Home___primopianoNeonato morto nel parto in casa, Procura di Rimini chiede archiviazione per due ostetriche

I genitori faranno opposizione alla richiesta di archiviazione. E' scontro tra periti


Neonato morto nel parto in casa, Procura di Rimini chiede archiviazione per due ostetriche


3 Luglio 2023 / Redazione

Era tutto pronto per il parto in casa, il bambino sarebbe dovuto nascere nel calore delle mura domestiche. Invece qualcosa non è andato secondo i piani: le spinte, i fremiti dopo le contrazioni non si manifestavano regolarmente. Subito la corsa in ospedale, in automobile, perché la mamma stava bene e i battiti fetali apparivano sotto controllo. All’ospedale Infermi di Rimini, però, il cuore del piccolo non batteva più: la donna ha partorito un bambino morto. Il dramma era avvenuto il 5 novembre del 2022.

Per le due ostetriche che avevano seguito la mamma durante il travaglio in casa è scattata l’iscrizione al registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Il corpicino del neonato, invece, è stato sottoposto ad autopsia, accertamento volto a verificare quale sia stata l’effettiva causa della morte, e se il decesso del piccolo dentro l’utero materno poteva essere evitato.

Il fascicolo era finito sul tavolo della Pm Annadomenica Gallucci, che ha ricevuto gli atti compilati dall’Azienda Usl Romagna. Era stata presentata anche una querela dall’avvocato Piero Venturi per conto dei genitori.

Ora la procura è arrivata ad una prima conclusione. Ha chiesto l’archiviazione per le due ostetriche indagate. Secondo le perizie fatte svolgere dalla Procura da professor Pantaleo Greco primario di ostetricia e ginecologia e docente dell’università di Ferrara e la dott.ssa Arianna Giorgetti dell’università di Bologna vi sono stati degli errori da parte delle due ostetriche come la “mancata diagnosi di prolungamento patologico e il mancato trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina; l’incorretto trasporto tramite auto privata anziché con chiamata del 118 e mancata rilevazione dei parametri matemo-fetali in tale trasporto”. Mancanze ed errori che, pero, “non assumono, con criterio di elevata probabilità/quasi certezza, rilevanza causale nel decesso”.  Il decesso del piccolo Alessandro sarebbe dovuto secondo i periti della Procura ad “una sofferenza ipossica- asfìttica intrapartum, più probabilmente connessa a fattori meccanici e complicata dalle concomitanti corioamnionite efunisite per infezione da Streptococco, in una gravidanza caratterizzata da anomalie prive di rilevanza causale/concausale quali la rottura prematura delle membrane amniocoriali e inserzione forcata del cordone”.

I genitori del neonato deceduto hanno già annunciato opposizione alla richiesta di archiviazione da parte della Procura. Un’opposizione che si basa sulla perizia di due consulenti di parte civile i professori Domenico Arduini ginecologo dell’università Tor Vergata di Roma e dal medico legale professore Giuseppe Fortuni dell’università di Bologna. Per i due periti le cause del decesso sarebbero dovute “nell’ostinazione delle ostetriche a proseguire con estenuanti tentativi di spinta espulsive da parte della partoriente nonostante ci si trovasse oltre i limiti temporali raccomandati dalle linee guida”, il riconoscimento da parte delle ostetriche del venir meno delle condizioni minime per proseguire il parto domiciliare in sicurezza, l’ammettere l’evidenza della necessità di trasferire tempestivamente la partoriente in ospedale allorquando si è concretizzata la dilazione delle tempistiche previste per il parto in sicurezza, oltretutto complicato da un chiaro segno di possibile ipossia fetale come il liquido amniotico tinto di meconio“. Per i consulenti dei genitori questo avrebbe permesso la nascita di un feto vivo.

Sarà il Gip (Giudice per le Indagini Preliminari) a decidere se accogliere la richiesta della procura di archiviazione oppure decidere per il rinvio a giudizio delle due ostetriche