HomeCulturaIl Teatro di Rimini: la storia della ricostruzione in attesa di poterci tornare


Il Teatro di Rimini: la storia della ricostruzione in attesa di poterci tornare


12 Aprile 2020 / Paolo Zaghini

“La ricostruzione del Teatro Amintore Galli raccontata dai protagonisti”. A cura di Massimo Totti – Panozzo.

Il 28 ottobre 2018 il Teatro Galli, dopo 75 anni dalla sua chiusura, riapriva le porte al pubblico con la grande musica di Cecilia Bartoli. Una serata straordinaria, indimenticabile, non solo per chi era dentro ad assistere alla esecuzione, ma per tutta la Città.

Questo è il terzo grande libro che viene dedicato alla rinascita del Teatro Galli, dopo quelli di Francesco Amendolagine – Livio Petriccione “Il Teatro Galli. Tecniche e materiali per la ricostruzione degli apparati decorativi del capolavoro di Luigi Poletti” (Maggioli, 2018); “Il Teatro oltre la memoria. Rimini e il Galli ritrovato”, a cura di Annarosa Vannoni e Giulia Vannoni (Edizioni APM, 2019).

Questo libro – scrive il Sindaco Andrea Gnassi – racconta l’odissea pluridecennale della rinascita del Galli dal punto di vista di alcuni protagonisti diretti. Non vuole essere, quindi, un documento prettamente “tecnico”, ma una sorta di diario in cui le considerazioni e le emozioni dei singoli si miscelano all’andamento del cantiere, alle scelte che si pongono innanzi, ai dati e alle problematiche tipicamente settoriali. Una sorta di puzzle, dunque, un collage di esperienze e interventi, una storia (non dunque la Storia) delle donne e degli uomini che, dentro e fuori il Comune di Rimini, hanno avuto ruolo e responsabilità nel procelloso viaggio di restituzione del teatro civico alla comunità riminese”.

Il fil rouge che guida la narrazione del volume è dato dai ricordi dell’ingegnere Massimo Totti, dal 10 agosto 2008 project manager per la ricostruzione del Teatro Galli, l’uomo che ha guidato la squadra di professionisti, di tecnici, di artigiani e di aziende (sono state oltre 400 persone che hanno lavorato nel cantiere) che in dieci anni ha consentito a Rimini di riavere il suo Teatro.

Un teatro progettato dall’architetto Luigi Poletti, di Modena, “architetto principe dello Stato Pontificio”, la cui “fama a livello nazionale è legata ad un linguaggio neoclassico fondato su una solida cultura accademica”. Per costruirlo occorsero allora quindici anni, dal 1842 al 1857. Il Teatro venne inaugurato il 16 agosto 1857 alla presenza di Giuseppe Verdi che aveva scritto per l’occasione l’opera “Aroldo”. Ed fu in funzione sino al 28 dicembre 1943 quando un micidiale bombardamento aereo inglese ne ferì profondamente la struttura.

L’ex Sindaco Alberto Ravaioli e l’ex Assessore alla cultura Stefano Pivato ricostruiscono il lungo, e non facile, percorso decisionale che consentì, dopo tanti anni di accesi confronti, di duri scontri, di progetti commissionati e poi buttati, di arrivare nel 2008 alla scelta decisionale che consentisse la partenza dei lavori.

Ravaioli, dopo aver nominato pochi mesi dopo il suo insediamento nel 1999 un comitato di tre saggi (Stefano Pivato, Paolo Fabbri e Alfredo Speranza, recentemente scomparso) “con il compito di consultare la città e le varie associazioni culturali e del mondo dell’associativismo”, ricevette da loro un responso preciso: “la maggior parte della città e delle associazioni era decisamente orientata a un’idea di teatro secondo il modello all’italiana e quindi polettiano”. Questa scelta contrastava con quanto precedentemente deciso dopo la vittoria nel concorso bandito dal Comune del progetto Natalini. Dopo un tentativo di mediazione con la redazione di un “progetto condiviso”, bocciato dal Ministero della Cultura, Ravaioli decise di rompere “ogni indugio”. “Con protocollo d’intesa stipulato in data 24 febbraio 2004 furono definite le modalità di realizzazione del progetto di ricostruzione filologica e tipologica del teatro Amintore Galli, individuando il soprintendente arch. Elio Garzillo, quale responsabile della progettazione”. Ma sarà necessario arrivare al 17 giugno 2008 per l’approvazione del protocollo d’intesa tra la Sovrintendenza regionale per i beni culturali dell’Emilia-Romagna e il Comune di Rimini per l’avvio vero dei lavori per la ricostruzione del Galli.

Pivato, nel suo intervento, afferma che “ha vinto il partito dei ‘comeristidoveristi’ e della ricostruzione filologica (o quasi). E per fortuna. Perché, come da decenni sostiene Luigi Cervellati, uno dei padri del teatro Amintore Galli, mentre l’architettura moderna o postmoderna dovrebbe manifestarsi in periferia per caratterizzare la città contemporanea, nei centri urbani le ricostruzioni devono restituire l’autenticità di un’opera d’arte”. Al di là, e al di sopra, delle tante polemiche passate e presenti Pivato sostiene con forza che “Rimini ha evitato uno scempio modernista che avrebbe deturpato definitivamente il suo centro storico”.

Il volume, magnificamente illustrato, dà la parola a decine di protagonisti della ricostruzione, nei vari settori. Impossibile elencarli tutti. Citerei solo le parole dell’ingegnere Michele Bonito, Presidente della Commissione di Collaudo (con lui gli architetti Paolo Bascucci ed Emanuele Pionati): “Raramente nel corso della mia carriera professionale ho visto convergere tanta qualità nel perseguimento di un unico obiettivo: qualità degli uomini preposti al governo dell’iter, di quelli impegnati nell’ordire il progetto e di quelli chiamati a darne realizzazione a tutti i livelli; qualità negli intenti e nei proponimenti; qualità nelle scelte, nei materiali, nelle tecniche e nelle tecnologie impiegate; qualità nella cura dei particolari; qualità nei risultati tangibili e funzionali acquisiti”.

Evviva! Rimini ha di nuovo il suo Teatro. Ma ora, come scrive l’Assessore Giampiero Piscaglia, cosa si programmerà in questo Teatro? Il suo intervento è scritto ad un anno dalla inaugurazione. Ed è stato un anno di “prova”, nel senso che si è voluto misurare le reali potenzialità di questo contenitore. “Impossibile fare una stima reale di quante persone abbiano varcato la soglia del teatro in questi dodici mesi, tanta è stata la mole di eventi organizzati e ospitati”. Il contenitore ha retto a tutte le prove. E Piscaglia considera il riconoscimento del magazine americano “Time”, che lo ha inserito tra i 100 luoghi del mondo che meritano di essere visti nel 2019 come un traguardo importante raggiunto.

Ora, dopo la sospensione in queste settimane di tutti gli spettacoli programmati, per colpa di questa maledetto virus Covid19, i riminesi aspettano una ripresa degli eventi, come dice Piscaglia, “in un ambiente che invita a sognare”. Il futuro e in grande.

Paolo Zaghini