HomeCulturaSe in Valmarecchia ci fosse ancora il trenino dello zolfo


Se in Valmarecchia ci fosse ancora il trenino dello zolfo


11 Settembre 2022 / Paolo Zaghini

“1922 il treno a Mercatino Marecchia. 1922-2022 Centenario dell’inaugurazione della Ferrovia a Mercatino Marecchia” Con testi di Gian Guido Turchi, Ido Rinaldi e Roberto Renzi – Comune di Novafeltria.

Il destino delle linee ferroviarie secondarie riminesi fu per tutte uguali: nel dopoguerra l’avvento della motorizzazione di massa, alla fine degli anni ’50, ne decretò la morte. Così fu anche per la linea Rimini-Mercatino Marecchia (dal 1941 Novafeltria) che, a fianco della strada provinciale Marecchiese, correva su binari trasportando passeggeri e merci.

Il Comune di Novafeltria, a fine giugno, ha voluto celebrare i cento anni dell’avvio dell’attività di questa ferrovia nel 1922. La storia delle sue vicende è stata già raccontata da chiamamicitta.it nel suo “Almanacco quotidiano” nel pezzo “18 giugno 1922 – Completata la ferrovia Rimini-Novafeltria”, a cui rinviamo.

In occasione del centenario è stata prodotta una piccola pubblicazione da parte del Comune di Novafeltria che raccoglie alcuni testi sul tema di studiosi già editi in altri volumi ed una selezione di splendide immagini. E’ possibile, ci è stato detto, richiederla alla Biblioteca Comunale di Novafeltria (fino ad esaurimento).

Il Sindaco Stefano Zanchini, da tempo alle prese assieme ai suoi colleghi degli altri comuni della vallata con i gravi problemi viari legati al traffico in Valmarecchia, nella presentazione scrive: “Pochissime le tracce ancora visibili della ex-ferrovia. Il sedime è stato quasi interamente inglobato dalla carreggiata della SP 258, cancellato dallo sviluppo urbanistico. Rimangono ancora ben visibili qualche ponte diroccato e i fabbricati di molte ex-stazioni e fermate a memoria di ciò che prematuramente, e oggi possiamo dire erroneamente, fu smantellato”.

La ferrovia, lunga 35 chilometri, cessò la sua attività il 15 ottobre 1960, sostituita da un servizio di pullman.
I testi tratti da “Rimini a Novafeltria in treno” (Editrice Trasporti su Rotaia, 1986) di Gian Guido Turchi ci raccontano del viaggio inaugurale il 18 giugno 1922 del primo treno sull’intera tratta Rimini-Mercatino Marecchia e dell’importanza del trasporto del minerale di zolfo dalla miniera di Perticara a Rimini. Ricordiamo che i treni partivano dalla stazione centrale di Rimini e attraversavano, prima di imboccare la Marecchiese, tutta la Città. “Il treno inaugurale partì da Rimini Centrale alle 9.30 (…) lungo tutto il percorso si era radunata la popolazione della valle e l’arrivo a Mercatino rappresentò il culmine della festa, la cui parte ufficiale terminò con i discorsi pronunciati nel teatro cittadino, mentre continuarono le manifestazioni di giubilo della popolazione, con genuini aspetti di sagra paesana”.

Nel 1917 la Montecatini acquisì le miniere di zolfo di Perticara. “Lo zolfo fu quindi il cliente ‘merci’ numero uno, seguito a distanza dalla gessite delle cave di Secchiano”.

Il tema viene ripreso dal testo di Ido Rinaldi tratto dal volume “Perticara, la miniera di zolfo, la sua gente” (Pazzini, 1988): “Dopo l’acquisto della miniera da parte della Società Montecatini e l’incremento della produzione, fu necessario affrontare e risolvere il problema del trasporto dello zolfo. La morfologia del territorio assai accidentato e la posizione della miniera situata in una vallata ai piedi degli Appennini, lontana dalle vie di grande comunicazione, avevano sempre posto ostacoli non indifferenti alla realizzazione di una sufficiente rete stradale”. Lo zolfo fino ad allora veniva trasportato con carri trainati da muli o buoi. Nel 1922, con l’arrivo del treno, fu realizzata una teleferica, lunga 6 chilometri, che collegava il pozzo Vittoria a Mercatino Marecchia: “Con questo allacciamento era possibile spedire i pani di zolfo da Perticara a Rimini in modo molto più rapido”. “I pani di zolfo arrivavano alla stazione di Mercatino trasportati da una teleferica appositamente costruita e proseguivano il loro viaggio fino alla raffineria di Cesena dopo il trasbordo avvenuto a Rimini su carri a scartamento normale”.

Roberto Renzi ci racconta invece della fine dell’attività: “Il 16 ottobre 1960 era una domenica (…) dopo 44 anni, la ferrovia Rimini-Novafeltria cessò il servizio; i ‘pullman’ della Gestione Governativa Ferrovie Padane prendevano il posto delle ‘littorine’”.

“Le tranvie urbane ed extraurbane e le ferrovie locali, in particolare quelle concesse all’industria privata, stavano scomparendo dalle carte geografiche e l’entroterra riminese non fu da meno; non si era risollevata dai danni bellici la linea Rimini-San Marino, che nonostante la sua grande valenza turistica venne lasciata lentamente morire, mentre la ferrovia della Valamrecchia che, invece era rinata dopo la guerra, non riuscì, nonostante alcune migliorie, a scrollarsi di dosso i gravi difetti strutturali che portava con sé fin dall’origine” (in particolare l’attraversamento del centro di Rimini e il pericoloso affiancamento alla strada carrozzabile in molti tratti).

E chiude: “Da quel 16 ottobre 1960 Novafeltria e tutta la vallata si servono esclusivamente del trasporto stradale. L’autobus sostitutivo è oggi la linea 160, tra le più importanti e utilizzate del bacino di traffico riminese, a conferma che laddove nel secolo scorso furono costruite ferrovie secondarie o tranvie il trasporto pubblico è tuttora molto consolidato e viene ritenuto un essenziale bene comune”.

Paolo Zaghini