HomePillole di politicaElly Schelein si candida, svolta nel Pd. OK al parco eolico. Luminarie e demagogia


Elly Schelein si candida, svolta nel Pd. OK al parco eolico. Luminarie e demagogia


10 Dicembre 2022 / Maurizio Melucci

Elly Schelein si candida. Nulla sarà come prima nel Pd

Mancava solo l’ufficialità. Erano settimane che negli ambienti della politica circolava con insistenza il nome di Elly Schelein come candidata alla segreteria del PD. Domenica scorsa l’ufficializzazione nel corso dell’evento Parte da Noi, nel locale Monk di Roma. Ho ascoltato il suo intervento (al pari di quello di Bonaccini il 20 novembre scorso) con attenzione.

In prima battuta mi ha trasmesso: emozione, competenza, anima, comunità. Ovviamente dovranno essere approfonditi alcuni punti programmatici e riferimenti ideali solo accennati. Ma la candidatura è solida, frutto di un’esperienza importante alle spalle. Durante questa settimana mi ha colpito positivamente l’assenza di adesioni alla candidatura da parte delle varie correnti o anime del Pd. Questo vale anche per Bonaccini, a parte la corrente degli ex renziani capitanata da Lorenzo Guerrini che ha già dichiarato il sostegno. Segno che le anime del Pd hanno compreso il messaggio di entrambi i candidati che hanno detto basta correnti? Purtroppo, non credo. La rete delle adesioni a sostegno di Bonaccini, ultima quella del sindaco di Pesaro, sta lasciando spazio ad altri tipi di correnti. Quelle locali capitanate dai sindaci. E’ una forma di “caserma” dove ugualmente non si discute ma si aderisce.

C’è un altro aspetto che merita una riflessione. Elly Schelein viene considerata da alcuni osservatori politici e dirigenti del Pd (il sindaco di Firenze Nardella tra questi) una massimalista. Il significato è chiaro: “chi, all’interno di un partito o di un’organizzazione, assume posizioni rigidamente e velleitariamente estremistiche”. Ebbene ascoltando l’intervento di Elly Schlein non ho capito dove sia il massimalismo. In Italia circa un quarto (25,4%) della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale, una quota fra le più elevate in Europa. Nella penisola la povertà assoluta affligge già 1,7 milioni di famiglie, per lo più nel Mezzogiorno. Povertà aumentata con i governi ai quali abbiamo partecipato. Ridurre queste diseguaglianze è massimalismo? I giovani, quasi tutti precari. Le donne, che sono le peggio trattate in Europa. La classe media impoverita. C’è chi parla a ragione di nuova plebe. Affrontare questi temi con decisione e radicalità è massimalismo? Oppure è necessario un progetto di crescita sostenibile, un binomio che in tutto il mondo si fatica a tenere insieme, ma in Italia in particolare. Affrontare questo tema è massimalismo? Potrei continuare.

Penso che la discussione si debba incentrare su ben altri argomenti. Se Il Pd vuole essere un partito moderno del socialismo e riformismo europeo oppure un partito liberaldemocratico. Per questa ragione la discussione su identità e programma non può essere generica e buona per tutte le stagioni. E’ certo che con la candidatura della Schelein, nel PD nulla sarà come prima. Tutte le candidature dovranno fare i conti con una dirigente politica innovativa, aperta alla società e con in testa i valori di una sinistra di governo.

Via libera al parco eolico

La Regione Emilia-Romagna ritiene che il parco eolico al largo di Rimini vada realizzato. Condivido, come già scritto qualche domenica fa. Vincenzo Colla assessore regionale motiva il consenso perché “darà lavoro e produrrà tanta energia, pari al 47% del fabbisogno energetico della provincia di Rimini”. La giunta regionale pone anche delle condizioni. La distanza sia a 12 miglia dalla costa. Vi siano dei ristori energetici per la comunità e le imprese riminesi. Alla fine tuttavia a decidere sarà il Governo. Sarebbe un bel biglietto da visita per il turismo (un’industria energivora) presentarsi con un intervento di produzione di energia rinnovabile così importante. Sempre sulle energie rinnovabili arriva un’altra notizia, dal mio punto di vista positiva.  Fai, Legambiente e Wwf hanno infatti siglato un accordo per ribadire che la crescita delle fonti rinnovabili di energia è necessaria al Paese e che la si può perseguire nel pieno rispetto della bellezza. Accordo storico, che spacca il fronte di chi, a cominciare da Italia Nostra, si oppone, senza se e senza ma, allo sfruttamento del sole e del vento in nome del paesaggio italiano.

Luminarie tra risparmio energetico e demagogia

In questi giorni tiene banco nel dibattito pubblico la realizzazione delle luminarie nelle nostre città. Una corrente di pensiero sostiene che è da “incoscienti illuminare i nostri centri con le luminarie natalizie”. Il caro bollette che colpisce famiglie ed imprese italiane suggerisce ai comuni di dare dei segnali di sobrietà. Ragionamento che potrei definire populistico e demagogico. La ragione è semplice. Prendo come esempio il comune di Rimini, che conosco. Il costo dell’energia per le luminarie non credo superi i 40mila euro. Poi ovviamente vi è il costo di installazione. Ma questo non ha subito particolari rincari rispetto agli anni scorsi. Ebbene, un comune che incassa oltre 8 milioni di euro dall’imposta di soggiorno (pagata dai nostri ospiti) ha problemi a pagare le luminarie ed altre iniziative di promozione ed eventi per Natale e Capodanno? Non scherziamo, certo che non vi sono problemi. Poi c’è dell’altro. Se Rimini (ma vale per tutte le altre realtà) non è accogliente, “vestita a festa”, ricca di eventi, durante il mese di dicembre si farebbe fatica ad attrarre turisti. In questo ponte che si sta concludendo si parla di un’occupazione delle 350 strutture alberghiere pari al 90%. Si chiama economia che gira e che produce ricchezza per il territorio. Sicuramente senza promozione turistica che si esplicita in varie forme, luminrie comprese, vi sarebbero molte più famiglie che farebbero fatica a pagare le bollette per mancanza di lavoro. Poi se i Comuni vogliono dare un segnale di attenzione spegnendo le luminarie un ora prima o riducendo il periodo di accensione, benissimo. Ma non è questo il problema. E’ come si venisse chiesto di chiudere gli impianti di risalita e di innevamento in montagna per il caro energia. Anche in quel caso Regioni e Comuni intervengono con sostanziosi finanziamenti. Giustamente, aggiungo.

Luci natale rimini

Le bugie sul contante e pagamenti elettronici

Continua a tenere banco il dibattito sul contante e sull’utilizzo delle carte. Chi difende l’aumento del tetto del contante a 5mila euro e il non obbligo da parte degli esercenti di utilizzare il pos per importi inferiori a 60 euro lo fa con tutti gli strumenti, compreso quello del raccontare cose false. Si distinguono in questa difesa alcune associazioni di categoria dei commercianti. Sono due gli aspetti che vengono volutamente mistificati.

  • La decisione dell’Europa di mettere un tetto al contante, in tutti i paesi europei a 10mila euro non è la dimostrazione che ha ragione il Governo Meloni. Ebbene no, il governo non ha ragione a portare il tetto al contante a 5mila euro. Per due motivi essenziali. Il primo: la decisione europea non è un passo indietro rispetto a posizioni già assunte. Quella misura, a livello comunitario, non esisteva. In Germania, ad esempio, non è previsto alcun limite al cash. Averlo adesso inserito in una misura europea, equivale a compiere un primo passo avanti. E’ cioè la dimostrazione che l’Ue considera indispensabile intraprendere quella strada: chi non conosceva limiti, adesso se ne trova uno invalicabile. Viceversa in Italia il limite al contante vi era già (2mila euro) ed è stato aumentato a 5mila. L’Italia è anche il paese con la più alta evasione dell’iva in Europa. E’ del tutto evidente il rapporto tra più contante circolante e più evasione fiscale.
  • Il costo delle commissioni a carico degli esercenti per l’uso della moneta elettronica sono in linea con gli altri paesi europei. Per altro la gestione del contante, come hanno dimostrato studi scientifici, ha un costo superiore per la collettività e per gli stessi esercenti.

Propongo all’associazione dei commercianti di cercare soluzioni vantaggiose per i propri associati facendo accordi con gli istituti di credito. Vi sono sistemi di pagamenti elettronici che non costano nulla al commerciante per importi fino a 10 euro. E successivamente 20 centesimi ad operazione. Le soluzioni si trovano senza tutte le volte fare l’esempio stupido del pagamento con il bancomat di un caffè.

Maurizio Melucci