Lussuosa, raffinata, innovatrice: la vita di Sigismondo negli oggetti che amava
23 Maggio 2021 / Paolo Zaghini
Elisa Tosi Brandi: “Sigismondo Pandolfo Malatesta. Oggetti, relazioni e consumi alla corte di un signore del tardo Medioevo” – Jouvence.
“Anticonvenzionale, ribelle, rude e brutale ma anche colto e raffinato, pur rimanendo ancorato alla cultura medievale, Sigismondo riuscì a sintonizzarsi con il mondo che cambiava, con le novità di cui seppe cogliere la portata innovatrice, seguendo la sua curiosità e la passione che animava tutti i suoi interessi. Gli oggetti a lui appartenuti raccontano anche questo, assieme al modo di vita quotidiano di un signore del suo tempo, amante del lusso e degli agi, dei tesori accumulati come segno di distinzione, da cui amava essere circondato quando non era in guerra”.
Il lavoro di Elisa Tosi Brandi, docente di storia medievale all’Università di Bologna, ci porta a curiosare dentro questo mondo di Sigismondo, “uno dei personaggi più affascinanti dell’ultimo Medioevo e del primo Rinascimento”. Le vicende italiane del tardo Medioevo e le contraddizioni di un’epoca di passaggio fanno da sfondo alle tante storie che sono narrate nel libro. Attraverso la cultura materiale ci vengono svelati modelli di consumo e gusti di una piccola corte attorno alla metà del Quattrocento. Medaglie, libri, tarocchi, tappeti, vesti, gioielli, armi e altri oggetti commissionati o acquisiti da Sigismondo, di cui è rimasta memoria scritta, iconografica o materiale, sono i protagonisti di questo studio nel quale le informazioni tramandate dalle cose non si esauriscono nella loro descrizione fisica. Gli oggetti esaminati, in dialogo con altre fonti, sono in grado di evocare fatti, persone, legami e sentimenti, restituendo una dimensione quotidiana e più intima della corte riminese malatestiana e di un signore del primo Rinascimento, che desiderò primeggiare in molti campi, compreso quello dell’esibizione delle cose più nuove, originali e raffinate.
Tutte cose costose, in aggiunta ai suoi maestosi progetti architettonici (Tempio, Castel Sismondo). Per questo Sigismondo fu uno dei più corteggiati capitani di ventura del suo tempo: la guerra era in quel momento il mestiere più redditizio .
A fianco di Sigismondo, Isotta degli Atti, “non soltanto la sua favorita ma la sua compagna di vita”. “Non vi è alcun dubbio che, anche grazie a Isotta, all’attrazione, all’amore e alla fiducia che Sigismondo nutrì per lei, fu dato avvio al grandioso progetto del Tempio Malatestiano e che Basinio da Parma, dando voce alle domande esistenziali del suo signore, mise in versi i più aggiornati ed elevati pensieri filosofici del tempo, raggiungendo, ispirato dalla coppia signorile, i più alti livelli della poesia europea”. Ed è proprio nel “Liber Isottaeus” (scritto fra il 1449 e il 1451) e nell’”Hesperis” (scritto fra il 1455 e il 1457) che Basinio ci racconta anche la vita della corte malatestiana.
E poi c’è il cosiddetto “inventario di Isotta” redatto il 13 ottobre 1468, quattro giorni dopo la morte di Sigismondo, da un notaio di fiducia della famiglia Malatesta, Baldassarre di Giovanni da Montefiore. Il documento contiene la descrizione dei beni mobili presenti in quel momento a Castel Sismondo, la residenza principale di Sigismondo.
“Dai primi decenni del Quattrocento, le corti iniziarono a investire imponenti risorse in beni di lusso, dai gioielli ai tessuti, dal vestiario al vasellame, dall’arredo alle opere d’arte che decoravano le stanze delle dimore nobiliari”. Tra i beni più preziosi accumulati nei castelli e nei palazzi signorili, i vestiti costituivano una vera e propria concentrazione di ricchezza se confezionati con tessuti dai preziosi fili in seta e oro, tinti con materie pregiate e costose impiegate per ottenere i colori scuri. Sigismondo “con il suo guardaroba lussuoso e raffinato, composto dalle più belle fogge del Quattrocento e dai più eleganti tessuti, si poneva all’altezza di un principe del suo tempo e, grazie alle vesti alla turca, anticipatore di novità che si sarebbero presto diffuse anche in altre corti. La ricerca del bello e dell’originalità investiva tutti i settori di consumo del Malatesta, cui piaceva evidentemente primeggiare e stupire”. Ad esempio la raffigurazione a Rimini di un tappeto turco ottomano in un affresco pubblico, quello di Piero della Francesca del 1451 al Tempio Malatestiano. Oppure il primo mazzo di tarocchi commissionato da una corte o l’invenzione della prima medaglia con l’abbinamento di un ritratto a un monumento (Castel Sismondo) realizzata da Matteo de’ Pasti.
Tosi Brandi, ricorrendo ad ogni fonte documentaria possibile (comprese le relazioni e i disegni delle ispezioni alla tomba di Sigismondo), sostiene che “la corte malatestiana, raccolta attorno alla coppia signorile dal 1447, visse un momento di splendore concependo i primi prodotti del Rinascimento, che nacquero come sperimentazioni ma che furono da subito capolavori artistici e letterari. Negli oggetti di Sigismondo si trovano riflesse vecchie e nuove pratiche di consumo, antichi e moderni modelli culturali che mettono in evidenza la contraddizione fra persistenze e novità. Il Malatesta fu tra i primi a possedere oggetti originali, aggiornati con le innovazioni che si affacciavano su un mondo in cambiamento, dimostrando la sua personalità differente, spregiudicata e curiosa, noncurante delle convenzioni correnti”.
Chiude il volume questa sintesi da parte dell’Autrice: “L’idea di questo lavoro è stata quella di raccontare Sigismondo in una dimensione più intima, quella delle sue passioni e delle sue fragilità riflesse nei suoi gusti e nei suoi consumi tramandati dagli oggetti”.
Il libro è tra i finalisti del Premio “Italia medievale”. Il testo vincitore sarà decretato dai voti dei lettori che potranno esprimere la loro preferenza sino al 31 agosto sul sito https://www.italiamedievale.org/portale/premio-italia-medievale/. Il testo della Tosi Brandi competerà con l’opera di Alessandro Barbero, “Dante” (Laterza, 2020), da mesi nelle graduatorie dei libri più venduti. Dante significa celebrare l’Italia e le sue radici identitarie, a cominciare dalla sua lingua, ma in questo caso preferiamo tifare per il nostro “provinciale” Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Paolo Zaghini