HomeIl corsivoIL PARTITO DEL “SÌ, PERÒ…”


IL PARTITO DEL “SÌ, PERÒ…”


23 Agosto 2016 / Nando Piccari

Il Direttore mi sta tampinando, sia pure con il garbo che lo contraddistingue, perché rispetti la periodicità… più o meno settimanale del mio corsivo. Ma finora non mi è riuscito di trovare uno spunto ispiratore su cui incentrare il pezzo, per cui non mi resta che partire “senza rete” e procedere a tentoni, ripescando e rivisitando mentalmente uno “spuntarello” che per la verità avevo in precedenza lasciato perdere.

A Rimini, come le ultime elezioni comunali hanno confermato, non mancano certo aggregazioni e sigle politiche in grado di farsi avanti. Ma c’è un partito, rimasto finora allo stato potenziale, che qualora decidesse di organizzarsi come tale e competere elettoralmente, sono sicuro raccoglierebbe non pochi consensi: il Partito del “Sì, però…”.

Lo guida la componente non assatanata della mini-redazione de “La Voce”, i cui appartenenti, al contrario degli altri colleghi, resistono dal fare le corna sottobanco ogni qualvolta sentano parole quali “sinistra”, Renzi, Gnassi, eccetera. Ecco una breve sintesi delle loro quotidiane esternazioni.

“Il teatro Galli pronto nel 2017? Sì, però i marciapiedi di Viserba…”
“La mega-festa al porto è stata anche quest’anno un successo? Sì, però vuoi vedere che qualcuno, prima o poi, in acqua ci casca?”
“Le pista ciclabili vanno bene? Sì, però a Rimini le fanno solo perché il sindaco va in bicicletta”.
“Il Meeting in corso alla Fiera è affollato e interessante? Sì, però si mangia così così, e inoltre il rinomato Mons. Negri, che una volta i ciellini li metteva tutti in riga, quest’anno non ce l’hanno voluto e così lui, poveretto, se vuole parlare a Rimini deve rinchiudersi al teatrino parrocchiale del Borgo”.

E via di questo passo. Ogni tanto, per corroborare i suoi teoremi sminuenti, il “Partito del sì, però…” ha bisogno di inventarsi uno scoop in grado di portare qualche cattiva notizia. L’ultimo è della settimana scorsa: «Rimini abbandonata dai vip», titolava gongolante “La Voce”.

Chi avesse poi avuto la pazienza di leggere anche l’articolo, avrebbe scoperto che a giustificare cotanta enfatizzata “diminutio turistica” sarebbero, nell’ordine: Martina Colombari e Alberta Ferretti, le quali, anziché a Rimini, è più facile incontrarle rispettivamente a Riccione e Cattolica (dove, guarda caso, conservano case e legami familiari); Linus – e questo ci sta – che, come sanno anche i sassi, oramai è riccionese adottivo; un elenchino di nomi sconosciuti – a me come credo a tanti – che stanno tuttora prendendo il sole in riviera, ma non a Rimini.

Dove si capisce che “La Voce” intende fare addirittura morire d’invidia i riminesi, è però nel finale dell’articolo, dedicato alla tintarella dell’on. Di Battista. Sì, proprio lui, il “cocal-grillino” con l’aria burina e l’eloquio da attaccabrighe di borgata; il quale, per farsi una lunga vacanza a scrocco, s’è inventato la “sboronata referendaria in motoretta”, che lo sta portando a far tappa in alcune delle più rinomate località turistiche; e che un altro giornale, per prenderlo per i fondelli, ha sarcasticamente accostato all’avventuroso viaggio in moto di Che Guevara attraverso l’America Latina, a bordo della mitica “Poderosa”.

In Romagna, si compiace “La Voce”, costui non ha dunque scelto Rimini (tiè e gesto dell’ombrello a Gnassi!) ma ha privilegiato la spiaggia di Milano Marittima. È sperabile che a nessuna autorità locale sia venuto in mente di andarlo a salutare, altrimenti avrebbe rischiato il trattamento riservato qualche tempo fa al Presidente del Coni Malagò, che avendo incontrato a Fiumicino “il Dibba” intento a telefonare, gli si è avvicinato in attesa di poterlo salutare. Ma lui glielo ha impedito con un volgare: «Sono al telefono con una persona molto più importante di lei».

Poco male, dunque, se alla Rimini vacanziera è stato risparmiato di contaminarsi con la cafonaggine di questo degno seguace del Grillo quara-qua-qua.

Nando Piccari