Si dice da sempre che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, nel senso che combina il danno ma non riesce a tenerlo nascosto a lungo. Ci voleva il caro-gas e la prospettiva di un’economia domestica all’insegna di restrizioni mai viste per scoprire che il vecchio adagio ha un significato molto più calzante : il diavolo è uno sprecone energivoro e perfido che vuole far schizzare le nostre già astronomiche bollette verso lo spazio profondo dove, com’è noto, nessuno può sentirci urlare. Perché proprio il coperchio, l’umile e trascurato accessorio di pentole e padelle, potrebbe essere una delle armi segrete che prossimamente ci aiuteranno a contenere i consumi di gas. A dirlo è il divulgatore scientifico Dario Bressanini, con la benedizione di Giorgio Parisi, il premio Nobel per la Fisica.
Stiamo parlando, ovviamente, della ricetta della «pasta senza gas», o «cottura passiva». L’avrete già incontrata sui social o sui quotidiani, visto che in questi giorni ne parlano tutti, ma la riassumiamo in breve: si tratta di buttare la pasta nell’acqua bollente salata (e fin qui tutto regolare), e poi di spegnere il fornello dopo aver incoperchiato la pentola. Basterà calcolare un minuto in più rispetto a quello indicato sulla confezione di spaghetti, fusilli o maccheroni per ritrovarseli cotti a puntino. Il segreto della riuscita è il coperchio, che permette all’acqua di non scendere sotto gli 80 gradi, temperatura minima alla quale la pasta cuoce.
Siccome siamo in Italia, il metodo Bressanini-Parisi non è stato salutato da un «eureka» unanime, ma si sono già alzate critiche e obiezioni. Perché il risparmio (che nella migliore delle ipotesi è di pochi centesimi a pastasciutta) si verifica solo se non mettiamo troppa acqua nella pentola: più liquido significa più energia per portarlo a ebollizione. Ma una quantità minore di acqua, coperchio o no, scenderà più rapidamente sotto i fatali 80 gradi, col rischio di ritrovarci gli spaghetti semicrudi. Una pentola d’acciaio migliora il risultato gastronomico (l’acqua si raffredda più lentamente a fornello spento) ma peggiora quello energetico (bisogna tenere il fornello acceso più a lungo per arrivare all’ebollizione).
La procedura più economica, secondo il sito Cibo360, consisterebbe nel cuocere la pasta praticamente in umido (un litro per 100 grammi), buttarla appena si vedono le bollicine sul fondo nella pentola, passare il recipiente incoperchiato sul fornello più piccolo a fiamma bassa e spegnerla dopo qualche minuto. Il costo energetico per spaghettata si ridurrebbe di un centesimo, e supponendo che tutte le 20mila famiglie italiane mangino pasta una volta al giorno, arriveremmo a un risparmio quotidiano complessivo di 500mila euro, per un totale di 180 milioni l’anno, lo 0,01 di Pil. Che di per sé non è moltissimo, okay, ma del resto si parla di fornelli, mica di altoforni, e c’è anche minor consumo di acqua, risorsa sempre più preziosa.
Il vero problema non è la cottura della pasta, ma quella del condimento: i più tradizionali, ragù e sugo di pomodoro, richiedono ore sul fornello. Gli spaghetti in bianco possono costare anche di più, visti i rincari previsti per latticini come burro e formaggio. Vabbè, ci rassegneremo alla pasta con un giro d’olio, ma sia che usiamo la «cottura passiva» o quella con meno acqua e gas, l’asso nella manica è sempre lui, il coperchio, che accorcia sia i tempi di ebollizione e di cottura. E se il diavolo sprecone non fabbrica i coperchi, l’angelo del risparmio consiglia di non correre a comprarli e e di sostituirli con un piatto, che può trasformare qualunque casseruola in uno scaldavivande. O in un’alternativa al termosifone.
Lia Celi
(nell’immagine in apertura: Cultura di Golasecca II B, situla in bronzo con coperchio dalla “tomba del lazzaretto”, 510-490 a.C. ca. – Museo della preistoria di Milano)