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3 gennaio 1693 – Nasce a Rimini Jano Planco


3 Gennaio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Il 3 gennaio 1693 nasce a Rimini, figlio del farmacista Gerolamo, Jano Planco, che sarà celebre medico e cattedratico di anatomia umana all’Università di Siena dal 1741 al 1744. Morirà il 3 dicembre 1775. Una trafficatissima via di Rimini porta il suo nome.

In effetti si chiamava Giovanni Bianchi; Jano Planco è l’italianizzazione della versione latina del proprio nome: “Ianus Plancus”. Aveva una vera passione per gli pseudonimi: Pier Paolo Lapi delle Preci è lui; Mario Chillenio, ancora lui. Pietro Ghigi idem, come pure Simone Cosmopolita.

Nella vita culturale della Rimini settecentesca, la figura di Jano Planco emerge come quella di un protagonista: famoso in tutt’Italia per i suoi studi scientifici, per le sue polemiche e per le sue raccolte naturalistiche e storiche, ebbe rapporti con intellettuali di ogni regione. Lo conobbero anche oltr’Alpe. Fu suo allievo, fra gli altri, il santarcangiolese Lorenzo Ganganelli, poi papa col nome di Clemente XIV,

Jano Planco fu anche un fine letterato e la sua autobiografia è considerata un’opera di pregio. Ma non tralasciò la pratica, allora diffusissima, delle satire anonime, crude e mordaci anche contro lo stesso papa Benedetto XIV, che pure gli aveva attenuato una condanna  all’Indice, dopo una “scandalosa” rappresentazione in apologia dell’arte comica.

Sulle prime fu fiero avversario della pratica dei vaccini, che proprio allora si stava sperimentando per combattere il vaiolo. Salvo poi ritrattare, come appare in una lettera del 1776, cedendo «all’evidenza» dei fatti.

Riportiamo la corposa scheda biografica compilata di Angelo Fabi per il Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani – Volume 10 (1968)

Comunemente noto come Janus Plancus, nome che egli stesso si diede, con cui pubblicò la maggior parte dei suoi scritti e che venne anche italianizzato in Iano o Giano Planco. Nacque a Rimini il 3 genn. 1693. Compì i primi studi irregolarmente e cominciò a dar prova del suo sapere nell’accademia letteraria fondata a Rimini dal card. G. A. Davia, vescovo della città. Nel 1717 andò a seguire i corsi di medicina all’università di Bologna, ove, sotto la guida di Matteo Bazzani, di Iacopo Bartolomeo Beccari, di Giuseppe Monti, di Anton Maria Valsalva e di altri maestri insigni, acquisì quella formazione scientifica estesa alla botanica, alla fisica e in genere allo studio della natura, che era propria alle facoltà mediche del tempo. Conseguita la laurea nel luglio 1719 (e non 1720), si recò a Padova per ascoltare i professori di quell’università; con Giambattista Morgagni e con Antonio Vallisneri si legò d’amicizia. Ritornato a Rimini, vi dimorò stabilmente per un ventennio, se si eccettuano frequenti soggiorni a Bologna e viaggi a Venezia, Verona, Brescia, Milano (1723), a Roma e Napoli (1725-26), a Firenze e Pisa (1727), e di nuovo in Toscana (1735) e nelle città venete (1740); viaggi, che intraprendeva anche allo scopo di accostare gli scienziati e gli eruditi più in vista. Nella città natale si dedicò all’esercizio pratico della medicina, proseguendo altresì lo studio dell’anatomia umana, nel quale ebbe a maestro e collaboratore il noto medico Antonio Leprotti. Il B., che senza dubbio era dotato di una mente acuta e vivace, ebbe però gravi difetti di carattere, quali un troppo alto concetto di sé, una sorta d’insofferenza del valore altrui, un acceso spirito polemico: da polemiche e dissensi, infatti, presero occasione molti scritti sui diversi argomenti che egli, nella sua singolare versatilità, ebbe a trattare.

Contro il chirurgo primario di Rimini è diretto il suo primo lavoro, l’epistola sotto il nome di Marco Chillenio,Delle virtù e degli usi della magnesia arsenicale,con il suo vero modo di farla (Pesaro 1722). Da inquadrarsi nella questione allora dibattuta sulla sede della cateratta è la sua polemica con il romano Antonio Celestino Cocchi, autore di una lettera indirizzata a G. B. Morgagni, pubblicata a Roma nel 1721: De lente crystallina oculi humani,vera suffusionis sede; per confutare tale tesi il B. scrisse, sotto altro nome,Lettera di Pier Paolo Lapi dalle Preci oculista,e litotomo,ad un suo amico… dove… gli mostra alcuni errori,tra gli altri esser falso che l’umor cristallino sia sempre la vera sede della suffusione detta vulgarmente cateratta (Rimini 1722). Ai margini della famosa contesa scientifica tra il Morgagni e l’anatomico torinese Giambattista Bianchi si colloca una sua epistola latina a G. Pozzi contro il dott. Gaetano Tacconi di Bologna e contro il suddetto Bianchi: quest’ultimo nella ristampa della sua Historia hepatica (1725) aveva ospitato una dissertazione del Tacconi sui “canali cisto-epatici”, la cui inesistenza il B. asseriva di aver dimostrata nel corso di una seduta anatomica a Bologna. L’epistola del B. uscì a Bologna nel 1726 (s.n.t.) insieme con quella del Pozzi che l’aveva provocata, ed entrambe furono ristampate in fine ad un’opera del Morgagni pure diretta contro il Bianchi torinese, le Epistolae anatomicae duae novas observationes et animadversiones complectentes (Lugduni Batavorum 1728, pp. 299-308; ma le epistole del Pozzi e del B. non ricompaiono nelle successive edizioni dell’opera del Morgagni). Per la prima volta in quell’epistola il B. adottò il nome di Ianus Plancus, anche per distinguersi dal suo quasi omonimo avversario torinese. Urtatosi in seguito con un medico che esercitava a Pesaro, G. B. Mazzacurati, si procurò una sua relazione manoscritta sopra un caso clinico e la diede abusivamente alle stampe facendola seguire da proprie osservazioni aspramente critiche, che si fingevano redatte da un suo allievo: Istoria del signor dottor Giambattista Mazzacurati intorno l’infermità, morte e sezzione del fu nobile giovanetto Giulio Galli da PesaroOsservazioni sovra l’antecedente storia, e sezzione scritte… dal signor Pietro Ghigi d’Arimino (Rimini 1731).

Osservatore attento e annotatore sistematico di ogni fenomeno naturale, il B. studiò l’entità e le modalità delle maree sulla spiaggia di Rimini e analizzò i detriti di origine organica del sedimento sabbioso nell’intento di rinvenirvi conchiglie viventi analoghe alle fossili Ammoniti. Frutto di queste indagini è il De conchis minus notis liber, cui accessit specimen aestus reciproci Maris Superi ad littus portumque Arimini (Venetiis 1739). Nella prima parte dell’opera sono descritte, insieme a specie ancora male conosciute (Solen, Tellina, Buccinum), alcune forme di Foraminiferi fino ad allora ignote; si tratta, precisamente, dei generi Biloculina,Nodosaria, Rotalia,Polystomella, ecc. Il De conchis, di cui nel 1760 uscì a Roma una seconda edizione ampliata e arricchita di tavole, restò a lungo fondamentale per la conoscenza delle specie viventi dei Foraminiferi e diede impulso a più approfondite ricerche in quel settore degli studi naturalistici. L’opera fece apprezzare il B. da illustri conchiologi italiani e stranieri, come Niccolò Gualtieri, Filippo Breyn di Danzica, ecc.; tra i molti consensi gli fu mossa qualche critica: così nei Mémoires pour l’histoire des Sciences et des Beaux Arts di Trèvoux (Parigi 1740, pp. 600-619), cui il B. replicò nelle Novelle letterarie di Firenze (V, 1744, in diverse puntate). Costantemente raccolse materiale naturalistico, col quale formò nella sua casa un ricco museo; e raccolse anche marmi scritti, bronzi, monete antiche e altri pezzi archeologici, sollecitato da un interesse per l’antiquaria che sentì vivissimo e che costituisce un tratto rilevante della sua personalità. Le collezioni naturalistiche ed archeologiche del B. divennero così famose che i forestieri di passaggio per Rimini non mancavano di visitarne la casa. Nel 1739 il card. Alberoni, nel suo tentativo di annettere le Repubblica di San Marino allo Stato della Chiesa, gli affidò qualche incarico, ma la parte da lui avuta nella cosa in effetti fu trascurabile. Andate deluse le speranze di ottenere una cattedra di medicina teorica all’università di Padova (per tale nomina si era adoperato il Muratori, che molto stimava il B.), accettò nel 1741 la cattedra di anatomia umana all’università di Siena. Nell’autunno dell’anno stesso vi iniziò l’insegnamento, fondandolo soprattutto sulla pratica delle dissezioni sul cadavere. Ma non tardò ad inimicarsi molti dei colleghi di facoltà, dei quali criticava i metodi d’insegnamento e di cura; bersaglio particolare dei suoi strali era il dott. L. Pagliai, che egli, adattando un’espressione galileiana, soleva definire insegnante di “anatomia cartacea”. Gli sorse intorno una barriera di ostilità e di diffidenza, che raggiunse il culmine dopo che nei Memorabilia Italorum eruditione praestantium di G. Lami (I, Firenze 1742, pp. 353-407) comparve una biografia del B. d’autore anonimo, che le smaccate lodi del biografato e gli attacchi all’ambiente accademico senese indicavano chiaramente come opera dello stesso B., il quale ne riconobbe poi la paternità. Nell’autunno del 1744 non riprese l’insegnamento a Siena e tornò a Rimini; terminava così la sua esperienza di docente universitario, ma la parentesi toscana era servita a metterlo a contatto con una nuova cerchia intellettuale il cui esponente maggiore era il Lami.

Se possono trascurarsi le varie stampe ingiuriose che si ebbero contro di lui dopo la pubblicazione della citata autobiografia, sarà invece da ricordare l’opuscolo In Ioannis Blanci seu Iani Planci Ariminensis Vitam animadversiones anonymo Bononiensi auctore (Mutinae 1745), scritto di Girolamo Del Buono, a cui il B. rispose sotto il nome di Simone Cosmopolita: Simonis Cosmopolitae epistola apologetica pro Iano Planco ad anonymum Bononiensem (Arimini 1745); opera assai probabile del medesimo Del Buono è anche il successivo opuscolo, A Simone Cosmopolita utile monitorio di Tiburzio Sanguisuga Smirneo (Lugano 1748). Più acre di tutti è il libello, di ben 512 pagine, che s’intitola: Scritture del dottGioGirolamo Carli sanese intorno a varie toscane e latine operette del sigdottGioPaolo Simone Bianchi di Rimini che si fa chiamar Giano PlancoTomo primo contenente la relazione di due operette composte dal sigPlanco in lode di se medesimo… (Firenze 1749).

Al suo ritorno a Rimini, la municipalità gli assegnò uno stipendio annuo con la qualifica di medico primario della città e gli conferì la cittadinanza nobiliare. Da allora fino ai suoi ultimi giorni esercitò la professione, dimostrandosi un ottimo medico pratico. Riprese l’insegnamento privato cui si era accinto prima di andare a Siena, e la sua casa, grazie anche alle raccolte naturalistiche e archeologiche e all’aggiornata biblioteca di cui era fornita, fu per anni una vera e propria scuola ove i giovani potevano apprendere non solo le varie scienze, ma anche le lingue e le letterature classiche; ed è certo rimarchevole il fatto che furono suoi allievi G. Antonio Battarra, Giuseppe Garampi, Gioseff`Antonio Aldini, Michele Rosa, G. Cristofano Amaduzzi, Gaetano Marini, che è quanto dire uomini variamente rappresentativi della cultura italiana nella seconda metà del sec. XVIII. Durante il soggiorno a Siena aveva curato la ristampa del Phytobasanos di Fabio Colonna (1567-1650), un trattato di botanica allora famoso e divenuto raro; lo aveva annotato e vi aveva premesso la biografia del Colonna, nonché una storia dell’Accadernia dei Lincei e un elenco degli accademici: Fabj Columnae Lyncei Φυτοβάσανος cui accessit vita Fabj et Lynceorum notitia adnotationesque in Φυτοβάσανον Iano Planco Ariminensi auctore (Florentiae 1744). Fu probabilmente nel riconsiderare i meriti scientifici di quell’Accademia, la cui attività era cessata da tempo, che maturò in lui l’idea di ripristinarla, come effettivamente fece nella sua casa riminese nel novembre 1745, aggregandovi gli scolari migliori e chiamando a farne parte non soltanto investigatori della natura, ma anche studiosi di altre discipline. Ne dettò le leggi in un latino di sapore arcaico (Novelle letter. di Firenze, VI, 1745, coll. 842-846) e assunse per sé il titolo di Lynceorum restitutor perpetuus; indicativa del suo gusto di antiquario è la medaglia fatta eseguire a ricordo dell’avvenimento. L’attività della ricostituita Accademia non fu lunga, dato che ne troviamo testimonianze solo fino al 1755, e limitata ad un ristrettissimo gruppo di studiosi a lui vicini.

La storia dell’Accademia dei Lincei pubblicata con la ristampa del Phytobasanos del Colonna diede motivo a una lunga polemica con Domenico Vandelli, professore di matematica all’università di Modena, perché il B. non aveva ritenuto di dover includere fra i primi lincei Alessandro Tassoni, contrariamente all’opinione espressa dal Muratori (nella Vita del Tassoni premessa ad una edizione della Secchia rapita, Modena 1744, pp. 13 s.). Oltre che per questa esclusione, il Vandelli accusava il B. di aver sottratto al Galilei la gloria dell’invenzione del telescopio e di molte altre inesattezze: ciò, nelle Considerazioni sopra la Notizia degli Accademici Lincei scritta dal signor GBe premessa…, Modena [1745]. Ne seguì un’accanita schermaglia di risposte e controrisposte combattuta con i nomi di Simone Cosmopolita (il B.) e di Ciriaco Sincero (il Vandelli). Gli scritti del B. comparvero in varie riprese nelle Novelle letter. di Firenze, VII (1746)e VIII (1747); quelli del Vandelli, in forma di otto lettere, sono contenuti nella Risposta di Ciriaco Sincero modenese ad una parte della lettera del signor Simone Cosmopolita…, Conchae, apud mersas Turres (in realtà, Modena 1746).

La sua valentia di medico, il suo sapere spaziante in campi diversi dello scibile, le relazioni che intrecciava con scienziati ed eruditi illustri, gli procurarono una considerevole fama in Italia e all’estero.

Nel 1769 il papa Clemente XIV, che da anni conosceva il B. e ne aveva un’ottima opinione, lo nominò “archiatro pontificio onorario”, carica che gli fu riconfermata dal successore Pio VI. Morì a Rimini il 3 dic. 1775 e venne sepolto nella chiesa di S. Agostino; il suo monumento sepolcrale riporta l’iscrizione da lui stesso dettata e un medaglione in cui il suo profilo si fregia, come in altri ritratti, del “corno di Ammone”, simbolo dei suoi studi sulle conchiglie.

Il nucleo maggiore dei suoi scritti, generalmente sparsi in effemeridi e in collezioni, è costituito da lavori di argomento medico. A quelli già ricordati vanno aggiunti i seguenti: la dissertazione De’ vescicatorj, Venezia 1746(e in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. Calogerà, Venezia 1747, pp. 361-408), ove combatte l’abuso dei vescicanti. Ma più d’uno si levò a contraddirlo, e primo fu il Vandelli con un postscriptum (1747)alla sopra citata Risposta di Ciriaco Sincero (il B. gli rispose con una lettera a firma di un suo allievo, G. B. Gismondi, edita a Pesaro nel 1748, ma il Vandelli non desistette e uscì con una Raccolta di scritture mediche appartenenti alla controversia de’ vescicatori, Venezia 1749); indi Ottavio Nerucci, professore di medicina teorica all’università di Siena, con la terza delle sue Lettere fisicomediche, Lucca 1748, pp. 183-252, che si proponeva di rintuzzare i rimproveri mossi dal B. ai medici senesi circa l’uso dei vescicanti; infine Francesco Razzi con una Dissertazione… in difesa de’ vescicatorj contro le censure del signor dottor GB…, in Miscellanea di medicina,che contiene dissertazioni,lettere…, I, Venezia 1749, pp. 129-176. Una sua lettera al medico cremonese Paolo Valcarenghi, professore a Pavia, sull’unione del rabarbaro con la china, è in P. Valcarenghi,Riflessioni medicopratiche sopra la lettera familiare del sigdottore Ignazio Pedratti…, Cremona 1749, pp. 273s. In polemica con Paolo Andrea Draghi, suo ex allievo, scrisse le Riflessioni del signor dottor Crisiteo Stilita friulano sopra alcuni sonniferi,e sopra alcuni altri rimedi per una colica nefritica, Milano 1749, e la Lettera di Crisiteo Stilita friulano ad un amico,ovvero riflessioni seconde in risposta alla lettera di Gerunzio Maladucci sopra alcuni sonniferi, s.l. ma datata “di barca andando a Venezia a dì 9 agosto 1750” (CrisiteoStilita è pseudonimo di Daniello Colonna, medico di Polcenigo in Friuli, altro ex allievo del B. e qui soltanto prestanome; Gerunzio Maladucci è pseudonimo datosi dal Draghi). Il più importante dei suoi scritti di medicina è senza dubbio la Storia medica d’una postema nel lobo destro del cerebello,che produsse la paralisia delle membra dalla parte destra in un nobile giovanetto con alcune osservazioni anatomiche fatte nella sezione del cadavero del medesimo, in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, XLVI, Venezia 1751, pp. 169-200, ove il B., considerando il reperto anatomopatologico in relazione ai fatti clinici presentati in vita dal malato, concludeva con alcune formulazioni sulla fisiologia del cervelletto che i posteriori studi di neurologia convalidarono, e cioè che quell’organo ha con il resto del sistema nervoso rapporti prevalentemente diretti, non incrociati come li ha il cervello. Il B. ebbe un lungo carteggio con G. B. Morgagni dal 1720 al 1771. Nelle lettere 88 e 89 di questo (ed. a cura di G. Bilancioni, v. oltre) si discute se sia possibile che le lesioni unilaterali del cervelletto inducano perturbamenti motori corrispondenti a quelli delle omonime lesioni del cervello. La memoria del B. ebbe uno strascico polemico nella Lettera… ad un suo amico di Cesena sopra un preteso supplimento alla Storia medica d’una postema… pubblicato dal signor dottor Carlo Serra della medesima città, Arimino 1755 (ristampata in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. Calogerà, III, Venezia 1757, pp. 105-128). Con il discorso Se il vitto pittagorico di soli vegetabili sia giovevole per conservare la sanità,e per la cura d’alcune malattie, Venezia 1752, entrò nelle discussioni su quell’argomento di dietetica aperte da Antonio Cocchi, “il Mugellano”, combattendo il vegetarismo esclusivo. Un probabile caso di indicanuria viene descritto nell’epistola De urina cum sedimento caeruleo, in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, II, Venezia 1756, pp. 1-10 (ristampata con il titolo De urina veneta, in De Bononiensi Scientiarum et Artium Instituto atque Academia commentarii, V, 1, Bologna 1767, pp. 275-279). Riprendendo una materia su cui aveva scritto A. Cocchi, pubblica il trattato De’ bagni di Pisa posti a piè del Monte di San Giuliano, Firenze 1757. Poiché nel gennaio 1757 era stato eletto “principe” dell’Accademia medica dei Congetturanti di Modena, propose per quell’anno dodici quaestiones (in Novelle letter. di Firenze, XVIII, 1757, coll. 98-100), mentre una serie di dissertazioni tenute nell’accademia stessa pubblicò in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, V, Venezia 1759, pp. I-CIII. Una contesa di carattere professionale dà luogo alla lettera latina a Antonio Massajoli, Pisa 1758 (e in Excerptum totius Italicae nec non Helveticae literaturae pro anno MDCCLVIII, Bernae [1758], II, pp. 264-268). Riferisce su due autopsie in Excerptum totius Italicae… pro anno MDCCLIX, I, Bernae [1759], pp. 218-222. Di notevole interesse per la storia della controversia sull’inoculazione del vaiolo a scopo preventivo è la serie di lettere in cui il B. si dichiara contrario alla vaccinazione: un’epistola latina al conte F. Roncalli Parolino, in Novelle letter. di Firenze, XX (1759), coll. 153-157 (anche in Nuove memper servire all’istoria letteraria, IVenezia 1759, pp. 356-359, e in Excerptum totius Italicae… pro anno MDCCLIX, I, Bernae [1759], pp. 211-214); una lettera al padre R. Adami, professore a Pisa, in Nuove memper servire all’istoria letteraria, IVVenezia 1760, pp. 230-234; una lettera a G. Calvi di Milano, ibid., pp. 289-296; altra lettera all’Adami,ibid., V, ibid. 1761, pp. 162-165. Meno importante la Breve storia ragionata de’ mali che afflissero l’Eminentissimo SigCardinale Enea Silvio Piccolomini legato di Romagna, Rimino 1768.

In diverse occasioni si occupò di veterinaria, come attestano gli scritti seguenti: Relazione dell’epidemia de’ buoi che fu l’anno 1738 nel contado d’Arimino…, in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, XXVIII, Venezia 1743, pp. 331-350 (anonima, ma sicuramente sua); Alcuni articoli di lettere… intorno l’accensione del ventricolo d’un bue, in Memsopra la fisica e istoria naturdi diversi valentuomini, I, Lucca 1743, pp. 205-211.

Attento anche alle forme anomale della natura, lasciò scritti che interessano la teratologia, come la risposta a una lettera di G. B. Lunadei intorno a una bambina nata con due teste, in Raccolta d’opuscoli scientifici filologici, XXII, Venezia 1740, pp. 89-92; Breve storia della vita di Catterina Vizzani romana…, Venezia 1744, su d’un caso di inversione sessuale; l’epistola De monstris ac monstrosis quibusdam, Venezia 1749 (una seconda redazione, ibid., stesso anno), che è il lavoro più complesso tra quelli di argomento affine, una lettera Sopra un gigante che è passato per Rimini, in Novelle letter. di Firenze, XVIII (1757), coll. 492-494.

Al De conchis minus notis su ricordato seguirono parecchi altri scritti di zoologia. Una lettera di risposta a F. Breyn su Foraminiferi e Ortoceratidi, in Memorie sopra la fisica e istoria naturale…, I, Lucca 1743 pp. 195-204; una lettera relativa a un’asteria: De stella marina echinata quindecim radiis instructa,ibid., II, ibid. 1744, pp. 285-288. In due lettere a G. Monti De mola pisce riferisce su due esemplari di Orthagoriscus, rispettivamente l’O. truncatus (noto anche come O. Planci)e l’O. mola, in De Bononiensi Scientet Artium Instituto… comment., II, 2, Bologna 1746, pp. 297-304, e ibid., IIIibid. 1755, pp. 331-334. In un’epistola a M. A. Caldani critica tre dissertazioni di Domenico Vandelli iunior (nipote del suo vecchio avversario), in Excerptum totius Italicae… pro anno MDCCLIX, I, Bernae [1759], pp. 215-218. Comunica osservazioni intorno a Spugne, Ascidie, Pennatule nelle due epistole a P. Giannelli: De duplici tethyi genere,et de manu marina, in Atti dell’Accdelle Scienze di Siena detta de’ Fisiocritici, II(1763), pp. 217-224, e De duplici holothurii genere,et de manu marina,ibid., III(1767), pp. 255-259, con un’appendice, pp. 260 s. Uno dei più validi tra i suoi scritti naturalistici resta l’epistola a F. Bassi De incessu marinorum echinorum ac de rebus quibusdam aliis marinis, in De Bononiensi Scientet Artium Instituto… comment., V, 1, Bologna 1767, pp. 236-248, in cui rettamente dimostra che la locomozione degli Echinodermi è ottenuta mediante pedicelli ambulacrali. Di argomento più generale è la Lettera… la quale… contiene dottrine appartenenti alla istoria naturale, in Novelle letter. di Firenze, XXIX (1768), coll. 667-672. Degna di nota, anche per valutare le sue capacità di traduttore di testi greci, è la versione di un frammento di Teofrasto da codici laurenziani eseguita per espresso incarico del Bandini: Theophrasti Eresii de Historia Plantarum libri X fragmentum nunc primum graece cum latina interpretatione Iani Planci Ariminens. … in lucem proditcurante AngMarBandinio …, [Firenze 1769] (si tratta, in realtà, d’un passo che le moderne edizioni dell’opera stessa pongono nel IX libro, capp. VIII, 2 – X, 3); scarso interesse ha la Lettera… che contiene la relazione di una balena capitata sulla spiaggia del mare di Rimino, in Novelle letter. di Firenze, n.s., II (1771), coll. 504-510.

Collaborò attivamente per un trentennio alle Novelle letterarie di Firenze con scritti di vario argomento e carattere: “estratti” delle proprie opere, osservazioni scientifiche, battute di polemica; ma la parte più costruttiva di tale collaborazione è data dalle numerose comunicazioni di materia antiquaria: epigrafi latine e greche inedite, emendamenti di altre già note, notizie di rinvenimenti e illustrazione di reperti. Il materiale esaminato era in prevalenza ma non esclusivamente riminese, dato che egli molto si faceva segnalare da amici sparsi in diverse località d’Italia. In particolare ricordiamo i tomi del periodico stesso IV-VI (1743-45), VIII-XIII (1747-52), XVI (1755), XVIII-XX (1757-59).

Entrò nell’annosa questione accanitamente dibattuta dagli eruditi romagnoli sul corso dell’antico Rubicone con le Due lettere sopra il Rubicone degli antichi, a puntate nelle Novelle letter. di Firenze, XI (1750), ristampate in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, II, Venezia 1756, pp. 321-378, e con alcune lettere a P. Borghesi, in Nuove memper servire all’istoria letter., IV, Venezia 1760, pp. 194-196, 259-266 e ibid., V, ibid. 1761, pp. 166 s., 319 s., 327-329. La Lettera del sigdottGBdi Arimino… intorno il Panteo Sagro di quella città, relativa a un’iscrizione riminese (v. Corpus inscriptlatin., XI, 1, n. 360), pubblicata a puntate nelle Novelle letter. di Firenze, XII (1751), e in Giornale de’ letterati per l’anno MDCCLIV, Roma 1755, pp. 113-127, provocò una serie di scritti polemici, poi compresi nella Raccolta di dissertazioni intorno l’inscrizione del Panteo Sagro d’Arimino, in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, X, Venezia 1763, pp. 365-456; seguì un’Appendice alla Raccolta di dissertazioni…, ibid., XII, ibid. 1764, pp. 157-200, e la Lettera di un gentiluomo trivigiano ad un religioso di Ferrara…, ibid., XIII, ibid. 1765, pp. 189-211. Scritti attinenti all’epigrafia e, in genere, all’antiquaria: un’epistola latina a F. Roncalli Parolino in Pontificis Maximi,Principum…, diplomet epistolae ad comitem FrRoncalli Parolinum, Brixiae 1755, p. 275; l’interpretazione di un’iscrizione bresciana in Nuove memper servire all’istoria letteraria, III, Venezia 1760, pp. 122 s.; la Lettera… sopra alcune antiche inscrizioni, s.n.t. [1765]; un’epistola in risposta a G. C. Amaduzzi che rivendica, contro l’opinione del Maffei, l’autenticità di alcune iscrizioni riminesi, in Miscellanei di varia letteratura, VII, Lucca 1767, pp. 168-172. Curò inoltre la pubblicazione di una memoria archeologica di G. B. Gervasoni in Miscellanea di varie operette, V, Venezia 1741, pp. 357-434. Un tema diverso dai consueti svolge nel discorso In lode dell’arte comica, Venezia 1752, in cui tende a dimostrare la moralità dell’arte drammatica contro le limitazioni consolidate dalla tradizione e rinvigorite dai rigoristi contemporanei; ma l’operetta incontrò le critiche di molti e le censure della congregazione dell’Indice. Oltre all’autobiografia su ricordata, pubblicò una biografia di Marco Battaglini, in G. Lami,Memorabilia Italorum…, II, 1, Firenze 1747, pp. 121-132, e una di Andrea Battaglini,ibid., pp. 133-156. Fra gli scritti più chiaramente occasionali ricordiamo la relazione delle esequie con cenni biografici del card. G. A. Davia (Venezia 1740), l’orazione funebre per A. Chiappini (Faenza 1751), due lettere al pittore riminese G. B. Costa (in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, XLVII, Venezia 1752, pp. 119-123, e in F. Marcheselli,Pitture delle chiese di Rimino, Rimini 1754, pp. 5-9), una lettera al conte R. Rasponi (Venezia 1768) intorno l’epoca di costruzione e i caratteri architettonici del mausoleo di Teodorico a Ravenna. Fra gli scritti inediti e dispersi si ricordano alcune novelle in stile boccaccesco che negli anni giovanili egli soleva comporre per diletto e diffondere in una cerchia di amici bolognesi: attestazione non trascurabile del suo particolare gusto letterario.

Tra le centinaia dei suoi corrispondenti figurano (ricordando solo i personaggi più noti che ebbero con lui carteggi d’una certa consistenza quantitativa): F. Algarotti, G. C. Amaduzzi, A. M. Bandini, F. Bassi, B. Beccari, I. Bianchi, P. Borghesi, M. A. Caldani, A. Calogerà, A. Chiappini, D. Cotugno, G. Garampi, A. F. Gori, A. von Haller, G. Lami., G. Marini, G. M. Mazzuchelli., P. P. Molinelli, G. B. Morgagni, L. A. Muratori, A. Olivieri, P. M. Paciaudi, G. B. Passeri, G. Poleni, G. Pozzi, A. Rubbi, C. Ruggeri, J. F. Séguier, G. van Swieten, A. Vallisneri, F. A. Zaccaria, B. Zendrini, A. Zeno.

Appartenne a molte accademie italiane e straniere: oltre che a quella dei Congetturanti di Modena, come s’è detto, all’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, alle Accademie fiorentine degli Apatisti, della Crusca, dei Georgofili, all’Accademia Etrusca e a quella di Botanica di Cortona, all’Accademia del Buon Gusto di Palermo, al Collegio de’ Filosofi e Medici di Venezia, ecc., nonché all’Accademia delle Scienze di Berlino.

Difficile un giudizio complessivo sulla sua opera multiforme. La necessità delle dissezioni anatomiche da lui propugnata e la correttezza di metodo con cui le attuava lo dicono orientato decisamente verso lo sperimentalismo e i nuovi indirizzi scientifici degli studi di medicina; e non sarà da fargli troppo carico se sostenne alcune tesi poi dimostratesi errate (così, per esempio, nella questione dell’innesto del vaiolo). La scoperta di nuove specie di Foraminiferi e le geniali intuizioni metodiche nello studio della fauna marina gli attribuiscono un posto di indubbio rilievo nella storia dell’indagine naturalistica; senso critico rivelano anche molte delle sue osservazioni nel campo dell’antiquaria. D’altra parte, alcuni scritti del B. appaiono affrettati e superficiali, oltre che ispirati a un’ostentazione del proprio merito che mal si accorda col vero spirito scientifico. Positiva invece fu l’esigenza, da lui così avvertita, dei rapporti di studio e degli scambi d’esperienze a vasto raggio, e tale da collocarsi in quel processo d’inserimento della nostra cultura provinciale nel più vasto ambito nazionale ed europeo che andava allora attuandosi.

Fonti e Bibl.: Nella Bibl. Gambalunghiana di Rimini, fondo Gambetti, si conserva il vasto carteggio del B., comprendente le lettere autografe dei corrispondenti e i minutari di sua mano. Si conservano inoltre: 360 pezzi autografi del B. con le minute dei suoi scritti editi o inediti (fondo Gambetti, Miscellmsriminese); gli “odeporici”, o diari di viaggio, dal 1740 al 1774 (ms. 4-H.II.12); un vol. in cui trascrisse gli atti della ripristinata Accademia dei Lincei, dal 1749 al 1755 (ms. 4-K.II.3); copiosi indici di oggetti delle sue raccolte naturalistiche e archeologiche (ms. 4-K.II.4); numerosi autografi di sue traduzioni da classici, brogliacci, ecc. (v. G. Mazzatinti,Inventari dei manoscritti delle Bibld’Italia, II, pp. 160-165). Due elenchi, da lui stesso compilati (1767), della sua collezione naturalistica e di quella archeologica, sono nelle lettere a G. Ciaccheri (v. oltre, A. Garosi, 1937). Notizie su epigrafi appartenenti alla sua galleria lapidaria: L. Tonini,Rimini avanti il principio dell’era volgare, Rimini 1848, p. 408 (Indice); Id.,Rimini dal Principio dell’era volgare all’anno MCC, Rimini 1856, p. 627 (Indice); E. Bormann, in Corpus inscriptlatin., XI, 1, Berlino 1888, pp. 74, 77-108. Lettere inedite del B. e di corrispondenti si trovano in molti luoghi; tra i fondi più considerevoli: nella Bibl. Comun. di Savignano, oltre a lettere a vari, se ne conservano 984 a G. C. Amaduzzi (1762-74); delle lettere dell’Amaduzzi al B. 20 sono nel carteggio della Bibl. Gambalunghiana di Rimini, m entre 891 (1762-75) nei codd. Ferraioli 415-419 della Bibl. Vaticana; 203 lettere (1746-70) a G. Garampi nell’Archivio Segr. Vaticano, fondo Garampi 275, nn. 104-306, altre 10 (1748-68) nella Bibl. Gambalunghiana di Rimini, ms. 4-B.III.10, mentre 305 del Garampi al B. (1741-73) nella stessa Bibl., busta 21 del carteggio; 518 lettere (1741-69) a G. Lami nella Bibl. Riccardiana di Firenze,Ricc. 3707-3709, e 303 (1741-68) del Lami al B. nella Bibl. Gambalunghiana di Rimini; 79 lettere al Muratori nell’Arch. Soli-Muratori della Bibl. Estense di Modena; oltre 400 a vari corrispondenti nella Raccolta Piancastelli della Bibl. Comun. di Forlì, Carte Romagna, busta B. G. Notizie sulla vita e sulle opere, oltre che dall’autobiografia citata nel testo e dagli “odeporici”, si ricavano dal suo opuscolo Recapiti del dottore GBdi Rimino [Pesaro 1751] e dal Catalogo delle opere stampate dal sigdottGB., in Novelle letter. di Firenze, XIX (1758), coll. 344-347, 366-368, 379-383, cui segue il catalogo degli scritti da lui pubblicati sotto diverso nome,ibid., coll. 477-480, 569-570. L’elenco più ricco degli scritti del B. resta quello di G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d’Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1137-1148, 1154 (il Mazzuchelli non si avvide che “B. Giovanni” e “B. Giovanni Simone” erano la stessa persona). Di ovvio interesse risultano i necrologi: A. Bertola, in Gazzetta universale, Firenze, 19 dic. 1775, pp. 807-808 (scritto che suscitò risentimenti nell’ambiente riminese e diede luogo ad alcuni libelli e relative risposte); Anonimo, in Novelle letter. di Firenze, n.s., VII (1776), coll. 21-27, 37-41; C. Torri,ibid., coll. 68-71 (difende l’epigrafe sepolcrale del B.); [G. C. Amaduzzi], Elogio di MonsignGBdi Rimino, in Antologia romana, II, Roma 1776, pp. 227-229, 235-239; Anonimo, in Continuazione al Giornale di medicina, I, Venezia 1776, pp. 87 s.; [F. Zambelli], Laudatio in anniversario funere Iani Planci Ariminensis, Caesenae 1776; G. P. Giovenardi, Orazion funerale in lode di MonsigGB., Venezia 1777 (ampia e ricca di dati).

Lettere edite del B. e di corrispondenti: 13 lett. del B. ad A. Haller in Epistolarum ab eruditis viris ad AlbHallerum scriptarum pars IV [ma I] Latinae, Bernae 1774, IV, pp. 152-154, 167 s., 203-205, 206 s., e V, pp. 80 s., 94 s., 127 s., 195-198, 204 s., 224 s., 242 s., 261-263, 264 s. (per lettere del Haller al B., v. oltre, A. Simili, 1965); 3 lett. del Ganganelli al B. in Lettere interessanti del Pontefice Clemente XIV Ganganelli, III, s.l. 1777, pp. 178-187 (e nelle successive ed. delle lettere di Clemente XIV); 1 lett. del B. all’Algarotti in Opere del conte Algarotti, XIV, Venezia 1794, pp. 338-341; 2 lett. di G. Marini al B. in Memorie romane di antichità e belle arti, II, Roma 1825, pp. 163-171; passi del carteggio con l’ex alunno P. Godenti, in G. Lumbroso, Memorie italiane del buon tempo antico, Torino 1889, pp. 168-176; 1lett. al Morgagni e 2al Vallisneri in G. Roncaglia-L. Benvenuti, XXIV Settembre MDCCCLXXXX, Omaggio alle nozze… FabbriAlmerici, Modena [1890], pp. 9-15; F. Luzj, Lettere di AntonLazzaro Moro dirette a GB. (Iano Planco), in Riv. italdi scienze naturali, XVII(Siena 1897), pp. 89 s., 124 ss., 142 ss., e XVIII (1898), pp. 12 ss., 35 ss.; 17lett. a G. C. Amaduzzi in G. Gasperoni, La storia e le lettere nella seconda metà del sec. XVIII, Iesi 1904, App., pp. XXV-XXXVII; 59 lett. al B. nell’Epistolario del Muratori a cura di M. Campori, IX-XII, Modena 1905-1911, e v. Indice, XIV1922, p. 5983; G. Bilancioni, Carteggio inedito di G. BMorgagni con G. B. (Ianus Plancus), Bari 1914; Id.,Lettere inedite di Domenico Cotugno, in Architaldi otologia,rinologia e laringologia, XXV(1914), pp. 231-250, 508-515, e XXVI (1915), pp. 47-59; U. Viviani, Il carteggio inedito del Prof. G. B. (Ianus Plancus), notomista riminese, coll’astronomo e medico aretino ProfTommaso Perelli, in Il Cesalpino, XIV(Arezzo 1918), pp. 53 ss., 64 s., 77 ss., 85 ss., 93 ss., 105 ss., 113 ss.; R. Meli, Una lettera inedita di G. B. (Iano Planco) restitutore dell’Accademia dei Lincei nel 1745, in Atti della PontifAccRomana dei Nuovi Lincei, LXXIII (1920), pp. 126-137(lettera all’Algarotti); A. Garosi, Di G. B. (Ianus Plancus) notomista e naturalista riminese in un carteggio inedito con l’abate Ciaccheri, in Bullsenese di storia patria, n.s., VIII (1937), pp. 243-291; 2 lett. al B. nell’Epistolario di S. Maffei a cura di C. Garibotto, Milano 1955, II, pp. 8801185; 3 lett. al B. nell’Epistolario di L. Spallanzani a cura di B. Biagi, I, Firenze 1958, pp. 169 s., 175 s., 198; il breve carteggio B.-Voltaire in T. Besterman, Voltaire’s correspondence, XLVI, Genève 1959 pp. 192 s., e XLVII, pp. 161-163, 233-235 (la lettera scritta al B. dal Voltaire per ringraziarlo del discorso In lode dell’arte comica inviatogli in dono, era già stata pubblicata da A. Tambellini in La biblioteca delle scuole classiche italiane, s. 2, VI, 1893-94, pp. 117-119); V. Cornacchia,Due lettere inedite del botanico e numismatico Jean François Séguier a Ianus Plancus (G. B.) a Rimini del 1758 e 1763, in Il Corriere del farmacista, Napoli, 1-15luglio 1961; A. Simili,Carteggio inedito di illustri bolognesi con G. B. riminese, in L’Archiginnasio, LVII (1962), pp. 82-170 (lettere del card. Lambertini, di B. Beccari, D. G. Galeazzi, F. Marsili, P. P. Molinelli); Id., Carteggio inedito di Gerardo van Swieten con GB. (Iano Planco), in Atti e memdell’Accdi storia dell’arte sanitaria, s. 2, XXXI (1965), pp. 82-91, App. alla Rassegna di Clinica Terapia e scienze affini; Id., Carteggio inedito di Alberto Haller con GB. (Iano Planco), in Minerva Medica, LVI (1965), 2, pp. 241-258; Id., Carteggio inedito di Antonio Vallisneri con GB. (Iano Planco), ibid., pp. 1125-1138; Id., M. Rosa nello scorcio del tempo, delle relazioni e delle opere, ibid., LVII (1966), 2, pp. 896-903 (lettere del Rosa al B.).

Sulla vita e sull’opera del B.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VIIBologna 1789, pp. 94-96; Carteggio tra G. B., Morgagni e F. M. Zanotti, a cura di G. Rocchi, Bologna 1881, p. 592(Indice); C. Tonini, La coltura letter. e scient. in Rimini, Rimini 1884, II, pp. 231-285 (la biobibliografia più informata, ma non immune da inesattezze bibliografiche); C. Fornasini, Foraminiferi illustrati da B. e da Gualtieri, in Bolldella SocGeologica Ital., VI (1887), pp. 33-54; A. Pecci, Note storicobibliografiche intorno al fiume Rubicone, in Il bibliofilo, X(1889), pp. 135 s., 139 s.; A. Silvestri, Contribuzallo studio dei Foraminiferi adriatici, nota seconda, in Atti e Rendicdell’Accdi scienze, lett. e arti degli Zelanti e PPdello Studio di Acireale, n.s., VIII, 1896-97 (1898), passim; Id.,Contribuzallo studio…, appendI, I Foraminiferi figurati e descritti da G. B. nel libro ‘De conchis minus notis ecc.’, ibid., IX, 1897-98(1899), pp. 1-47 (fondam. per questo aspetto delle ricerche del B.; a pp. 39-42: “Elenco delle pubblicazioni in cui sono citate le forme illustrate dal B.”); F. Faggioli, G. B. (Ianus Plancus) da Rimini come naturalista, in Monitore zoologico italiano, XIV (1903), pp. 364-371; G. Bilancioni, Di un caso di ascesso cerebellare di origine otitica illustrato da G. Bnel 1749, in Atti della Clinica otorinolaringoiatrica della RUniversità di Roma, V(1907), pp. 113-157(esamina e ristampa la Storia medica d’una postema); G. Cardi, Iano Planco medico riminese e la sua scuola, in Atti della Socitaldi storia critica delle Scienze mediche e naturali…, Faenza 1909, pp. 52-64; L. Messedaglia, L’Iter Italicum Patavinum” di DCotugnoGBMorgagni e l’Università di Padova nel 1765, in Atti del RIstituto Veneto di scienze,lettere ed arti, LXXIII, 2(1913-14), pp. 1704, 1710-1716, 1730; Id., Per la storia del gigantismoIl gigante irlandese CMagrath osservato nel 1757 da GSB., in Rivista di storia critica delle scienze mediche e naturali, VI(1915), pp. 527-533; G. Bilancioni, A proposito del movimento antivaccinistaLe polemiche dei medici del secolo XVIII secondo documenti inediti, in Il Policlinico, sez. pratica, XXII (1915), pp. 359-362 (dal carteggio Caldani-B.); Id.,Le prime esperienze cliniche col liquore di Van Swieten, in Veteris vestigia fiammae, Roma 1922, pp. 445-461(dal carteggie, Bassi-B.); Id.,La morte e la successione del Morgagni secondo un anatomico contemporaneo,ibid., pp. 463-502 (dal carteggio Caldani-B.); E. Zavattari,L’opera zoologica di Ianus Plancus (GB.). in Archdi storia della scienza, IV(1923), pp. 59-77, 123-139 (elenca tutte le specie animali descritte dal B.); G. Bilancioni, Sull’opera medica di GB., ibid., pp. 140-143; Id., Alcune mostruosità che interessano il laringologo descritte da GB. (Iano Planco), in Il Valsalva, VI(1930), pp. 546-552; A. Neviani, Appunti per una storia intorno ai Foraminiferi dall’antichità al secXVIII, in Memoriae PontifAcadScientiarum Novi Lyncaei, s. 3, II(1934), pp. 157-159, 169-181 e passim; G. Gasperoni, Aspetti culturali, religiosi e politici del Settecento italiano. (Da un carteggio inedito), in Archstorital., XCII(1934), pp. 225-280, e XCIII (1935), pp. 53-98 (da lettere dell’Amaduzzi al B.); Id., Settecento italiano. Contributo alla storia della cultura, I,L’AbGCAmaduzzi, Padova 1941, p. 347(Indice); G. Natali, Il Settecento, Milano 1955, p. 1220(Indice); M. D. Collina, Il carteggio letterario di uno scienziato del Settecento (Ianus Plancus), Firenze 1957(da lettere dei corrispondenti nella Bibl. Gambalunghiana di Rimini); L. Manzi, GB. (Iano Planco) e la polemica sull’innesto del vaiolo, in Atti e memdell’Accdi storia dell’arte sanitaria s. 2, XXXII (1966), pp. 62-6, App. alla Rassegna di Clinica Terapia e scienze affini; Id., Notizie e pareri sull’innesto del vaiolo in un carteggio inedito di GB. (Iano Planco), in Atti del XXII Congresso Nazdi Storia della Medicina, Roma 1966, pp. 778-787.

Per il B. e il tentativo dell’Alberoni contro la Repubblica di San Marino: C. Malagola, Il cardinale Alberoni e la Repubblica di San Marino, Bologna 1886, pp. 169 s., 206 s., 502, 522 ss., 570, 625 ss., 637 ss.; C. Lucchesi,Iano Planco e l’occupazione alberoniana di San Marino, in Libertas perpetua (Museum), VII, 2 (1939), pp. 34-53 (con bibl.).

Sul ripristino dell’Acc. dei Lincei: B. Odescalchi, Memistoricocritiche dell’Accademia de’ Lincei e del Principe FCesi, Roma 1806, pp. 291-303; D. Carutti, Breve storia della accademia dei Lincei, Roma 1883, pp. 99-103, 190 s., 225, 227; M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, III, Bologna 1929, pp. 434, 471, 477-481.

Per i suoi pareri sul porto di Rimini: L. Tonini, Il Porto di Rimini, in Atti e memdella RDeputazione di storia patria per le provdi Romagna, III (1864), pp. 110 s.; A. Mercati, Lettere di scienziati dall’ArchSegrVatic., in Commentationes Pontificiae Academiae Scientiarum, V(1941), pp. 186-193.