Credo sia lecito, anzi doveroso, insultare con tutto lo sdegno possibile i sei giudici asserviti al lurido furfante Donald Trump, che con il loro voto hanno dato vita, quasi contemporaneamente, a due delinquenziali sentenze della Corte Suprema americana.
La prima costituisce un grazioso lasciapassare a chiunque voglia, ancor più liberamente di oggi, assassinare chi gli pare e quando gli pare, sparando con un’arma che potrà acquistare e tenere in tasca con la stessa facilità di un pacchetto di sigarette.
La seconda umilia, anzi violenta, tutte le donne americane che non siano abbastanza ricche da potersi permettere di abortire all’estero, in quanto d’ora in avanti sarà un crimine tentare di farlo in uno qualsiasi degli Stati dell’Unione.
Non ancora appagati da questa oscena vigliaccata, alcuni di quegli imbecilli hanno anticipato una prossima puntata destinata a colpire contraccezione, fecondazione assistita e matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Non ci vuole molto a capire come sia della medesima pasta di quei sei cialtroni pure l’assassino norvegese che quasi nelle stesse ore, alla vigilia del Gay Pride in programma a Oslo, ha fatto irruzione in alcuni locali gay armato di pistola, uccidendo due persone e ferendone ventuno.
Al trionfale commento idiota di Trump sull’obbrobriosa sentenza relativa all’aborto («La Corte Suprema ha dichiarato la vittoria della vita. Questa è una decisione di Dio») si è aggiunta in Italia la repellenza celebrativa del Senatore della Lega Pillon: «Mi si riempie il cuore di gioia. Portiamo in Italia questa brezza». Per chi non lo sapesse, è Pillon che, nei ritagli di tempo concessigli dal suo quotidiano impegno al servizio della Santa Inquisizione, funge da assistente spirituale di Salvini, a cui fornisce la corona del Rosario che il Capitano si toglie dalla tasca e bacia per undici mesi all’anno. Tranne d’agosto in spiaggia al Papeete, quando la mancanza di tasche lo costringe a baciarla tirandosela fuori dagli slip.
Passando da una sentenza che suscita indignazione ad un’altra che merita una più rilassante presa per i fondelli, c’è un verdetto che in questi giorni ha suscitato dibattiti e ha raccolto riflessioni a non finire, fino al punto di aver travalicato…la “porta a porta” del salotto bla bla bla di Bruno Vespa.
Si tratta, come è facile intuire, della “sentenza di commiserazione” emessa dal tribunale del Billionaire contro “la pizza dei poveri” che nell’Italia “normale” si ferma a costare non più di 4-5 euro, perfino a Napoli, la sua culla d’origine. A presiedere quell’inflessibile collegio giudicante è l’indaffarato Viceprincipe di Monaco Flavio Briatore (così s’è definito in TV), che non sa darsi pace: «Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? A quattro euro è impossibile proporre un prodotto di reale qualità, Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono due: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile». A tutte le spese che ha elencato lui fa fronte, come si dice, senza farsi guardare dietro. In particolare le tasse, che essendo sempre in giro per il mondo fa fatica a pagare in Italia e per questo si rassegna al sacrificio di farsi spennare – dati 2015 pubblicati da L’Espresso – dagli erari-sanguisughe di Cipro, Singapore, Lussemburgo, Montecarlo, Vaduz, Isole Vergini.
È dunque del tutto comprensibile che dormire una notte al Billionaire possa costare fino a 973 euro e che per avere la più costosa delle bottiglie del suo più pregiato vino occorra sborsarne… 45mila. Va tuttavia riconosciuto che la pizza servita nei suoi locali è tutto sommato a buon mercato: una Marinara costa 13 euro, una Margherita 14, una focaccia di Recco con Stracchino 19. Solo la pizza con il Patanegra costa un pochino di più: 60 euro.
A Porta a Porta Briatore ha puntualmente replicato a quanti avevano denunciato sui social la presunta esosità di quelle cifre: «Questi prezzi si giustificano con i costi delle materie prime di qualità». A telecamera spenta pare abbia poi commentato, nel suo inconfondibile “briatoriano”: “Ma perché quella gente che non sono nessuno invece di criticarmi a me non se la prenderebbero con Cracco che la sua pizza costa 35 euro a partire da 22?”.
Nando Piccari