HomeCronache MalatestianeE col Guzzi Cardellino si volava fino alla magia più profonda della Romagna


E col Guzzi Cardellino si volava fino alla magia più profonda della Romagna


24 Dicembre 2022 / Giuliano Bonizzato

Era la sera di una Vigilia di Natale di molti, molti anni fa.
Uno studente liceale intabarrato fino agli occhi, stava scendendo, in moto da Verucchio, dove era stato a trovare la sua ragazza, verso Rimini, quando un vecchio cane, intirizzito dal freddo, gli si si parò davanti. Per evitarlo frenò, sbandò e cadde sul ghiaìno, provocandosi qualche escoriazione alla mano e una slogatura alla caviglia.

Un uomo sui sessant’anni richiamato dal rumore, si precipitò verso di lui aiutandolo a rialzarsi e invitandolo ad entrare nella vicina casa colonica. Dopo aver constatato, con sollievo, che la moto non aveva riportato danni, il ragazzo traversò zoppicando l’aia sorretto dal suo soccorritore, e varcato un portone verde, davanti al quale si levava una ripida scala che portava al piano superiore, entrò nella vasta cucina posta alla sua sinistra. Qui una vecchietta vestita di nero, che stava armeggiando attorno all’aròla del camino, si voltò, al richiamo del figlio e gli venne premurosamente incontro facendolo sedere, mentre questi portava fiasco e bicchieri.

Sistemate le escoriazioni, la vecchina volle occuparsi anche della caviglia. Ruppe un uovo, mise da parte la chiara in una tazza, vi imbevve una benda di lino e provvide poi a una fasciatura stretta sulla quale tracciò nell’ aria, due piccoli segni di croce accompagnati da alcune parole tanto rapide quanto incomprensibili. Gli disse poi, tornando verso il camino, che andava a controllare il ceppo, enorme, che era stato acceso quella mattina e che doveva bruciare, come da tradizione, fino al giorno della Befana.

Lo studente si guardava attorno, sorseggiando il Sangiovese in compagnia dell’agricoltore, osservando sulla parete le trecce d’aglio e di cipolla, la foto ingiallita di un uomo coi baffoni vestito da soldato, quella di una giovane donna in abito da sposa, il quadretto di Gesù col cuore trafitto dalle spine, ornato da un mazzolino di fiori.  Nel camino il ceppo bruciava lentamente e un gatto gli strisciava tra le gambe. Si sentiva completamente rilassato e sereno. Perfino la caviglia, forse in virtù della formula magica, non gli faceva più male.

Si era fatto ormai tardi, quando, dopo un leggero bussare al vetro della finestra, entrarono in cucina tre vecchie avvolte nello scialle, salutando, tutte allegre, Zvan e la Minghina. “A gli e’ agli amighi dla mi ma ch’al vèin a di’ e’ rusèrie ma chesa nosta” – disse Zvan. Lo studente salutò a sua volta e ringraziò la Minghina e il figlio, fermandosi ancora un po’ sulla porta, davanti alla scala, a chiacchierare con lui. Le vecchie intanto si erano sedute in cerchio attorno all’aròla e avevano tirato fuori le coroncine nere. La Minghina attaccò la litania e le altre in coro iniziarono a rispondere. Mentre stava per accomiatarsi anche da Zvan che gli stava riportando la moto, dopo aver provveduto ad avviarla lui a beneficio della sua caviglia, il ragazzo diede un’ultima occhiata alla cucina assistendo a uno strano spettacolo.

A un cenno della Minghina, tutte le vecchiette avevano smesso di colpo di recitare il Rosario e se ne stavano in silenzio, a braccia conserte e occhi chiusi, abbandonate sulle loro sedie. Sembravano morte.

“Cosa fanno?” chiese incuriosito.

“E viàzz”,  rispose Zvan. Spiegandogli, un po’ ridendo e un po’ sul serio, che ogni vecchietta, in quel momento, immaginava di essere in cammino verso la capanna di Betlemme, traversando monti, fiumi, foreste e deserti per inginocchiarsi, a mezzanotte, davanti al Bambino Gesù…

Quanti ricordi tornano alla mente, al Museo delle Moto, sulla strada dell’Aeroporto, davanti a una Moto Guzzi Cardellino del 1958!

Giuliano Bonizzato