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Quando ci accorgemmo che Ridracoli non bastava più


27 Settembre 2020 / Paolo Zaghini

Alberto Malfitano: “Il nuovo corso dell’acqua. Romagna Acque – Società delle Fonti nel terzo millennio” – Il Mulino.

Alberto Malfitano, docente nel Dipartimento Beni Culturali dell’Università di Bologna, campus di Ravenna, con questo nuovo libro sulla storia di Romagna Acque è riuscito a storicizzare l’attività degli ultimi vent’anni della grande impresa idrica pubblica romagnola, sottraendola alla cronaca. Aveva precedentemente scritto “Il governo dell’acqua. Romagna Acque – Società delle Fonti dalle origini a oggi (1966-2016)” (Il Mulino, 2016), dove in realtà il focus era soprattutto sugli anni “eroici”, quelli della realizzazione della diga.

Scrive nella Prefazione all’attuale volume Roberto Balzani, ex Sindaco di Forlì, che il lavoro di Malfitano “è di grande rilievo sotto il profilo della documentazione e di una prima interpretazione”. “Malfitano cala la storia recente della principale società della Romagna moderna all’interno di un duplice contesto: quello ambientale, che nel volgere di qualche lustro è mutato radicalmente, imponendo scelte inimmaginabili fino a trent’anni fa; e quello politico amministrativo, connotato da una permanente oscillazione normativa a livello nazionale e dall’inevitabile tensione fra motivazioni proprie, interne, all’azienda, e ragioni emergenti da una ‘base’ municipale articolata e variopinta”.

Il libro si articola nel racconto delle vicende legate a Romagna Acque e alle quattro presidenze succedutesi negli ultimi decenni: Giorgio Zanniboni (1979-2000), Giancarlo Zeccherini (2000-2006), Arianna Bocchini (2006-2013), Tonino Bernabè (2013-in carica).

Malfitano esamina gli ultimi anni della lunga presidenza di Zanniboni, Sindaco di Forlì dal 1979 al 1989. “La fine dell’era Zanniboni, durata ben ventun anni, difficilmente poteva essere liquidata senza colpo ferire: il contributo alla realizzazione dell’Acquedotto di Romagna da parte dell’ex presidente e sindaco di Forlì era stato fondamentale, di tale rilevanza da non poter nemmeno immaginare di non affrontare il problema della sua eredità”.

I suoi ultimi anni alla presidenza furono segnati anche dal duro scontro con l’area riminese iniziato nel corso dell’assemblea sociale del 15 giugno 1995. Il Sindaco Giuseppe Chicchi e l’Assessore Mario Ferri contestarono il piano “imperiale” degli investimenti presentato di oltre 400 miliardi. “Il rischio che l’intero progetto di Romagna Acque fosse in serio pericolo. Senza dubbio il conflitto con Rimini era lacerante. Oltretutto era difficilmente risolvibile, perché le strategie di Romagna Acque e del Comune rivierasco erano molto distanti. In estrema sintesi, Rimini presumeva di poter fare da sé, contando sulle falde del fiume Marecchia”.

A questo conflitto, che durò alcuni anni, si sommarono sulla Presidenza di Zanniboni una diffusa conflittualità con gli enti locali romagnoli tanto da arrivare ad una situazione di impasse in cui i comuni soci decisero di uscire nel 2000 con la nomina di un nuovo Presidente, Giancarlo Zeccherini, Sindaco di Bertinoro dal 1995 al 2000.

Zeccherini dovette gestire la difficile fase di passaggio del dopo Zanniboni e reimpostare i progetti di sviluppo dell’azienda ricucendo i rapporti lacerati con i comuni soci. Rapportandosi inoltre con ciò che stava succedendo nel mondo delle aziende pubbliche con il percorso avviato della nascita di HERA nel 2002, con la fusione di 11 aziende.

Leggendo le pagine di Malfitano ho rivissuto le tante vicende di cui sono stato partecipe in quegli anni della Presidenza di Zeccherini avendo io ricoperto l’incarico di Presidente di AMIR da aprile 2001 a settembre 2004, partecipando alla nascita di HERA, e di membro del CdA di Romagna Acque dall’aprile 2003 a giugno 2006.

Anni straordinari in cui furono immaginate le scelte che segnarono poi il settore idrico in Romagna nel corso degli anni successivi. La nascita di Romagna Acque – Società delle Fonti nel 2004 chiudeva il cerchio di “un’azione concertata tra amministrazioni locali che avrebbero portato Romagna Acque a continuare a essere uno dei protagonisti della vita economica e sociale del territorio, ma in ruolo diverso rispetto a quello immaginato fino a pochi anni prima, concentrato sulla risorsa idrica, limitato ai confini del territorio di pertinenza, in stretta sinergia con i sindaci romagnoli”.

Nascevano i progetti del nuovo potabilizzatore di Ravenna (Nip2), del raddoppio del depuratore di Rimini, della gestione unitaria delle fonti idriche della Romagna: un investimento complessivo di 300 milioni di euro.

Nel 2006 divenne Presidente Arianna Bocchini, anche lei Sindaco di Bertinoro dal 2001 al 2006. Il suo primo anno fu segnato dalla terribile siccità del 2007: “Lo spavento era stato notevole. A fine ottobre, nel pieno dell’emergenza, era apparso evidente che il razionamento era stato scongiurato per un soffio e la siccità aveva impartito una dura ma semplice lezione: Ridracoli non bastava più, quindi occorreva un’accelerazione decisa nell’attuazione del piano degli investimenti”.

“Possedere tre fonti è un’assoluta garanzia di contrastare le eventuali periodiche emergenze idriche”: la diga di Ridracoli, il Nip2, il Canale emiliano-romagnolo (CER). La Presidenza della Bocchini accelerò la realizzazione del piano degli investimenti.

Nel 2013 “il passaggio del testimone tra Bocchini e Bernabè avveniva in una società in piena salute”. Bernabè, riminese, era il primo presidente non forlivese di Romagna Acque. Nel 2009 l’azienda aveva assunto la gestione effettiva delle principali fonti idriche romagnole, seguita dalla firma dell’atto conclusivo con HERA per la cessione definitiva del ramo d’azienda che dava piena esecuzione al progetto Società delle Fonti. Nel 2015 veniva inaugurato a Ravenna il Nip2, la cui produzione di acqua potabile in questi anni siccitosi si è rivelata determinante. “Il fatto nuovo era la creazione di un sistema integrato di risorse idriche, destinate al consumo civile, che non delegava più solo alla diga di Ridracoli il compito principale di rifornire la popolazione, assieme ai pozzi delle falde, ma le affiancava un’altra fonte di importanza altrettanto strategica, posta nella pianura ravennate”.

Sempre nel 2015 prendevano avvio i lavori a Rimini del Psbo (piano di salvaguardia della balneazione) con il raddoppio del depuratore di Santa Giustina (la conclusione dei lavori del Psbo dovrebbe avvenire nei prossimi mesi).
Nel 2018 fu inaugurata la nuova sede nell’ex area industriale della Orsi Mangelli a Forlì.

Fra le scelte forti compiute dal Presidente Bernabè vi è inoltre quella ambientale: “La scelta di procedere su un modello sensibile ai temi ambientali non era scontata, ma Romagna Acque aveva deciso di puntarvi, rivendicando una visione globale del proprio agire sul territorio romagnolo che intendeva tenere insieme ‘sostenibilità ambientale e sociale’”.

Ultima partita in corso, avviata ormai verso la conclusione l’anno prossimo, è quella di aggregare in un unico soggetto (Romagna Acque) tutti gli assets idrici della Romagna, oggi suddivisi tra diverse società patrimoniali. I numerosi impegni progettuali in campo stanno inoltre imponendo la creazione di una propria società di progettazione (“Acqua Ingegneria”) che Romagna Acque sta organizzando.

Il libro è stato dedicato ad Andrea Gambi, direttore generale di Romagna Acque dal 2012, portato via dal COVID-19 pochi mesi fa, a marzo.

Il volume di Alberto Malfitano sarà presentato da Romagna Acque – Società delle Fonti venerdì 2 ottobre 2020, alle ore 16.30, al Ristorante Somarlungo (ex Molo 22) alla Darsena di Rimini.

Paolo Zaghini