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Giuseppe Angelini, il comunista romantico di Novafeltria


29 Settembre 2019 / Paolo Zaghini

Fra Rimini e Pesaro ci sono poco più di 40 chilometri di distanza, si mangia la stessa piada e il maiale si chiama ugualmente baghino. Eppure è come se ci fosse un muro che divide le due realtà. I riminesi poco, o nulla, sanno della storia pesarese, delle sue vicende politiche e dei protagonisti che le hanno animate (pubblici amministratori o dirigenti di partito).

Lo stesso avviene per la storia dei sette Comuni dell’alto Montefeltro i cui cittadini nel referendum del 17-18 dicembre 2006 all’84% si espressero per il passaggio di regione (dalle Marche all’Emilia-Romagna) e di provincia (da Pesaro-Urbino a Rimini). Passaggio che divenne ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta, la n. 188, della legge n. 117/2009.

Questa premessa è necessaria perché amici e compagni di Novafeltria mi hanno chiesto, visto che ho scritto ormai numerosi profili biografici di dirigenti comunisti del riminese per Chiamamicitta.it, di dedicarne uno anche a quello che loro ritengono il loro dirigente più prestigioso: Giuseppe Angelini. Invito che ho accolto ben volentieri, ma che non avrei mai potuto scrivere senza l’aiuto dell’ex Sindaco di Novafeltria Vincenzo Sebastiani e delle due figlie di Angelini, Chiara e Angela, che ringrazio vivamente, nonché di Mauro Annoni, Presidente dell’ISCOP di Pesaro.

Occorre fare a questo punto un’altra premessa: non esiste una storia scritta del PCI pesarese e pochissime sono le testimonianze edite dei protagonisti. L’Archivio del PCI pesarese è stato versato qualche anno fa all’ISCOP. E’ grazie al lavoro della Biblioteca-Archivio “Bobbato” che stanno incominciando ad uscire primi studi (a incominciare dai due volumi de “La Provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità”, a cura di Angelo Varni uscito per i tipi di Marsilio nel 2003).

La Biblioteca-Archivio di storia contemporanea “Vittorio Bobbato” è un centro specializzato nella storia del ‘900 che conserva materiali storico-documentari dei più svariati tipi (video, audio, cartacei, fotografici ecc.) relativi alla storia dell’età contemporanea in ambito pesarese. La struttura si è costituita negli anni ’80 grazie alla donazione di Vittorio Bobbato, partigiano combattente nella lotta di Liberazione e al lavoro congiunto dell’ANPI provinciale e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Pesaro e Urbino (ISCOP); dal 1996 è convenzionata con l’Amministrazione Provinciale di Pesaro e Urbino e con il Comune di Pesaro.

ISCOP e Biblioteca “Bobbato” hanno dato vita a “Memorie di Marca”, piattaforma web nata per ospitare gli inventari e le descrizioni di archivi, risorse bibliografiche e collezioni. “Memorie di Marca” è lo spazio dove gli istituti culturali, i soggetti privati e le pubbliche amministrazioni della Regione Marche possono rendere fruibile il proprio patrimonio culturale attraverso la pubblicazione di oggetti digitali di qualunque formato. Per quanto riguarda Pesaro sono state inserite le carte della Federazione Comunista, dell’ANPI, della CGIL, dell’Associazione Massimo Vannucci, dell’ABET di Fano, dell’ISCOP.

Ho dato tutte queste informazioni, che spero possano essere utili anche ad altri ricercatori, perché anche per me è stato muoversi in un territorio sconosciuto su cui ho dovuto avventurarmi per scrivere il profilo di Giuseppe Angelini (1920-2007) protagonista politico per oltre quarant’anni di primo piano nel pesarese e nelle Marche (sindaco di Novafeltria, sindacalista, deputato, pubblico amministratore, dirigente comunista).

Giuseppe Angelini nacque a Mercatino Marecchia (diventata poi nel 1941 Novafeltria) il 15 gennaio 1920 da Dorina Fraternali e Carlo Angelini. Iniziò gli studi liceali a Rimini e li concluse a Cesena. Nel 1938 si iscrisse alla Facoltà di lettere e Filosofia della Scuola Normale Superiore di Pisa dove ebbe docenti di rigorosa ispirazione democratica e liberalsocialista (Luigi Russo, Guido Calogero, Giorgio Pasquali). Tra i compagni di studio Scevola Mariotti (1920-2000), poi latinista e filologo classico, e Alessandro Natta (1918-2001), poi Segretario Nazionale del PCI.

1935. Rimini, foto di classe del Liceo Classico “G. Cesare”. In seconda fila, il primo a destra in piedi, Giuseppe Angelini. Nella stessa fila, il secondo da sinistra, Federico Fellini

Verso la fine del 1938 Natta, già militante antifascista, sotto l’influsso – più che del comunismo – della cultura liberal-socialista di Calogero, Aldo Capitini, Carlo Rosselli, gli propose di aderire al movimento liberalsocialista e di organizzare gruppi di giovani antifascisti nelle regioni d’origine. E’ dunque nel periodo universitario che Angelini iniziò il suo impegno politico e culturale.

Nel 1942 dovette sospendere gli studi a Pisa perché richiamato alle armi. Venne inviato a frequentare il corso allievi ufficiali prima all’Aquila e poi a Bari. E’ in quest’ultima città che maturò il suo passaggio dal socialismo liberale al comunismo iscrivendosi nel 1944 al Partito Comunista. Bari da metà settembre 1943 venne occupata dagli inglesi. Nel marzo 1944 si arruolò nell’appena costituito Corpo italiano di Liberazione che da giugno operò sul fronte Adriatico a fianco dell’8. Armata inglese. Vi rimase sino al termine delle operazioni belliche e la definitiva liberazione del paese.

Nel dopoguerra riprese gli studi e si laureò in Lettere e Filosofia nel 1949 presso l’Università di Bologna con una tesi di laurea su Piero Gobetti.

1944. Bari. Giuseppe Angelini, a sinistra seduto, arruolato nel Corpo Italiano di Liberazione

Alle elezioni amministrative del 7 aprile 1946 entrò nella lista del PCI a Novafeltria e venne eletto il 15 aprile Sindaco della Città. Ricoprì l’incarico sino al 25 maggio 1947. All’inizio del 1946 avevano intanto ripreso vigore le spinte autonomistiche del Montefeltro, la cui popolazione spingeva per un accorpamento amministrativo su Rimini, anche in previsione della costituzione della provincia di Rimini. Angelini nel settembre 1946 partecipò, quale Sindaco di Novafeltria, a S. Agata Feltria al primo Convegno dei Comuni della Romagna, assieme ai Sindaci di Rimini, Ravenna, Cesena, ai deputati Aldo Spallicci e Quinto Bucci, dove si votò un documento contenente le richieste della popolazione montefeltrana da presentare all’Assemblea Costituente in corso. Questa votazione provocò furibonde reazioni contrarie, politiche e istituzionali, nel pesarese.

Il 28 settembre 1946, a San Marino, sposò Anna Maria Cucci (1921-2015) da cui ebbe due figlie (Chiara nata nel 1947 e Angela nata nel 1952). Divorziò dalla moglie alla fine degli anni ’70. Il 13 aprile 1989 sposò a Pesaro Velia De Vero.

Dopo la laurea preferì, alla carriera di insegnante, un impegno duro: militante nel sindacato, nel partito, nelle istituzioni.

La sua preparazione culturale e le qualità politiche indussero il PCI ad affidargli la segreteria generale della Camera del Lavoro di Pesaro dal 1951 al 1956 (con eccezione di alcuni mesi nella seconda metà del 1953). Anni in cui rafforzò la struttura organizzativa del sindacato, che contava oltre 50.000 iscritti, per metterla in grado di sostenere, in sintonia con gli obiettivi del Piano del Lavoro della CGIL, l’intensificarsi delle lotte di varie categorie sociali, in particolare dei mezzadri contro il monopolio agrario e dei minatori dello zolfo di Cabernardi e Perticara contro il monopolio della Montecatini.

1953. Pesaro, Piazza del popolo. Giuseppe Angelini, segretario della Camera del Lavoro, parla durante una manifestazione

Angelini dal 1951 ricoprì incarichi politici all’interno del PCI pesarese e nelle istituzioni, anche contemporaneamente. Nel maggio 1955 partecipò al 2° Corso di studi comunisti a Roma e nel saggio finale presentato il 20 maggio, intitolato “Le lotte per la rinascita della montagna e delle cinque valli della provincia di Pesaro”, delineò i temi a lui più cari e che furono al centro della sua attività di pubblico amministratore provinciale.

Fu consigliere provinciale dal 1951 al 1965. Dal 1951 al 1956 fu anche Assessore allo sviluppo economico nella Giunta provinciale presieduta da Wolframo Pierangeli; anni in cui si occupò delle condizioni di particolare arretratezza delle aree interne della provincia pesarese.

Fu nuovamente eletto in Consiglio provinciale dal 1970 al 1980, divenendo nel quinquennio 1970-1975 vice-presidente nella Giunta PCI-PSI presieduta dal socialista Salvatore Vergari. Alle elezioni provinciali del 7-8 giugno 1970 il PCI aveva ottenuto il 39,98% dei voti, la DC il 34,35%, il PSU il 6,32%, il PSIUP il 5,46%, il MSI il 2,65%.

Negli anni ’70 Angelini sostenne le numerose esperienze innovative che videro la Provincia commissionare importanti attività di studio propedeutiche alla programmazione territoriale: sulla situazione e prospettive dell’industria del mobile e del tessile, la istituzione dei comprensori, le risorse naturali e culturali delle aree interne da promuovere a fini turistici, la sistemazione e la valorizzazione dell’assetto idrogeologico. In ambito scolastico importante fu l’affidamento all’arch. Carlo Aymonino della progettazione del nuovo campus scolastico di Pesaro.

Deputato al parlamento dal 1958 al 1968 (III e IV legislatura), fu membro della IX Commissione permanente Lavori Pubblici dal 1958 al 1965, della VII Commissione permanente Difesa nel 1965-1966, della XI Commissione permanente Agricoltura dal 1966 al 1968. Fu poi membro della Commissione speciale per l’esame di progetti relativi alle zone depresse del centro nord dal giugno 1966 al giugno 1968. Presentò 45 progetti di legge, intervenne in aula 49 volte. Avanzò proposte ed interrogazioni su tematiche di interesse nazionale, ma con una attenzione costante per quelle del territorio di Pesaro Urbino e del Montefeltro: assetto idrogeologico, viabilità, trasporti, attività economiche, problemi del lavoro. Significative le sue interrogazioni di denuncia delle condizioni di vita e lavoro dei lavoratori della industria estrattiva, del mobile, agricola ed ortofrutticola, le proposte di misure economiche e previdenziali in loro favore, il sostegno alla difesa del posto di lavoro quando si profilarono licenziamenti.

Luglio 1964. L’Unità, pagina delle Marche-Umbria. La notizia dell’elenco dei comunisti inseriti dal generale Giovanni De Lorenzo nella lista dei sovversivi da arrestare in esecuzione del “Piano Solo”. L’on. Giuseppe Angelini è il primo a sin. nelle fotografie

Racconta Ermanno Torrico, che lo intervistò il 19 marzo 2006 per la redazione della sua biografia per il volume “Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970” (Ediesse, 2006): “E’ al fianco dei minatori per la difesa dei loro posti di lavoro contro la definitiva smobilitazione messa in atto dalla Montecatini nelle miniere di Perticara, Cabernardi e Formignano di Romagna e contro la chiusura delle fonderie di Pesaro e di Porto Recanati. Per impedire lo smantellamento del gruppo il sindacato organizza, l’11 luglio 1958, una grande manifestazione. Una colonna motorizzata di minatori e di operai, partita da Perticara, raggiunge Pesaro per protestare contro il governo e la Montecatini e chiedere l’intervento statale a favore di nuove attività produttive che potessero assorbire i quattromila licenziati. Angelini, in testa al corteo dei minatori, insieme ai dirigenti della CdL provinciale Elmo Del Bianco e Alfideo Mili, difende con successo il loro diritto ad entrare in città di fronte al blocco attuato dalla polizia sulla strada nazionale Adriatica, all’altezza del ponte di Porta Rimini. E’ denunciato, assieme ad altri, per i reati di oltraggio continuato e aggravato a pubblico ufficiale, istigazione a disobbedire alle leggi e promozione di riunione in luogo pubblico senza preventivo avviso all’autorità”.

E ancora il 23 dicembre 1960 i Carabinieri di Pesaro, intervenuti “per far entrare nei mobilifici i lavoratori che non aderivano allo sciopero”, lo denunciarono perché nel corso dello sciopero dei lavoratori del legno indetto dalla CGIL aveva inveito contro il Maresciallo “con parole forti e perciò si chiede di procedere per oltraggio”.

Nel luglio 1964, al suo secondo mandato parlamentare, durante la crisi del primo governo Moro, insieme ad altri politici e sindacalisti comunisti, marchigiani e non, fu inserito nelle liste dei 731 “sovversivi” che avrebbero dovuto essere arrestati e deportati qualora fosse riuscito il tentativo di colpo di stato ideato dal generale dell’arma dei carabinieri Giovanni De Lorenzo (Piano Solo) per scongiurare la “presa del potere” da parte del PCI .

Intorno alla metà degli anni sessanta fu tra i sostenitori della nascita a Pesaro del Circolo Culturale Antonio Gramsci che, con un dibattito aperto e innovatore, lasciò tracce profondissime nella vita culturale della città e concorse alla formazione del nuovo gruppo dirigente politico ed amministrativo che governò Pesaro negli anni successivi.

Partecipò alla attività dell’ISSEM – Istituto per lo studio dello sviluppo economico delle Marche, attivo ad Ancona dal 1963 al 1969 prendendo parte al dibattito sulla programmazione economica, sociale e territoriale che precedette e preparò la nascita della Regione Marche.

Tra il 1967 e il 1970 fu Vice-presidente dell’Ente di sviluppo delle Marche istituito nel 1965 per l’attuazione dei programmi di sviluppo per l’agricoltura marchigiana.

Negli stessi anni fu presidente provinciale e regionale della Alleanza nazionale dei contadini, coerentemente con l’interesse sempre manifestato per il movimento operaio e contadino anche nelle sue espressioni cooperativistiche.

Ricoprì ruoli di direzione politica importanti nel PCI: tra gli anni ‘50 e ‘60 è segretario della Federazione di Pesaro; dal 1964 al 1970 è segretario regionale e per tutti gli anni ‘70 membro del Comitato Centrale del PCI.

1978. Giuseppe Angelini

Ma nella seconda metà degli anni ottanta condivise il dissenso di molti militanti comunisti pesaresi verso il processo di trasformazione del PCI in PDS (svolta della Bolognina nel 1989 e XX Congresso di Rimini nel 1991). Già nel 1986 aveva inviato al congresso regionale del partito una lettera durissima, in cui denunciava il nuovo corso impresso dai dirigenti nazionali del PCI. E attaccava pubblicamente i dirigenti quarantenni pesaresi (su Il Resto del Carlino del 29 maggio 1986). Una rottura che rifletteva pensieri già espressi, tra l’altro, nella rivista marxista “Interstampa”, nel cui direttivo si trovò insieme al filosofo Ludovico Geymonat.

Negli stessi anni collaborò alla fondazione a Pesaro del “Circolo culturale Antonio Pesenti” attorno al quale si raccolsero diverse anime della sinistra dissenziente. Il circolo mirò a coprire, a livello locale, il vuoto a sinistra che si stava creando e che portò nel 1991 alla nascita di Rifondazione Comunista a cui si iscrisse, lasciando dopo 47 anni la militanza nel PCI.

Negli anni novanta, già anziano e senza più incarichi politici e istituzionali, continuò a manifestare con coerenza le sue idee comuniste solidarizzando, anche con una partecipazione attiva, con movimenti di protesta come quello degli studenti a Pesaro o del Centro sociale Leoncavallo a Milano.

Anni 2000. Giuseppe Angelini

Angelini morì a Pesaro l’8 gennaio 2007, all’età di 87 anni, e venne sepolto al Cimitero di Villa Fastiggi a Pesaro. Nel ricordo scritto da Marco Della Fornace nella pagina pesarese de Il Messaggero lo definì “un intellettuale romantico” e titolò: “Angelini sepolto con la sua bandiera rossa”. Il Resto del Carlino titolò: “Angelini, un intellettuale al servizio del comunismo”, “Una vita spesa nel partito: Maestro di contadini e operai”.

Il 12 febbraio 2007 l’Amministrazione Provinciale intitolò la Sala dei gruppi consiliari a Giuseppe Angelini, nella sede di via Gramsci a Pesaro, rendendo così omaggio al suo costante impegno politico e culturale per lo sviluppo economico del territorio e l’emancipazione sociale e civile della sua gente. Il Presidente della Provincia Palmiro Ucchielli nel corso della cerimonia della intitolazione disse: “Giuseppe Angelini è stato uno degli uomini politici più intelligenti che le istituzioni marchigiane abbiano avuto”.

Paolo Zaghini