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E Rina che aveva girato il mondo ci fece capire che tesoro avevamo nel dialetto


10 Ottobre 2021 / Paolo Zaghini

“I talenti di Rina Macrelli tra creatività e impegno” A cura di Pier Angelo Fontana e Simonetta Nicolini – Raffaelli.

Il 6 novembre 2020 moriva, a 91 anni, a Santarcangelo di Romagna Caterina (Rina) Macrelli, l’ultima, e unica donna, di quello straordinario gruppo di intellettuali (scrittori, poeti, pittori) che avevano dato vita nel dopoguerra in questa piccola città della Romagna a “E’ circal de’ giudéizi” (Il Circolo del Giudizio): Raffaello Baldini (1924-2005), Gianni Fucci (1928-2019), Tonino Guerra (1920-2012), Flavio Nicolini (1924-2015), Nino Pedretti (1923-1981), Federico Moroni (1914-2000), Giulio Turci (1917-1978). E a cui, proprio grazie alla Macrelli, deve essere aggiunta la poetessa operaia Giuliana Rocchi (1922-1996).

Rina è stata una scrittrice, una drammaturga, una traduttrice, una sceneggiatrice, una aiuto regista. Ha lavorato in RAI dal 1961 al 1978, ha lavorato nel cinema a fianco di Michelangelo Antonioni e Liliana Cavani. Attiva militante femminista a Roma a partire dal 1974, ha lottato per l’emancipazione e i diritti delle donne. Ma a Santarcangelo nulla fa trapelare della sua militanza lesbica, mentre, come annota nella Introduzione Simonetta Nicolini, “l’impegno femminista era causa di esplosive discussioni con gli amici (uomini) quando era in paese nei sempre più rapidi e rari passaggi” e prosegue: “Ma quanto le era costato, per tanti anni, il tener segreta alle persone che più amava quella natura di donna, quella consapevolezza di sé che era l’espressione della sua forza, del suo destino intellettuale, il segno della sua vita?”.

Nata a Rimini il 2 settembre 1929, qui trascorse la sua infanzia, per trasferirsi con la famiglia nel 1945 a Santarcangelo. Ma da qui se ne andò presto per studiare a Venezia alla Facoltà di Economia e commercio, e poi, dal 1952 al 1954, a Parigi presso la Facoltà di Lettere. Terminati gli studi scelse Roma come sua città di residenza e di attività, ma Rina nel corso degli anni viaggiò per lavoro sempre molto (Stati Uniti, Inghilterra, Francia).

Nel 2010 rientrò a Santarcangelo dove visse sino al 2017. Gli ultimi tre anni li passò in una residenza protetta a Rimini.
Nel dicembre 2012 il Comune di Santarcangelo attribuì la sua massima onorificenza l’Arcangelo d’Oro a Lei, a Gianni Fucci e a Flavio Nicolini: “per il contributo a quell’esperienza straordinaria e irripetibile che da Santarcangelo ha alimentato e alimenta la cultura romagnola e italiana”.

Questo volume raccoglie i contributi prodotti in occasione dell’incontro che si svolse il 23 novembre 2019 presso la Biblioteca “Baldini” di Santarcangelo per i suoi 90 anni. “Questa è stata Rina Macrelli – scrive ad apertura del volume la Sindaca Alice Parma – un’intellettuale raffinata, un’anticipatrice in ambito artistico, culturale e civile, una donna lucida, attiva e determinata, capace di affrontare a testa alta quel Novecento che le deve tanto non solo entro i ristretti confini di Santarcangelo”.

E nella Premessa il ricordo di Pierangelo Fontana, direttore della Biblioteca: “Rimane il rammarico che Rina non sia riuscita a vedere la realizzazione di questa pubblicazione. Sono certo che l’avrebbe apprezzata con i suoi modi pudichi e riservati, che sfioravano la ritrosia, ben noti a coloro che l’hanno frequentata fino alla fine. Mi conforta tuttavia anche oggi l’attenzione, a volte intrisa di meraviglia, con cui seguì i lavori e gli interventi della giornata di studi a lei dedicata”.

I testi sono di Gianfranco Miro Gori (“Il posto del cinema”), di Pier Silverio Pozzi (“Il neorealismo televisivo di Rina Macrelli”), di Tiziana Mattioli (“Cultura-lingua-luogo. Rina Macrelli: un’idea del dialetto”), di Roberta Ferraresi (“Rina Macrelli e il Festival Internazionale del Teatro”), Manuela Ricci (“L’impegno di Rina: un punto di vista sulla cultura e sulla donna”).

Ancora Simonetta Nicolini: “I testi pubblicati si concentrano sugli ambiti principali della sua attività: il cinema, la televisione, il teatro, la poesia dialettale, l’attività e l’impegno nel movimento di liberazione delle donne (…) Manca all’appello una ricognizione completa di quelle che per Rina erano attività ‘di servizio’ al vivere quotidiano, le traduzioni dal francese e dall’inglese di cui sono emerse solo poche testimonianze”.

E poi la sottolineatura della Nicolini sul ruolo ricoperto dalla Macrelli nel 1973 nell’organizzazione del “Seminario popolare su Tonino Guerra e la poesia romagnola”: “con il sostegno concreto e affettuoso di Augusto Campana chiama a partecipare studiosi di livello internazionale: da Tullio De Mauro ad Alfredo Stussi a Friedrich Schurr. Si tratta, come è noto, di un momento fondante per la riflessione sulla poesia dialettale in Italia, alla quale lei, instancabile organizzatrice, vuole dare un significato ampio che non si restringa alla sola Santarcangelo e neppure alla sola Romagna, chiamando a intervenire due grandi interpreti del dialetto in versi, Ignazio Butitta e Albino Pierro”.

Gli atti di quel convegno furono pubblicati nel 1976: “Lingua-dialetto-poesia. Atti del Seminario popolare su Tonino Guerra e la poesia dialettale romagnola. Santarcangelo di Romagna, 16-17 giugno 1973″ (Edizioni del girasole, 1976): “L’idea di cultura popolare che Rina stava maturando in quello stretto giro di anni attorno ai temi del Teatro in piazza e della poesia dialettale si colloca entro l’orizzonte critico e metodologico di Ernesto De Martino fin dagli anni ’40: non un’algida narrazione storica di fatti pertinenti ad una cultura ‘bassa’, non un idealizzato recupero sentimentale e banalmente nostalgico di ciò che è perduto, ma una immissione della materia della vita degli umili nel presente con i propri portati antropologici, essi possono introdurre quel ‘dinamismo creatore del popolo, cioè degli uomini che lo compongono’ che promuove lo sviluppo della coscienza civile e ridà vita a quegli elementi culturali”.

Paolo Zaghini