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Quella Valmarecchia ancora tutta da riscoprire


16 Maggio 2021 / Paolo Zaghini

Massimo Gugnoni: “Alta Val Marecchia. Storia, arte, ambiente, cultura. Volume Primo. Viamaggio – La Spinella – Cerbaiolo – Cocchiola” – Youcanprint.

La Valmarecchia è la valle dei due Stati (Italia e San Marino) e delle tre Regioni (Emilia-Romagna, Marche e Toscana). Ricomprende 16 comuni. Lunga circa 70 km, larga al massimo più di 10, ha una estensione di circa 500 kmq, percorsi longitudinalmente dal fiume Marecchia. Scrive Gugnoni: “Amministrativamente la maggior parte della vallata ricade nella provincia di Rimini, mentre quasi per intero ricade nella provincia di Arezzo l’alta valle. Piccole porzioni si trovano in provincia di Pesaro-Urbino (l’area alle pendici nord del Monte Carpegna e il Sasso di Simoncello) e una piccolissima porzione in quella di Forlì-Cesena (località Balze). Oltre alle regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche, la vallata comprende anche parte della Repubblica di San Marino. In Toscana interessa i comuni di Badia Tedalda, Sestino ed una piccola porzione di quello Pieve di Santo Stefano (zona di Valdazze). Nelle Marche una altrettanto piccola parte del comune di Carpegna, mentre in Emilia-Romagna sono ricompresi in parte o del tutto i comuni di Verghereto, Casteldelci, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Maiolo, Novafeltria, Talamello, San Leo, Verucchio, Poggio Torriana, Santarcangelo e Rimini”.

Massimo Gugnoni, riminese, classe 1967, appassionato narratore storico (autore di “Il soldato che correva”, coautore de “Il primo volo Rimini-San Marino di Gianni Widmer il 16 aprile 1913”), ma anche camminatore ed esploratore della Val Marecchia. Questo suo primo volume, di una collana dedicata a questa vallata, parte dall’alta Val Marecchia: “l’opera è stata concepita come contributo alla conoscenza storica, culturale e ambientale” di questa area collocata quasi interamente nella provincia aretina. Lo sguardo curioso e indagatore di Gugnoni si rivolge non solo al monumento famoso o alle chiese più rinomate, ma anche ai vecchi ruderi, ai malmessi oratori, alle cellette votive, alle tracce di vecchie strade, ai cippi confinari di stati ormai scomparsi, alle pietre sparse sul terreno uniche testimoni di perduti castelli, rocche medievali, conventi. Evidenziando i numerosi luoghi della memoria della Resistenza nei mesi dello scontro sulla Linea Gotica (estate 1944). Di proposito l’autore tralascia le informazioni turistiche di carattere pratico (ristorante, alberghi, agriturismi).

Il volume è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali rappresenta un possibile itinerario di visite alle località: Passo di Viamaggio e dintorni, Pian della Capanna e La Spinella, Eremo di Cerbaiolo, Riserva naturale del bosco di Montalto, Dal Passo di Viamaggio al Passo di Frassineto, Dal Passo di Viamaggio alla frazione di Viamaggio, Il Palazzo dei Monaci e le località abbandonate, Cocchiola e dintorni. Chiudono il volume tre appendici dedicate all’antica viabilità, sul popolamento e note geografiche e climatiche.

Il libro di Gugnoni si apre con un dovuto omaggio ad Amedeo Montemaggi che coniò il termine “Pianeta Valmarecchia” scrivendo per il settimanale cattolico Il Ponte sul finire degli anni ’70 del secolo scorso una serie di articoli alla scoperta della vallata (poi editi in volume “Conoscere la Valmarecchia” edito da Il Ponte nel 1988). Scriveva Montemaggi: “Dovunque si alzi lo sguardo ci appaiono cime brune, azzurrine, colli verdi o marroni nelle più dolci sfumature, castelli e scheletri di rocche, simboli d’una storia drammatica, spesso tragica, sempre gloriosa e famosa”.

Anche Gugnoni si pone la domanda: dove finisce, o inizia, la Romagna? Sposa le tesi sostenute da protagonisti eterogenei come Emilio Rosetti, Alfredo Panzini, Pietro Zangheri, la Treccani: “Lo spartiacque al Passo di Viamaggio, lungo la linea che corre verso il Monte dei Frati e il Monte Maggiore, parte della catena montuosa dell’Alpe della Luna di cui Viamaggio ne è il limite, rappresenta secondo alcuni autori l’estremo lembo della Romagna fisica, il suo confine naturale con la Toscana. La maggior parte dei geografi colloca difatti il limite sud della Romagna al Monte Maggiore”.

Grande spazio nel libro viene dedicato all’eremo di Cerbaiolo nel Comune di Pieve Santo Stefano, nella piccola valle del torrente Sinigiola, affluente del Tevere. Un vecchio detto popolare afferma: “Chi ha visto la Verna e non Cerbaiolo, ha visto la mamma ma non il figliolo”. Esso sorge in una posizione quanto mai suggestiva, “luogo intriso da un’autentica e profonda spiritualità, arroccato sulla roccia”, spesso paragonato al ben più famoso santuario de La Verna, sebbene quest’ultimo sia nato cinquecento anni dopo. Entrambi legati a San Francesco: i frati francescani arrivarono al monastero nel 1218. Ma qui venne nel 1230 anche Sant’Antonio da Padova a scrivere i suoi “Sermoni”, la sua più grande opera teologica e letteraria. Qui infuriò nel 1944 anche la furia devastatrice dei soldati tedeschi della Linea Gotica che fecero saltare gran parte degli edifici del monastero. Nel 2006 ci fu una grande festa religiosa e di popolo in occasione dei 1300 anni trascorsi dalla fondazione.

L’eremo di Cerbaiolo

Infine Gugnoni sul popolamento del’area annota alcune tristi considerazioni: “L’abbandono di intere aree della media e alta valle ha avuto come conseguenza diretta, in brevissimo tempo, un irreversibile impoverimento culturale: per alcune frazioni è andata irrimediabilmente perduta ogni tipo di tradizione e di manifestazione culturale, sia essa religiosa o civile. Scomparsi da molte località sono gli antichi mestieri, le arti, i personaggi, le leggende tramandate durante le veglie serali, così come perduti sono in molti luoghi il sapere culinario e i nomi dei terreni, dei casolari isolati, delle strade campestri (…). Ma la perdita forse più grave, avvenuta in pochi decenni, è quella relativa alle molte parlate locali di fatto scomparse”.

Nuove camminate, pedalate e dormite all’aperto alla ricerca di ruderi, antiche vie e paesaggi attendono Gugnoni per portare a compimento il piano di lavoro che si è prefissato: raccontare tutta la Val Marecchia. Attendiamo di conoscere questi nuovi itinerari per apprezzare ancora di più questo territorio splendido.

Paolo Zaghini