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“Un anziano che muore è una biblioteca che brucia!”


13 Agosto 2017 / Lia Celi

Se, come recita un detto africano, un anziano che muore è una biblioteca che brucia, la scomparsa di Maria Luisa Zennari è un intero circuito di biblioteche andate in fumo.

Tutti i riminesi, anche quelli che non l’hanno avuta come professoressa di greco e latino, o non hanno fatto il Classico, o non hanno avuto la fortuna di conoscerla da vicino, oggi sono un po’ più poveri, perché le persone come lei, imbevute di cultura eppure sempre assetate di nuove conoscenze, arricchiscono con la loro semplice presenza tutto l’ambiente in cui vivono, come i grandi alberi che, silenziosamente, ossigenano l’aria anche per chi non li degna di uno sguardo. E mi chiedo se nelle scuole riminesi esistono, o se possono esistere, insegnanti come lei, in grado di farsi amare, temere e rispettare anche nei momenti più inquieti, di onorare la loro città e di diventare un punto di riferimento anche fuori dalla cattedra.

Non è solo questione di preparazione o di dedizione al lavoro, ma di passione e intensità, di un certo tratto «eroico» che i ragazzi, anche i meno studiosi, anche i più distratti, sanno sempre intuire nei loro educatori, una scintilla di eccentricità che, anche se non fa innamorare l’alunno di una certa materia, suscita in lui interesse e curiosità per chi la insegna, e il desiderio di conquistare, in un modo o nell’altro, la sua stima.

Nei giovani testa e cuore non sono dimensioni così separate, per parlare all’una devi rivolgerti all’altro, le nozioni vanno veicolate dalle emozioni. Puoi essere l’insegnante più preparato del mondo, ma se non hai almeno un pizzico di carisma, se non sai essere un po’ «personaggio», conquisterai soltanto l’attenzione scontata degli sgobboni. Forse era più facile diventare insegnanti «carismatici» ai tempi di Maria Luisa Zennari, la cui vita ha coperto una vasta porzione del «secolo breve».

Tutto era più duro e difficile, la vita quotidiana, la scuola, l’università, il mondo del lavoro; i primi decenni del Novecento hanno temprato generazioni di ferro, quelle dei nostri nonni e dei nostri genitori, capaci di ricostruire in pochi anni un Paese distrutto materialmente e moralmente.

Oggi studenti e insegnanti condividono lo stesso stile di vita confortevole e molliccio, fatto di WhatsApp, distrazioni continue e perenne scontentezza, in cui l’importante non è ottenere la stima dei migliori, ma l’approvazione e la complicità dei pari. Eppure sono certa che, anche in questo panorama scolastico sconfortante, «piccole Zennari crescono».

Magari non hanno due lauree e un diploma di conservatorio come la prof scomparsa, ma ogni giorno sanno illuminare, ispirare, stupire, e perfino essere simpatiche. Auguriamo a tutte loro una vita lunghissima, piena e attiva, com’è stata fino all’ultimo giorno quella dell’indimenticabile prof di latino e greco.