HomeCulturaMontefeltro tutto da studiare, ma i fondi non bastano


Montefeltro tutto da studiare, ma i fondi non bastano


11 Giugno 2018 / Paolo Zaghini

Studi Montefeltrani n. 33 – 2011/2012 n. 34 – 2013/2014 – Società di studi storici per il Montefeltro.

Nel prossimo incontro dei Soci della Società di Studi Storici per il Montefeltro il Presidente Roberto Monacchi illustrerà la situazione dell’associazione: difficile dal punto di vista economico, felice dal punto di vista culturale.

Monacchi ha chiesto in questi mesi ai Sindaci e ai responsabili del GAL un aiuto per il proseguimento dell’attività della Società, oltre ad aver ottenuto l’iscrizione della Società fra quelle per cui i contribuenti possono destinare il 5 per mille della propria dichiarazione dei redditi a partire dal 2017. Oltre 150 soci, 34 numeri della rivista “Studi Montefeltrani” editi fra il 1970 e il 2016, decine di volumi pubblicati nelle varie collane inerenti le diverse realtà del Montefeltro, tanti convegni organizzati. E Monacchi ha pronto (bisogna trovare le risorse) diverse pubblicazioni di grande interesse e sta lavorando con il direttore della rivista Alessandro Marchi al prossimo numero.

Sul numero 33 di “Studi Montefeltrani” Francesco Vittorio Lombardi racconta la nascita della Società, di cui Lui fu uno dei promotori. “C’era diffusa, a tutti i livelli, l’errata convinzione che il Montefeltro fosse da identificare con il Ducato di Urbino e che Urbino stessa fosse la capitale del Montefeltro”: ma era una valutazione errata. Nei primi mesi del 1970 l’idea e il progetto di “fondare una Società di studi, sul modello della ‘Società di Studi Romagnoli’”.

Una circolare datata 25 luglio 1970 invitava i Comuni di San Leo, Casteldelci, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Maiolo, Novafeltria, Talamello, Montecopiolo, Monte Cerignone, Monte Grimano, Mercatino Conca, Sassofeltrio, Macerata Feltria, Pietrarubbia, Carpegna, Frontino di Massa, Lunano, Piandimeleto, Belforte all’Isauro ad aderire.

L’invito era inviato anche ai comuni di Sestino, Badia Tedalda, Sogliano al Rubicone e alla Repubblica di San Marino. “In tale identificazione geografica era già presente una prima ricognizione confinaria. In realtà con questa dimensione il Montefeltro è storicamente esistito solo come diocesi religiosa almeno dal IX secolo d.C.”.

“Quest’area si distende sulle vallate medio-alte di ben cinque bacini fluviali (Savio, Marecchia, Conca, Foglia, Metauro) fino al crinale appenninico. In epoca moderna fa parte di ben tre regioni (Marche, Emilia-Romagna, Toscana) e di uno stato sovrano, cioè la Repubblica di San Marino”.

“Contrariamente ad altre zone, nel Montefeltro, è sempre mancata una città, o una capitale dominante e centripeta. La ‘civitas’ vescovile antica (San Leo) e quella moderna (Pennabilli) non sono mai state ‘città’ per numero di abitanti”. Pertanto la sede della Società venne fissata nel convento francescano di Sant’Igne, proprio in quegli anni restaurato, e gli uffici amministrativi presso la Pro Loco di San Leo.

Nel 1971 uscì il primo numero di “Studi Montefeltrani”, i Soci nell’assemblea del 22 gennaio 1972 risultavano essere 61 (nel 1976 saranno 109) ed il primo Consiglio Direttivo per il quadriennio 1972-1975 eletto risultò così composto: Lombardi Francesco Vittorio, Cecini Nando, Flenghi Antonio, Pruccoli Enzo, Tombini Giuseppe. Il 4 ottobre 1973, a San Leo, ebbe luogo il primo Convegno di studio promosso dalla Società: “Il duomo di San Leo e il romanico nel Montefeltro”.

Una quindicina i saggi pubblicati su ogni numero. Scrive il direttore Marchi a proposito degli interventi pubblicati sul numero 34: “Un volume ricco ed eterogeneo – oggi si suol dire ‘miscellaneo’ – che si muove disinvolto a raccontare storie diverse, che spazia dai capitelli del duomo di San Leo alle frane della regione feltresca, dalle dogane ottocentesche agli epici briganti delle Marche e della Romagna, alla musica del Novecento; non mancano poi argomenti più tradizionali come la storia medievale, coi Malatesta e i Montefeltro, o i pittori della controriforma”.

Ho trovato di grande interesse il saggio di Francesco Ambrogiani che descrive l’origine dei contrasti fra Sigismondo Pandolfo Malatesta e Federico da Montefeltro. Una lettera di Federico del 1445 accese la miccia dei contrasti fra le due casate. Citando Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, Ambrogiani afferma che “i conflitti non si vincono sul campo, ma nella sfera immateriale della narrazione. Egemone è chi impone la propria versione dei fatti”. E allora se il primo denigratore di Sigismondo fu papa Pio II, “non va scordato il capomastro: Federico da Montefeltro; fu infatti lui, con la sua lettera dell’8 gennaio 1445, a mettere in circolo i veleni in cui, anni dopo, intinse la sua formidabile penna il pontefice senese, per condannare all’inferno Sigismondo Pandolfo Malatesta”.

Vorrei citare ancora anche il saggio di Giorgio Lombardi dedicato al brigante settecentesco “Mason dla Blona e la sua banda nel Montefeltro”, a cui anche Nevio Matteini dedicò un volume “Mason dla Blona” (Edizioni del Girasole, 1984) evocando però le sue gesta in Romagna.

Infine, dal numero 33, il saggio di Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni “Lo sfollamento a San Leo e i contatti con San Marino durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale” in cui viene narrato l’esodo di migliaia di riminesi, a seguito dei bombardamenti alleati, nel 1944 a San Leo. Avvenimento poco conosciuto perché prevalente la storia degli sfollati riminesi a San Marino.

Paolo Zaghini