La Linea Gotica nelle voci di chi c’era, da una parte e dall’altra
2 Agosto 2020 / Paolo Zaghini
“Di guerra e di genti. 100 racconti della Linea Gotica”. A cura di Andrea Marchi, Gabriele Ronchetti, Massimo Turchi – Pendragon.
“Quello che non abbiamo mai letto, finora, è un libro che ci parli della Linea Gotica attraverso cento racconti di vita vissuta, storie realmente accadute fra l’estate del 1944 e la primavera del 1945”. Questo è l’ambizioso preambolo che i curatori di questo volume ci porgono in prima pagina. Qualche perplessità sulla riuscita di quanto promesso però, alla fine della lettura, ce l’ho.
“Attraverso queste pagine conoscerete storie individuali vissute da persone semplici – militari e civili – che descrivono un ampio spaccato storico e sociale, ma soprattutto umano, di quello che fu l’ultimo fronte di guerra in Italia, sull’estrema linea difensiva tedesca”. “Storie che raccontano vicende di soldati alleati e tedeschi, di partigiani, religiosi e agenti segreti, offrendo al lettore un nuova chiave di lettura più ‘umana’ e reale, oltre a una possibilità di coinvolgimento, soprattutto emotivo, senza precedenti letterari”.
Dunque proviamo a mettere alcuni punti fermi su queste affermazioni così nette fatte in apertura da Daniele Ravaglia, Direttore generale di Emil Banca, che presumo sia lo sponsor del volume.
Primo. I lettori di questo volume si presuppone debbano conoscere, almeno per le linee generali, le vicende della Linea Gotica. Le storie raccontate spaziano dalla Toscana alla Romagna, all’Emilia. La prima questione, come ricordavo anche un po’ di tempo fa recensendo il volume di Franco e Tomaso Cravarezza Le grandi battaglie della Linea Gotica (Edizioni del Capricorno, 2018), è dove si sia effettivamente svolta la battaglia della Gotica o se sotto questo nome deve essere ricompresa tutta l’avanzata degli eserciti alleati dall’agosto ’44 alla liberazione del Nord Italia nell’aprile 1945.
Accompagnerei dunque questa lettura con altri due libri, almeno, gli ultimi usciti: Comunità in guerra sull’Appennino. La Linea Gotica tra storia e politiche della memoria a cura di Mirco Carrattieri e Alberto Preti Viella del 2018 e quello di storia militare di Andrea Santangelo Generali e battaglie della Linea Gotica Bookstones del 2019. Ma la bibliografia allegata al volume è molto ampia.
Secondo. Le 100 storie raccontate sono tutte mediate dai curatori, ovvero essi hanno dato ad ognuno di esse un taglio narrativo. Alla fine queste sono testimonianze non dirette. Una sfida ambiziosa tenere insieme le suggestioni della narrazione e il rigore della ricerca storica. Mirco Carrattieri, direttore generale dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri di Milano, afferma che questo volume “è un lodevole esempio di quella che oggi, sulla scia del mondo anglosassone, anche in Italia chiamiamo ‘public history’. E’ cioè un testo storico, basato su documentazione rigorosa, ma scritto per un pubblico più ampio e con il riferimento diretto alla memoria viva di quei fatti”. “Non si tratta di semplificare o banalizzare, ma di divulgare e, soprattutto, di attrarre il lettore anche più inesperto o refrattario a questi temi, incuriosendolo, interessandolo e anche chiamandolo a rielaborare insieme, ovviamente nel rispetto delle competenze, una conoscenza storica fruibile e utile”. La discussione sulla ‘public history’ naturalmente è più che mai aperta.
Terzo. Non per fare come sempre il campanilista, ma di queste 100 storie solo dieci riguardano personaggi e avvenimenti accaduti nel riminese: una a Cattolica, una a Montegridolfo, una a Coriano, una a Gemmano, quattro a Rimini, due a San Marino. Vorrei pertanto ricordare per il riminese i volumi di testimonianze sui fatti avvenuti sulla Linea Gotica rese da tanti testimoni in “La guerra a Rimini e sulla linea gotica dal Foglia al Marecchia. Documenti e testimonianze” raccolti da Bruno Ghigi (Ghigi, 1980),
“Non passava mai! Settembre 1944, il fronte di guerra a San Clemente” di Maurizio Casadei (Comune di San Clemente, 2001), “Questa è la mia gente. Cristiani sulla Linea Gotica” a cura di Giovanni Tonelli (Il Ponte, 2006), “Settanta anni fa. La guerra a Monte Colombo” di Maurizio Casadei (Comune di Monte Colombo, 2014). E il lavoro prezioso in corso di realizzazione da alcuni anni, la registrazione video delle memorie dei testimoni ancora in vita “Memorie dalla linea gotica orientale” a cura di Cristina Gambini, Diego Zicchetti, con la consulenza storica di Maurizio Casadei. Un progetto realizzato dai Comuni di Montescudo-Monte Colombo, Gemmano, Montegridolfo, San Clemente (visibili in rete).
I racconti riminesi sono stati redatti tutti dal modenese Massimo Turchi, dal 2017 Presidente dell’Associazione Linea Gotica-Officina della Memoria, nata nel 2010 per volontà di un gruppo di studiosi, ricercatori e appassionati delle tematiche storiche legate alla Seconda guerra mondiale in Italia e, in particolare, alle vicende della Linea Gotica accadute tra l’estate 1944 e la primavera 1945 sul fronte fra Toscana, Marche ed Emilia-Romagna (si può vedere il loro sito digitando www.lineagotica.eu | info@lineagotica.eu).
I racconti contengono riferimenti storici precisi e documentati. In “Difendere Gemmano” Turchi parla del
terribile scontro militare, che distrusse il paese, avvenuto fra il 5 e il 15 settembre 1944, raccontando la storia
di due alpini tedeschi del 100° reggimento da montagna, i soldati Finkhous e Oelschlegel. “Gemmano era
diventata la chiave dell’intero fronte, e fermare gli inglesi qui significava arrestare la loro avanzata”. Gli alpini tedeschi “non erano certo dei novellini, avevano combattuto sulle montagne della Grecia nell’aprile del 1941,
poi il mese successivo avevano partecipato alla conquista di Creta. A gennaio del 1942, erano stati impiegati sul fronte orientale, nelle pianure acquitrinose di San Pietroburgo. Infine nel dicembre 1943, il reggimento era stato spostato in Italia per essere schierato sulla Linea Gustav, dov’era rimasto a combattere fino al maggio del 1944. Dopodichè era stato messo a riposo in Piemonte. E proprio da qui, quando i suoi soldati erano pronti a partire per le Alpi francesi, era iniziata l’offensiva inglese contro la Linea Gotica nel settore adriatico; questo aveva sconvolto i piani, tanto che il 100° reggimento, tutto in fretta, era stato dirottato a Gemmano”.
Dopo la guerra Finkhous divenne professore di greco e latino, mente Oelschegel si fece prete. “Finkhous, negli anni Novanta tornerà a Gemmano a rivedere i luoghi dove aveva combattuto, mentre Oelshegel, nel 1991, parteciperà alla cerimonia di inaugurazione della chiesa della Pace di Trarivi di Montescudo”.
Invece in “Bruno e Ester” Turchi riprende la storia, più volte narrata da Lui stesso nei suoi libri, di Bruno Ghigi nei giorni del settembre 1944. Dopo la fuga da casa sua sul colle di Covignano giunto in cima al monte di San Marino, Bruno “da quel posto privilegiato poté seguire quotidianamente i bombardamenti che si abbattevano su San Marino. Fin quando il 19 settembre, vide arrivare i primi tre carri armati inglesi a Borgomaggiore (…). Dopo una lunga notte di pioggia, il mattino seguente i fanti inglesi entrarono a San Marino e tutti si misero a piangere per la gioia di essere finalmente liberi: l’emozione fu così forte che quella notte Bruno non dormì”.
In “La fuga” Turchi ricostruisce invece la figura di Paolo Tacchi, segretario del fascio riminese nonché capo
locale della Brigata Nera “Capanni”, responsabile della cattura e della impiccagione dei tre giovani partigiani riminesi il 16 agosto 1944. Alla fine di agosto 1944 Tacchi abbandonò Rimini e si trasferì al nord dove partecipò con la Brigata Nera “Pappalardo” a varie azioni di repressione e di rastrellamenti. Nell’estate 1945 fu arrestato a Como e poi trasferito a Padova. “Sarà tradotto a Forlì dove dovrà rispondere dell’uccisione dei tre partigiani impiccati a Rimini. Nel maggio del ’46 sarà condannato a morte mediante fucilazione alla schiena, ma a fine anno la Cassazione annullerà la sentenza per mancanza di prove. Nel 1947, a Roma, verrà condannato a trent’anni di carcere, ma anche questo verdetto verrà dichiarato nullo. Subirà altri due processi, fin quando nel 1949, la Cassazione lo assolverà per non aver commesso i fatti”. Sic!!!