatto / Non lo vedo, ma so che c’è / – sente alzare la tapparella / Non salta più: la vecchiaia – / La rosa ancora senza foglie / con quel fiore rosso lassù in cima / il fico con quei rami dritti / dita che puntano il cielo / il pino, l’ulivo / che sembra che … chiacchierano chiacchierano / muovono appena i rami / il passero in cima al tetto si accoppia non so quante volte / è sempre meglio essere sicuri / le nuvole che vanno son so dove, ma vanno / il cucchiaio che mischia nella tazza, i denti masticano / inizi il giorno / e se chiedi cosa c’è di fuori: / niente!
Paolo Zaghini
(nella foto, Giustianiano Villa intorno al 1910)