HomeCulturaSantarcangelo, quell’ospedale che divenne biblioteca


Santarcangelo, quell’ospedale che divenne biblioteca


16 Dicembre 2019 / Paolo Zaghini

“Fra storia e memoria.ù L’Ospedale Civile di Santarcangelo (1871-1998): le sue vicende, la sua evoluzione” A cura di Pier Angelo Fontana, Giorgio Ioli, Francesco Soldati – Il Ponte Vecchio.

Oggi abbiamo in testa la splendida sede della Biblioteca Comunale “Baldini”, e non ricordiamo più che cos’era quell’edificio prima di ospitarla. Quell’immobile, per oltre cento anni (dal 1871 al 1998), era stato l’Ospedale di Santarcangelo di Romagna. Lo fu sino a quelle prime ore dell’alba del 16 maggio 1998 quando scoppiò, all’ultimo piano, un violento incendio che ne decretò la sua chiusura. L’edificio, dopo esser rimasto chiuso per alcuni anni, venne individuato dall’Amministrazione Comunale come la nuova sede della biblioteca.

I curatori del volume (Pier Angelo Fontana direttore della Biblioteca “Baldini”, Giorgio Ioli ex primario di Medicina Generale e Francesco Soldati ex direttore amministrativo dell’Ospedale), attraverso una ventina di interventi, ricostruiscono le vicende storiche del nosocomio santarcangiolese.

Oreste Delucca racconta degli ospedali di Santarcangelo in epoca medievale; Stefano De Carolis di quelli in epoca moderna ed infine Francesco Soldati dall’Unità d’Italia ad oggi. Silvia Crociati ci parla invece delle fonti archivistiche che raccontano l’evoluzione della struttura nel tempo.

Gianluca Maestri ricostruisce le vicende della “fabbrica dell’Ospedale”, ovvero i progetti e i lavori della sua costruzione, le ristrutturazioni effettuate in periodo fascista e quelle post-belliche.

Un capitolo importante è dedicato alle opere d’arte di proprietà dell’Ente ospedaliero: lo fanno Stefano De Carolis, Sonia Muzzarelli e Patrizia Alunni.

Non potevano poi non essere ricordati, attraverso le loro biografie, alcuni medici che hanno fatto la storia sanitaria dell’Ospedale nel corso dei decenni: Augusto Campana (1854-1919), Achille Franchini (1870-1966), Antonio Malaguti (1894-1977), Walter Brighi (1924-2016), Domenico Iorio (1938-2009).

Ma anche quelli di una quindicina di “sanitari” più umili: “testimonianze di chi ha operato negli ultimi anni di attività del vecchio Ospedale, attraverso ricordi legati ad esperienze personali e professionali, incontri, relazioni, amicizie nati in un contesto attraversato dal dolore, ma pervaso anche da un senso profondo di umanità e di condivisione”. “Le interviste sono state effettuate nei luoghi divenuti oggi sale di lettura; per quasi tutti era la prima volta dopo il disastroso incendio del 1998 che aveva reso inagibili i reparti di medicina, e l’emozione era leggibile negli occhi e nella voce di tutti”.

Fontana ricostruisce il percorso decisionale compiuto dall’Amministrazione Comunale nel decidere di realizzare lì la sede della Biblioteca: il Sindaco Fabio Maioli nella seduta del Consiglio Comunale del 28 gennaio 1999 propose l’acquisto dell’immobile dall’AUSL. Fu il Sindaco Mauro Vannoni che nei primi anni Duemila propose di realizzare lì il nuovo “Palazzo della Cultura”. A fine 2004 fu emanato il bando di gara per il conferimento della progettazione, vinto e assegnato nel settembre 2005 ad un pool di professionisti composto da Studio Tecnico Associato La Gioia/Ferri, Pool Engineering S.p.A, Sistema Duemila srl ed arch. Marcello Dolci con capogruppo l’arch. romano Bruno Agates.

Nel luglio 2008 venne bandita la gara per i lavori. Il Sindaco uscente Vannoni volle organizzare un evento speciale per dire che il progetto stava procedendo per domenica 29 marzo 2009, una festa intitolata “Palazzo della Cultura. Il progetto, il cammino”.

I tempi dei lavori, soprattutto per la crisi dei bilanci comunali, si allungarono e il nuovo Istituto culturale potè essere inaugurato solo il 23 aprile 2014, nella “Giornata Mondiale del Libro” patrocinata dall’UNESCO. Il Comune in quel momento era guidato dal Commissario straordinario Clemente Di Nuzzo.

Scrive a conclusione del suo intervento Fontana: “I singoli contributi che formano il libro sono – volutamente e per scelta condivisa – diversi tra loro, disomogenei in quanto ad ampiezza, taglio e profondità di ricerca, stile di scrittura, perché diversi ne sono gli autori: per formazione professionale, per ruolo avuto nelle vicende dell’Ospedale, per età. Crediamo però che nel loro insieme siamo riusciti a ricostruire in maniera esauriente la storia di questo luogo, per sua natura così sensibilmente legato alle memorie di tanti santarcangiolesi; luogo per tanti anni di cura dei corpi, divenuto ora luogo di cura delle menti (ed anche, certamente, dei cuori)”.

Paolo Zaghini