HomeCulturaLa zirudela del lustrotto, una pagina della Rimini che non c’è più


La zirudela del lustrotto, una pagina della Rimini che non c’è più


6 Ottobre 2019 / Redazione

Ci è stato recapitato un foglio rinvenuto casualmente. Scritto con una grafia elegante ed incerta, contiene una “zirudela”, un componimento in rima tipico delle campagne romagnole. Ne emerge lo spaccato di un mondo che non esiste più, che ha però accompagnato la rinascita della città di Rimini dopo la seconda guerra mondiale. Un mondo che accudiva mobili destinati a durare nel tempo, a tramandare stili e legni pregiati, animato da artigiani apprezzati come Guerra e Olivieri. Un mondo infine sconfitto dai mobili Ikea.

Canzio Carli nel 1951 scridelve una “zirudela” dedicata ai suoi colleghi “lustrotti”, dediti alla lucidatura dei mobili, i “membri del tampone” come li chiama. La motivazione di questo componimento in rima ce la dà lo stesso autore in un’introduzione di cui riportiamo alcuni brani seguiti da parti della “zirudela”:

Nel lontano dopoguerra quando la nostra città di Rimini si riprendeva lentamente dal tremendo conflitto, nascevano le prime fatiscenti botteghe artigianali…Risorsero così poco a poco dalle ceneri altre imprese e dal lungo torpore di un sonno infausto di belligeranza, si riprese, sia pure con lentezza anche quella mobiliera… operatori nell’arte del lucido all’alcool.

1949. Nel laboratorio da falegname presso il Canevone nella “Castlaza”. Da sin. Alfredo Arcangeli, Puccio Tosi, Bianchini, Gino Arcangeli, Pinein, Franco Pecci

Tra questi pionieri del lucido, dopo tanti mestieri praticati in un dopoguerra di stenti tra i calcinacci di una città morta, c’ero anch’io e, insieme a loro, mi cimentai a farla risorgere…

Nell’arte della lucidatura se si voleva raggiungere un certo parametro di qualità, specialmente con le nuove misture di lacche e cere encaustiche cinesi, praticate dai migliori ebanisti del momento, non era per nulla facile e per questo motivo volli immortalare alcuni di questi modesti pionieri del lucido a spirito che con altrettanto spirito nostalgico vado a presentarvi.

Qui troviamo elencati i lustrotti più pregiati/ cominciam dalla Castlaza dove c’è la pura raza/ Sacco, Pepo e Rumanein, Sergio Rocchi e e’ (il) su cusein…

Nel borgo S. Giovanni non son molti in sostanza ma però sono abbastanza: Nando, Elio e’ (il) brused, Cici, Aurelio e’ (il) sblanzed…

Ecco in via S.Chiara un’altra unione si prepara, Paganelli re del tampone con Corrado spilungone che tingea casse da morto nel vicino proprio orto…molti sono di campagna, poi ce n’è in esuberanza che si danno importanza.
Da Gregorio Olivieri a truvem tot stal ligeri, Dino Ciozzi con Bertino, Pelabrech e Leandrein, cumpres Bugli citadein… e da Guerra, per ciud e virbel, a sem me Canzio, Mario e Gino ad Razdel.

(Canzio Carli, 1951)