C’è una Romagna nauseante e vera che fa meno scalpore delle fakenews
11 Marzo 2018 / Lia Celi
I Miserabili, Oliver Twist, i Misteri di Parigi di Eugene Sue e la Sepolta viva di Carolina Invernizio: romanzi ottocenteschi densi di violenza e sopraffazione sui più deboli, scritti in un’epoca in cui donne e bambini non valevano nulla e gli orfani erano solo carne da sfruttare.
La storia della coppia diabolica di Castrocaro, che per anni ha approfittato in ogni modo possibile di una bambina bielorussa venuta in Italia a dieci anni per disintossicarsi dalle radiazioni di Chernobyl, ci riporta, come una macchina del tempo, nel secolo dei feuilletons più truci. Versione romagnola degli orrendi coniugi Thénardier, i due vecchi non si sono limitati allo stupro e ai maltrattamenti, hanno perfino lucrato sul grave incidente che ha reso la ragazzina invalida all’80 per cento.
Per appropriarsi del risarcimento che le era stato versato, i due vampiri affidatari l’hanno ingannata e praticamente segregata per anni. Perfino Dickens, specializzato in storie di fanciulli sfortunati, non sarebbe riuscito ad accumulare tante vessazioni e disgrazie su un solo protagonista. Il lieto fine – la liberazione della ragazza, oggi ventiquattrenne, l’arresto dei colpevoli, la restituzione del risarcimento, o almeno quanto era sfuggito all’ingordigia dei due sfruttatori – è arrivato, ma si può dire lieta una conclusione che arriva dopo quattordici anni?
Meglio tardi che mai, anche perché i due impudenti avvoltoi erano pronti a rispedire in Bielorussia la loro vittima con un’ignobile gherminella burocratica: l’avevano assunta come colf nella villa che avevano acquistato con il denaro che le avevano sottratto, sapendo che non avrebbe mai ottenuto il permesso di soggiorno e sarebbe stata espulsa, lasciando loro a godersi il resto dei soldi, dopo averle rubato l’infanzia e l’adolescenza.
La notizia è stata riportata dai media con toni sdegnati, ma, a mio parere non abbastanza, per una storia letteralmente nauseante, sotto ogni punto di vista. Le periodiche fake news sulla «zingara che voleva portare via un bambino» scatenano vere e proprie rivolte, la vicenda autentica di due italiani che si impadroniscono di una piccola straniera malata e, dietro il paravento della solidarietà e dell’accoglienza, ne abusano per anni, viene deglutita con rapidità sospetta da una macchina dell’informazione che già soffriva di pregiudizi prima, figuriamoci dopo un risultato elettorale fortemente influenzato dalla paura dello straniero.
Ora la piccola Cosette venuta dell’Est, strappata agli artigli dei due Miserabili di Castrocaro, potrà restare in Italia con un permesso «per motivi di giustizia». Chissà se il nostro Paese oggi è il posto giusto per disintossicarsi dalle radiazioni di malvagità emesse dalle scorie umane che si occupavano di lei, e che sono devastanti quanto quelle nucleari. Forse di più.
Lia Celi www.liaceli.it