Chi era Renato Muccioli, per un quarto di secolo sindaco di Coriano
5 Marzo 2019 / Paolo Zaghini
Renato Muccioli è stato uno dei Sindaci di più lunga durata nel Riminese, secondo solo a Davide Celli Sindaco di Torriana. Muccioli è stato Sindaco di Coriano dal marzo 1951 al giugno 1975, per oltre 24 anni, contro i 30 anni e 15 giorni di Celli, Sindaco di Torriana.
Subentrò a Carlo Zaghini (1913-1983), prima Commissario dal settembre 1944 nominato dagli Alleati e poi eletto Sindaco dopo le elezioni del 6 ottobre 1946 sino al febbraio 1951 quando, prima con un decreto prefettizio il 26 dicembre 1950 e poi con un decreto del Presidente della Repubblica del 7 febbraio 1951, venne rimosso dalla carica di Sindaco per tre anni per aver promosso la raccolta di firme a favore dell’Appello di Stoccolma contro le armi nucleari redatto dai Partigiani della Pace.
Tra le carte di Gianni Quondamatteo ho trovato alcune bozze di articoli, non datati ma probabilmente del 1950, in cui raccontava cosa era Coriano passato il fronte nel settembre 1944: “Piovvero dal cielo, dal mare e da terra bombe e proiettili di ogni sorte sull’abitato di Coriano (…) L’abitato urbano di questo centro venne letteralmente raso al suolo: delle scuole, delle chiese, della sede comunale e delle abitazioni private rimasero bruciacchiati e pericolanti muri, travi contorte e mucchi di macerie. L’85% dei fabbricati non esisteva più”.
E proseguiva: “All’indomani della Liberazione, un uomo che stava aggiustando un tetto squarciato da una granata venne chiamato dalla strada e fatto scendere: era il signor Carlo Zaghini che doveva assumere di lì a poco la carica di primo cittadino. Era l’inizio della ricostruzione di Coriano (…). Coriano è risorta, come l’araba fenice, dalle sue ceneri. Sono stati ricostruiti dodici ponti su tredici (uno solo era resistito in piedi), gli otto cimiteri del capoluogo e delle frazioni, l’edificio comunale, le scuole, 48 chilometri di strade comunali, un grande palazzo comunale ed oltre settanta appartamenti di case popolari. E’ inutile dire che resta ancora da fare molto, che v’è ancora gente che vive in condizioni pietose”.
In un altro articolo invece Quondamatteo affrontava il tema più scottante per la popolazione corianese: la mancanza di acqua potabile.
“Le più belle soddisfazioni della vita quotidiana, la gente di questo comune vicino a Rimini se le prende quando piove. Quando il cielo si annuvola e cominciano a scendere i primi goccioloni c’è già chi si soffrega compiaciuto le mani e tira un sospiro di sollievo. Finalmente potrà prendersi il gusto di lavarsi abbondantemente la faccia, le mani e il resto del corpo. Finalmente il brodo non avrà il sapore amarognolo di tutti i giorni ed i fagioli si cuoceranno. Finalmente le donne di casa si leveranno la soddisfazione di un bucato coi fiocchi e nelle stalle le bestie avranno acqua a sufficienza”.
“Perché Coriano non ha rubinetti nelle sue case e sogna da mezzo secolo un acquedotto. Nel capoluogo e nelle frazioni l’acqua è tratta da pozzi e da pozze dove si raccoglie per le piogge. E’ inutile soggiungere che quest’acqua è batteriologicamente impura ed è causa, ogni anno, di numerosissimi casi di tifo e paratifo. La scorsa estate questi casi sono stati circa una trentina, di cui uno con esito letale. Ma tant’è. La popolazione non ha altra scelta e nelle frazioni è costretta ad abbeverarsi alle stesse pozze dove bevono le bestie. L’acqua che si usa ha uno strano sapore. I fagioli – vale a dire la carne dei poveri – non cuociono, il brodo ha un sapore amaro e non v’è sapone (nemmeno il Palmolive, dice testualmente il Sindaco) che riesca a fare schiuma. Quando piove, quindi, festa per tutti”.
Ma la festa vera, per tutti i corianesi, la si fece solo il 25 agosto 1990, quarant’anni dopo, quando in Piazza Mazzini Giorgio Zanniboni (1935-2011), Presidente dell’acquedotto di Ridracoli, e Giovanni Girolomini (1943- ), Sindaco di Coriano, attivarono in mezzo ad una folla plaudente la messa in rete dell’acqua proveniente dalla diga di Ridracoli e la secolare sete corianese venne definitivamente risolta.
Ho un po’ divagato ma volevo descrivere la situazione sociale in cui Renato Muccioli divenne Sindaco in maniera drammatica per Coriano, a seguito di un ennesimo colpo di mano contro un sindaco comunista da parte di una Democrazia Cristiana più che mai attiva allora nella “guerra fredda” in corso in Italia e nel mondo.
Muccioli era stato eletto in Consiglio Comunale, in quota PCI, nella lista comune PCI-PSI alle prime elezioni amministrative del dopoguerra il 6 ottobre 1946, che aveva ottenuto il 66,10% dei voti e 16 consiglieri su 20: aveva trenta anni (era nato a Coriano il 13 settembre 1916, figlio unico di Adele Bianchi, 1886-1964, e Gennaro Muccioli, 1879-1950). Nei documenti dell’anagrafe è scritto che la professione del padre Gennaro era quella di “pollivendolo”.
Il Sindaco Zaghini lo chiamò a far parte della Giunta Comunale come Assessore supplente, uno dei due Assessori comunisti (l’altro era Alfredo Nicoletti). Gli altri quattro Assessori erano socialisti (Giovanni Pari, Ferdinando Buldrini, Alcide Biotti, Giuseppe Spada).
Muccioli aveva abbandonato la scuola il 18 febbraio 1929, a poco più di 12 anni, “per essere d’aiuto al padre ovaiuolo” (come è scritto nella pagella della Classe VI.a, Anno Scolastico 1928-1929, firmata dal maestro Luigi Liverani).
L’8 settembre 1943, assieme a tantissimi altri soldati italiani, gettò le armi e la divisa e scappò a casa. Da Parma, dov’era di servizio militare, rientrò a Coriano presso la sua famiglia. Nel corso di un rastrellamento a fine novembre 1943 venne catturato e inviato a lavorare per la organizzazione tedesca TODT al porto di Rimini per 40 giorni. Qui scaricò la ghiaia dalle navi provenienti da Pesaro per costruire fortini. Riuscì a tornare nuovamente a casa alla Pedrolara, ma in questa piccola frazione corianese si era nel frattempo installato un distaccamento tedesco. Così Muccioli fu costretto a vivere praticamente nascosto da gennaio all’agosto 1944, quando riuscì a riparare a San Marino.
In una testimonianza del 1984, apparsa sul giornalino del Comune in occasione del 40° della Liberazione, Muccioli ricordava: “Mi avvicinai alla politica subito dopo la Liberazione. Prima nessuno discuteva di politica. Sapevamo che c’erano i partigiani, ma con loro non avemmo mai alcun contatto. Io durante i lunghi mesi in cui mi nascosi, li cercai anche ma senza fortuna”.
E proseguiva: “Il lavoro venne dopo la Liberazione. Coriano era distrutta per oltre l’80%. Provvedere alla sepoltura dei morti, garantire il pane e un letto a tutti. Queste furono le scommesse di quelle prime settimane dopo la Liberazione. Ricordo che alla fine di settembre del 1944 per rimediare il cibo per l’inverno andammo a trebbiare il grano che stava marcendo nei campi. Io venni chiamato ad organizzare la Camera del Lavoro. Cercate di immaginare che cosa voleva dire organizzare i lavoratori dopo oltre vent’anni di fascismo …”.
Roberto Tutone nel suo lavoro “Sindacato e lotte sociali nel Riminese” (ESI, 1981), ricorda come a poche ore dall’attentato al Segretario Generale del PCI Palmiro Togliatti il 14 luglio 1948 anche a Rimini avvennero scioperi e comizi di protesta. Il primo avvenne lo stesso 14 luglio alle ore 18.00 in Piazza Cavour dove parlarono rappresentanti del PCI e del PSI e il Segretario della Camera del Lavoro davanti ad oltre 3.000 persone (secondo il verbale dei Carabinieri). E poi lascia parlare Renato Muccioli, “allora segretario della Camera del Lavoro di Coriano”: “Non si muoveva penna senza il consenso della Camera del Lavoro di Rimini. Per spostarsi da un capo all’altro della città bisognava essere muniti di appositi lasciapassare. Gli accessi principali della città, l’Arco d’Augusto e il Ponte di Tiberio, erano bloccati e sorvegliati da giovani armati”.
Il 20 marzo 1951 Muccioli venne eletto Sindaco, e fu sostituito come Assessore supplente da Carlo Zaghini, l’ex Sindaco sospeso. Il Prefetto annullò l’elezione a Sindaco di Muccioli, ma confermò quella di Zaghini ad Assessore. Svolse le funzioni di Sindaco sino alla data delle nuove elezioni amministrative (27 maggio 1951) l’Assessore Anziano Giovanni Pari (1913-2011) (PSI).
Il PCI corianese, dopo le elezioni del 27 maggio 1951, lo volle Sindaco alla guida della Giunta PCI-PSI, che pur avendo aumentato i voti rispetto al 1946 aveva perso percentualmente molti punti (si era fermata al 56,37% dei voti) a fronte di quasi un raddoppio dei voti alla DC (passata dal 19,22% al 32,49%). Ma la ripartizione dei seggi, in base alla legge elettorale allora vigente, rimase invariata: 16 a 4. Sindaco divenne Muccioli, con due assessori comunisti (Carlo Zaghini, G. Battista Brolli) e quattro socialisti (Giovanni Pari, Augusto Frisoni – poi emigrato all’estero e fu sostituito il 24 maggio 1952 da Alfredo Valloni, PCI -, Giuseppe Bartolucci, Luigi Bellini).
Al secondo Congresso della Federazione comunista riminese (3-8 aprile 1951) Muccioli entrò, come candidato, nel Comitato Federale (composto da 31 membri più 5 candidati), assieme a Carlo Zaghini, membro effettivo (che uscì però il 4 ottobre 1952). Al terzo Congresso (26-28 febbraio 1954) venne eletto membro effettivo nel Comitato Federale (32 membri più 9 candidati). Al quarto Congresso (30 novembre-2 dicembre 1956) e al quinto (15-17 gennaio 1960) invece fu eletto nella Commissione Federale di Controllo.
L’8 aprile 1951 Muccioli si sposò a San Marino con Silvana Cicchetti (1922-2013). La coppia ebbe una sola figlia, Vilma, nata a Rimini il 29 gennaio 1953, coniugata con Sauro Montevecchi (1952- ).
La famiglia Muccioli si trasferì a Rimini il 23 aprile 1952. Questo non impedì in alcun modo, mai, a Muccioli di essere costantemente presente in Comune e a tutti gli incontri di partito. In molti ricordano ancor oggi il suo muoversi con la sua 500. Anche se spesso questo fatto, di abitare a Rimini, fu usato dalla minoranza per attaccarlo su questo punto.
Renato Muccioli segnò politicamente un’epoca, guidando con rigore e ampio sostegno popolare la Giunta Comunale per 25 anni, ma anche controllando il suo Partito. Possedeva un carisma molto forte, oltre che una grande capacità di interpretare la realtà e i momenti, sapendo anche scegliere i propri collaboratori, sia politici che amministrativi.
Dal 1947 al 1963 fu segretario del PCI corianese Duilio Girolomini (1917-2012), che era anche il suo segretario particolare in Comune oltre che il responsabile amministrativo comunale. Fu poi sostituito alla guida del partito, dal 1963 al 1970, da Luciano Lombardini (1926-1982), che fu spesso anche in Giunta. Lombardini era anche il più politico dei consiglieri comunali: suoi gli interventi sulle questioni più calde come quella dell’insediamento della base militare a Passano alla fine degli anni ‘60, compresi quelle internazionali come le prese di posizione contro la guerra del Vietnam o la condanna per l’intervento dei sovietici in Cecoslovacchia.
Il rapporto di Muccioli con Carlo Zaghini, l’altro uomo forte del PCI, fu ad intermittenza, a volte di sostegno a volte di scontro. In Giunta Muccioli cambiò gli uomini in quasi tutte le legislature, ma ebbe con sé sempre personaggi, seppur di non grande cultura, di grande sensibilità umana, capaci di raccogliere ampi consensi, profondamente legati al territorio e alla gente (Armando Baldisserra, Primo Montanari, Settimio Spina, Pasquale Paoletti).
In Comune si avvalse della collaborazione stretta, oltre che di Duilio Girolomini, del segretario comunale Primo Santini (1920-1991) (in carica dal 1949 al 1979), del vigile urbano Ciro Bellettini (1921-1996), del geometra Pietro Lotti.
In un’intervista che feci a Duilio Girolomini nell’aprile 2003 sul giornalino comunale, su Muccioli mi disse: “un amico e un compagno al cui fianco mi onoro di aver operato per il bene di Coriano”.
Con la elezione a Sindaco lasciò la responsabilità di segretario della Camera del Lavoro di Coriano e per oltre un decennio fu un funzionario della CGIL riminese.
Alla tornata elettorale del 27 maggio 1956 la lista unitaria PCI-PSI prese il 58,58% contro il 32,79% della DC. Sempre 16 consiglieri alla maggioranza e 4 alla minoranza. Muccioli venne rieletto Sindaco alla guida di una Giunta composta da tre Assessori comunisti (Luciano Lombardini, Carlo Zaghini, Settimio Scarponi) e tre Assessori socialisti (Luigi Fabbri, Giovanni Pari, Santino Mattoni).
Suo grande antagonista, ma profondamente rispettato, fu per decenni don Michele Bertozzi (1917-1999), parroco di Coriano, quando in un’altra epoca (dalla Liberazione sino al Concilio Vaticano II) l’uomo di Chiesa era tutt’uno con l’essere il leader politico del mondo cattolico: memorabili gli scontri sui giornalini dei due schieramenti (“Il Martelletto”, “Liscio e busso”, “La Voce del Parroco”).
Alle elezioni del 6 novembre 1960 la lista unitaria PCI-PSI prese il 56,28% contro il 34,53% della lista DC-PSI. Il PSI si era spaccato ed una parte si era alleato con la DC. Sempre 16 consiglieri alla maggioranza e 4 alla minoranza. Muccioli venne rieletto per la terza volta Sindaco alla guida di una Giunta composta da tre Assessori comunisti (Armando Baldisserra, Primo Montanari, Settimio Scarponi) e tre Assessori socialisti (Santino Mattoni, Emilio Monticelli, Guido Leardini).
Al censimento del 1951 Coriano contava 6.816 abitanti (ma aveva già perso oltre mille abitanti rispetto agli anni trenta) per scendere sotto i 5.000 abitanti alla fine degli anni Sessanta e attestarsi a 5.134 abitanti nel censimento del 1971. Una fuga verso le nuove e più ricche attività della costa, oltre che l’abbandono della maggioranza dei contadini dei poderi sottoposti a mezzadria (gli occupati in agricoltura scesero dall’81% del 1951 al 38% del 1971) e i contratti di mezzadria scesero dall’85% del 1947 a meno del 20% nel 1970. I poderi, in particolare nella valle del Marano e a Mulazzano si svuotarono, e solo in parte furono rioccupati da una immigrazione di agricoltori provenienti dalle Marche, soprattutto dalla provincia di Ascoli Piceno. Un’emorragia continua delle forze più attive, più giovani, che lasciò interi nuclei abitati e frazioni spopolate o scarsamente abitate.
E’ in questo dato che vanno ricercate le basi di alcune scelte infelici compiute nel corso degli anni Sessanta per cercare di trattenere qualche abitante, come l’aver consentito l’edificazione privata sulla piazza d’armi del Castello di Coriano o la lottizzazione di Cerasolo senza aver prima predisposto le adeguate infrastrutture e i servizi necessari (che sarà poi compito delle Amministrazioni Comunali dei decenni successivi mettervi necessariamente riparo). Importante invece la scelta compiuta per la costruzione dell’area industriale e artigianale di Cerasolo Ausa, con l’istituzione di un’area depressa, ai fini dell’occupazione e dello sviluppo economico. Nei primi anni ’70 la zona di Cerasolo Ausa assorbiva quasi il 50% degli addetti nell’industria del Comune.
Nei primi anni ’60 Muccioli avviò un’attività di mediazione immobiliare su aree riminesi, in stretto rapporto con il più abile e capace (e molto chiacchierato) uomo d’affari riminese di quegli anni: Giuseppe (Pino) Amati. Muccioli operò per la edificazione del nuovo quartiere alla Colonnella; a metà degli anni ’60 acquistò un isolato nel centro di Rimini (con palazzi Diotallevi-Pagliacci, Battaglini e Carradori-Fregoso) che poi demolì, per lasciare spazio alla costruzione dei grandi magazzini Omnia; infinite le operazioni di compra-vendita di alberghi e di aree edificabili negli anni del boom edilizio e della crescita del turismo riminese.
Con le elezioni del 22 novembre 1964 entrò in vigore per la elezione dei consiglieri il sistema proporzionale. Si presentarono alle elezioni quattro partiti: il PCI che ottenne il 49,19% dei voti e 11 consiglieri, la DC che ottenne il 30,49% e 6 consiglieri, il PSI che ottenne l’11,55% e 2 consiglieri, il PSIUP che ottenne il 5,17% e 1 consigliere. Per la quarta volta Muccioli venne rieletto Sindaco, ma questa volta alla guida di una Giunta PCI-PSIUP, così composta: cinque Assessori comunisti (Primo Montanari, Luciano Lombardini, Armando Baldisserra, Angela Maria Gasperoni, Romano Ugolini) e un Assessore psiuppino (Umberto Capparelli). Il 22 marzo 1967 l’Assessore Baldisserra morì e venne sostituito da Settimio Spina.
Va ricordata la dura battaglia che l’Amministrazione Comunale di Muccioli, fra il 1967 e il 1969, combatté contro la creazione della base militare di Passano e l’istituzione delle relative servitù militari: battaglia completamente persa in quegli anni di “guerra fredda”, di duro confronto politico e militare fra Stati Uniti e URSS.
I fascisti del MSI arrivarono a ipotizzare, per denigrarlo e attaccarlo, che fosse il mediatore che operò per conto degli americani per l’acquisto dell’area della base. Il giornale fascista riminese “Il Mestolo”, diretto da Sergio Soatin, il 12 novembre 1967 così uscì: “Sensazionale! Il sindaco comunista di Coriano lavora per gli Americani? Corrono voci insistenti che il compagno Muccioli, Sindaco comunista di Coriano (mediatore (?) a tempo perso) si dia un gran da fare per trovare del terreno (nel territorio di quel Comune) per la costruzione di un Villaggio per militari americani e le loro famiglie (…). Denunciamo agli elettori il vergognoso e scandaloso bifrontismo del PCI riminese i cui uomini, da una parte, ‘fanno la guerra ai missili e agli americani’ e dall’altra cercano disperatamente di combinare affari con gli stessi americani”. Corrono voci … nulla di vero, ma le fake news si usavano anche quella volta.
Alla fine dell’estate 1969 Muccioli ebbe un infarto che lo costrinse per molti mesi al riposo e ad abbandonare la direzione del Comune. In questa situazione, in previsione delle elezioni del 7 giugno 1970, e vista ormai la lunga durata dell’incarico a Sindaco di Muccioli, il Segretario del PCI corianese dal 1963, nonché Assessore comunale, Luciano Lombardini decise di candidarsi a Sindaco ed aprì un duro confronto all’interno del PCI, promuovendo anche una raccolta di firme a sostegno della sua candidatura. La proposta ottenne un ampio consenso soprattutto a Ospedaletto e a Mulazzano. Ma al termine di un duro e partecipato incontro dentro al partito, alla presenza del membro della Segreteria Federale del PCI riminese Giorgio Alessi, fu deciso di confermare per la quinta volta a Sindaco Muccioli.
Alle elezioni del 7 giugno 1970 il PCI incrementò i voti ottenendo il 50,96% e confermò 11 consiglieri, la DC il 28,54% e 6 consiglieri, il PSU l’8,54% e 2 consiglieri, il PSIUP il 5,90% e 1 consigliere, il PSI il 2,70% e nessun consigliere. Muccioli fu rieletto Sindaco alla guida di una Giunta PCI-PSIUP composta da 5 Assessori comunisti (Ivo Casadei con delega alla Pubblica Istruzione e Cultura, Settimio Spina alle Finanze, Luciano Lombardini all’urbanistica, Gianfranco Geminiani a Igiene e Sanità, Giovanni Girolomini allo Sport e Turismo) e un Assessore psiuppino (Santino Mattoni ai LL.PP. e Vice-Sindaco). Il 22 ottobre 1974 Pasquale Paoletti subentrò a Spina deceduto il 12 settembre 1974.
Alle elezioni del 15 giugno 1975 il PCI ottenne il 55,88% dei voti e 13 consiglieri, la DC il 25,46% e 5 consiglieri, il PSI il 7,73% e 1 consigliere, il PSDI il 7,09% e 1 consigliere. Sindaco venne eletto il comunista Gianfranco Geminiani (che tenne per sé la delega all’urbanistica), alla guida di una Giunta PCI-PSI , composta da cinque Assessori comunisti (Renato Muccioli con delega a Igiene, Sanità e Assistenza, Luigi Mazza alla Pubblica Istruzione e Cultura, Carlo Zaghini ai LL.PP., Sergio Pierini al Bilancio e Decentramento, Agostino Vannucci alle Attività Economiche) e un Assessore socialista (Primo Abati a Turismo e Sport e Vice-Sindaco). Abati il 28 febbraio 1979 venne sostituito dal socialista Giuseppe Montanari. Muccioli lasciò dunque nel 1975, dopo cinque mandati, l’incarico di Sindaco, ma svolse ancora per cinque anni la funzione di Assessore sino al 1980.
Luci ed ombre per un lunghissimo periodo di governo. Sicuramente la Coriano di oggi è molto diversa da quella lasciata da Muccioli nel 1975, all’inizio di un ciclo economico positivo, che portò il paese, dopo anni di emigrazione e di crisi, ad una fortissima fase di ripresa tanto da consentire l’ampia espansione urbanistica, produttiva e demografica degli anni Ottanta.
Renato Muccioli morì a 82 anni il 15 aprile 1998.
Paolo Zaghini